“Povero pensiero me fu arrubbato, pe no le fare le spese me l’a tornato”
Crudele, perfido, feroce e terribile amore: l’unico pensiero ad aver vinto il più duro fra gli uomini; l’unica emozione capace di riuscire a far prostrare il re ed il bifolco dinanzi allo stesso altare, con la spietatezza e la democraticità di un implacabile Robespierre dei sentimenti.
L’amore non corrisposto è infatti un dolore che tutti devono sopportare nella propria vita. Eppure, fra mille piccoli e grandi amori mai nati, a Napoli ebbe luogo una piccola e terribile storia tramandata da antichissimi racconti popolari: il poeta e la strega di Vico Pensiero.
Un ragazzo di vent’anni, un giovane poeta, stava incamminandosi nei lerci e stretti vicoli della Napoli del ‘500 durante una notte di gelida pioggia invernale: mentre attraversava a passo svelto il dedalo di stradine del Porto, sentì il pianto di un gattino in una stradina sporca e buia e decise di portarlo in salvo.
Dopo essersi chinato per mettere il gatto sotto il proprio mantello, notò che proprio vicino a lui era appena comparsa una ragazza di diciotto anni, la più bella mai vista: capelli scuri ed occhi chiarissimi, un sorriso brillante e dolce, movenze degne di una ipnotica Afrodite.
Immobile e con sguardo estatico, il giovane poeta rimase ammutolito; la ragazza gli prese una mano e lo invitò dolcemente a tornare la sera seguente nello stesso posto, poi sparì nel buio.
Un bacio fatale
Il ragazzo si disperò: non conosceva nemmeno il nome di quella donna! Come avrebbe potuto ritrovarla?
Decise quindi di chiedere informazioni nella mattinata seguente, ma gli abitanti dell’antico porto lo ammonirono: quella ragazza era una strega che si divertiva a rubare i ricordi delle persone tramite dei filtri d’amore. Un gioco per lei, la vita per gli altri.
Perso però nel sentimento travolgente, il ragazzo decise di ignorare gli avvertimenti e si ripresentò la notte seguente nel luogo dell’appuntamento. La ragazza comparve e, sorridente, gli rivelò il suo nome, che suonava alle orecchie come la musica più tenera del mondo.
I brevi incontri serali divennero routine, finché la strega, ormai consapevole di aver conquistato anche l’ultimo angolo del cuore del giovane, decise di applicare il sortilegio e rubargli la memoria. Poi con un bacio addormentò la vittima.
Il bacio fatale della strega
Il ragazzo si risvegliò la mattina seguente: cos’era successo? Non ricordava aver strappato la promessa di un appuntamento: che danno! Come poter rivedere l’amata?
La memoria cominciò poi a vacillare: i contorni dell’immagine della ragazza erano sfocati ed i pensieri limpidi facevano posto ad una dannata ossessione nel voler ritrovare quel viso divino, per poter sentire di nuovo il calore di quelle mani, il ghiaccio di quegli occhi, le emozioni di quel sorriso.
Quasi meccanicamente, il giovane decise di tornare ogni sera nel vicolo in cui si era risvegliato, nonostante la mente perdesse sempre più ricordi e pensieri. Non si presentò mai nessuno, ma non demorse: dopo una settimana di nottate infruttuose e dopo aver dimenticato anche l’indirizzo della propria casa, decise di piazzarsi in pianta stabile nel vicolo, diventando oggetto di riso di tutta Napoli.
Quand’anche dimenticò il suo nome, solo lo strazio dell’amore inappagato popolava la mente del povero disperato: il ragazzo era ormai apatico, inutile, sconfitto dal destino, dall’amore o da un sadico Dio, e decise di sparire. Proprio in quel momento comparve finalmente la strega dinanzi ai suoi occhi, forse mossa da un sincero pentimento per il pericoloso gioco, forse mossa da crudele curiosità.
Il nome di Vico Pensiero
Il ragazzo rimase immobile dinanzi a lei proprio come la prima volta in cui ebbe la meravigliosa visione, ma stavolta la mente cominciò ad essere sconvolta da uno tsunami di ricordi: la strega era tornata per restituire la memoria e liberare la vittima dal sortilegio, ma non aveva fatto i conti con il sentimento: la ragione può anche sparire, ma non c’è magia che possa far dimenticare l’amore.
Il giovane prese in un istante consapevolezza del tremendo gioco della strega e, con furiosi gesti da invasato, incise su un muro gli storici versi che diedero il nome a Vico Pensiero: “Povero pensiero me fu arrubbato, pe no le fare le spese me l’a tornato”.
I divini occhi della strega, per la prima volta, ospitarono la tristezza: comprese troppo tardi la crudeltà del suo gioco e, attonita, osservò il corpo del giovane innamorato che cominciò a dissolversi nell’aria, annientato da quell’impossibile desiderio d’amore.
Federico Quagliuolo
Disegni di Lisa Mocciaro
Attualmente la targa è conservata alla Società di Storia Patria nel Maschio Angioino.
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