Sulla collina detta de La Costagliola, nei pressi del Museo Archeologico Nazionale, c’è una piccola chiesa, silenziosa vittima – fino a poco tempo fa – di troppe peripezie: la Chiesa di San Potito.

La sua edificazione fu iniziata nella prima metà del Seicento sotto la direzione di Pietro De Marino, architetto e ingegnere attivissimo nella Napoli barocca, che partecipò alla costruzione di numerose chiese su tutto il territorio del viceregno. In realtà, il lavoro di De Marino fu un lavoro di restauro, ampliamento e annessione ad una struttura religiosa già esistente, precisamente un monastero di monache benedettine che nascevano come basiliane. Il nuovo edificio così definito comprendeva anche un chiostro a due ali, una rivolta verso il mare e una verso la collina e il castello di San Martino.

La Chiesa di San Potito visse quasi due secoli di quiete, ospitando anche l’arte di Luca Giordano (La Madonna del Rosario, 1664) e due eccezionali opere, poste dietro l’altare (settecentesco) dal pennello di De Simone e da quello di Diano.
Qualcosa cominciò a cambiare sulla fine del ‘700; il lungo restauro cui fu sottoposta non riuscì però a proteggerla da una sistematica spoliazione di opere d’arte. Pezzo dopo pezzo San Potito veniva portata via, sinché nel primo decennio del XIX secolo l’ordine delle monache che vi dimoravano fu soppresso dal governo francese. Le religiose furono trasferite in un convento sito a San Gregorio Armeno, mentre la chiesa fu adibita a fanteria.

san potito

Trascorso il decennio francese, e tornati i Borbone a Napoli, la chiesa versò per alcuni anni in uno stato di totale abbandono, fino a che un decreto di Francesco I la affidò alla Congrega degli Ufficiali di Banco. San Potito però non parve trovar pace; poco tempo dopo, con l’Unità d’Italia, la splendida chiesa fu adibita a caserma dei Carabinieri.

Il recupero della chiesa di San Potito

Fino a poco tempo fa, l’edificio versava in uno stato confuso di degrado e d’abbandono. Nel giugno del 2017 tuttavia – e aggiungiamo per fortuna – è stata riaperta per iniziativa dell’Associazione Musicale e Culturale Ad Alta Voce. Si tratta di un progetto nato del 2003 con l’obiettivo di restituire alla cittadinanza il diritto a “vivere la cultura”. Il presidente dell’associazione è il maestro Carlo Morelli, e il suo obiettivo principale è quello di sostenere i giovani talenti della musica napoletana portando in scena diversi spettacoli innovativi, coinvolgenti e destinati ad un largo pubblico.

L’Associazione, oltre a promuovere manifestazioni e concerti, opera altresì nelle scuole contro attraverso progetti indirizzati alla lotta contro il bullismo, il femminicidio e la dispersione scolastica. Da oltre cinque anni promuove laboratori musicali nelle carceri, in particolare nel Carcere Minorile di Nisida.

La Chiesa di San Potito è diventata così uno spazio simbolo di qualcosa di molto più grande: del riscatto, del talento, dell’amore per la cultura e la comunità.

Per tutte le informazioni, e per rimanere sempre informati su eventi ed iniziative, ecco la pagina facebook dell’Associazione: https://www.facebook.com/pg/AssAdAltaVoce/about/?ref=page_internal

Beatrice Morra 

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