La Basilica di Santa Restituta è una perla nascosta nel Duomo di Napoli. Qui sono sepolte tanti intellettuali napoletani, tra cui l’archeologo Andrea De Jorio.
All’interno del Duomo di Napoli si celano grandi sorprese, ma questo già si sa; la prima di tutte è il sangue del nostro santo patrono che periodicamente si scioglie compiendo il celebre miracolo. Le meraviglie della nostra cattedrale non si esauriscono però qui.
Pochi sanno infatti che essa poggia la sua imponente massa gotica su un luogo dove originariamente sorgevano due basiliche, quella di Santa Restituta e quella di Santa Stefania. Di entrambi i complessi, paleocristiani, oggi si conserva relativamente poco, ma possiamo ancora godere degli ambienti interni di Santa Restituta, mentre Santa Stefania è andata completamente distrutta. Procediamo però con ordine.
La Basilica di Santa Restituta è senza ombra di dubbio la più antica basilica napoletana, pertanto essa ha rivestito nel corso dei secoli un ruolo di primaria importanza. La sua fondazione, da attribuire all’Imperatore Costantino nel IV secolo d.C., è addirittura riportata all’interno del “Liber Pontificalis”, un’importantissima fonte storica soprattutto per il periodo del primo medioevo. La chiesa di Santa Stefania era di impianto relativamente più recente, edificata infatti nel V secolo d.C. .
La Basilica di Santa Restituta originariamente era una chiesa a sé stante ed era anche più ampia. Era infatti costituita da cinque navate, ognuna dotata di un ingresso. Nel momento in cui fu edificato il Duomo nel XIII secolo, la basilica fu inglobata all’interno dell’edificio, perdendo quindi le facciate esterne. E’ così che noi oggi percepiamo infatti la basilica di Santa Restituta, che nonostante le apparenze, non va assolutamente classificata come una semplice cappella interna al Duomo.
La sacralità di questa basilica non è mai stata messa in discussione nel corso dei secoli, sia perché essa sorgeva su delle preesistenze greche e romane, sia perché era stata costruita con materiale di spoglio, ovvero proveniente da altre costruzioni antiche di epoca romana. Soltanto con l’avvento dell’estetica barocca si cercò di imporre un restyling all’interno complesso della basilica. Nacque una vera e propria querelle, all’interno della quale si crearono due veri e propri schieramenti. Il primo schieramento, capeggiato da Giacomo Cangiani, era assolutamente contrario a qualsiasi ammodernamento; il secondo, capeggiato da Carlo Celano, si schierava agli antipodi rispetto al primo.
La questione fu risolta non da un accordo fra le parti, bensì dal terremoto del 1688, il quale causò molti danni non solo alla struttura della basilica, ma fece crollare anche le colonne della facciata della chiesa di San Paolo Maggiore. Date queste premesse si può facilmente dedurre come la chiesa si presenti oggi quale un’amalgama di stili, all’interno della quale le colonne originali sono sopravvissute e sorreggono le arcate delle navate laterali, trasformate in cappelle.
Nella parte centrale si percepisce la magnificenza dell’intervento barocco, importante soprattutto nella parte absidale con l’altare rifatto completamente nel Seicento. Sono presenti quindi al suo interno anche opere di straordinario valore artistico, come i tondi affrescati di Francesco de Mura e il drappeggio di Arcangelo Guglielmelli. Durante i lavori di restauro fu rialzato il pavimento della chiesa e furono creati dei collarini fittizi alla base delle colonne. Oggi in alcuni punti è ancora possibile vedere la base originale.
Le meraviglie di Santa Restituta però non finiscono qui. A destra dell’abside è conservato il più antico battistero d’Occidente, quello di San Giovanni in Fonte. Come se non bastasse, sotto il pavimento della basilica si può percorrere ancora una grande parte di quella che fu la Neapolis greca e successivamente romana. Ci si può immergere nelle meraviglie del sottosuolo partenopeo, rivivendo ancora una volta la magia del passato della nostra amata Neapolis.
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