“Salerno Capitale” è una espressione comune che ricorda uno dei periodi più travagliati della storia d’Italia: per poco tempo il governo italiano si spostò a Salerno, rendendola di fatto capitale d’Italia (nonostante, formalmente, sia sempre rimasta Roma). Era l’11 febbraio 1944 e si trasferirono in città tutti i rappresentanti del governo italiano e della monarchia sabauda, che diventarono capi del “Regno del Sud Italia”, che ricalcava i territori dell’antico Regno delle Due Sicilie, in attesa di liberare il resto del paese.
Una base per riconquistare l’Italia
Salerno fu consegnata dagli Alleati a Vittorio Emanuele III e a Badoglio per formare il primo governo italiano capace di organizzare la resistenza antifascista e ricostruire l’Italia dopo la caduta del Fascismo: nel 1944 Roma era ancora occupata dai tedeschi e la base strategica migliore era proprio la Campania.
Il re si stabilì nella bellissima Ravello, a Palazzo Episcopio, in cui creò una vera e propria corte: ancora oggi alcuni nonni ricordano il cambio delle guardie e la città a dir poco blindata per proteggere il penultimo monarca italiano.
Il governo con a capo il generale Pietro Badoglio, invece, era nel Palazzo Comunale e la città vantò un ministro: Giovanni Cuomo per l’Educazione. Dall’8 settembre 1943 anche un altro salernitano, Raffaele Guariglia, fu ministro degli Esteri, ma Badoglio diventò titolare anche della sua carica al momento dell’insediamento a Salerno. Proprio in quel periodo risorse anche la nuova “Università di Salerno” che, nonostante la sua secolare storia, era rimasta chiusa per sessant’anni dopo l’Unità d’Italia.
La battaglia scampata per un soffio
Andiamo indietro di qualche mese. Era la sera dell’8 settembre 1943, pochi giorni prima della morte di Salvo d’Acquisto, quando i salernitani videro in lontananza un’intera flotta di americani e inglesi pronti all’assalto della costa campana. In città si diffuse il panico, tutti temevano che una battaglia avrebbe raso al suolo ciò che era sopravvissuto ai bombardamenti.
Lo scontro sembrava ormai inevitabile, gli Americani avevano già creato un diversivo per distrarre i soldati tedeschi e la popolazione di Salerno sembrava ormai destinata ad assistere ad una battaglia feroce. Proprio qualche attimo prima dell’assalto a Salerno, come un fulmine a ciel sereno, giunsero via radio le voci di Badoglio e Eisenhower che annunciavano la fine delle ostilità con gli Alleati: il trattato di pace era stato firmato pochi giorni prima in gran segreto e, poco prima dell’inizio delle ostilità, fu evitato il conflitto. Nel frattempo fu costituito un governo provvisorio a Brindisi.
In poco tempo gli americani liberarono tutto il Sud Italia e, con un decreto, il comando americano diede i territori in gestione ad un nuovo governo italiano, capace di coordinare le operazioni per riconquistare il resto d’Italia.
La “Svolta di Salerno”
Mentre il Re viveva nel paradiso della Costiera Amalfitana, tutt’intorno regnava il caos. In ogni angolo del Nord Italia si combatteva ancora e, per decidere le sorti del paese, a Salerno si riunirono tutti i partiti antifascisti alla ricerca di una soluzione per ricostruire il futuro dell’Italia. E non solo: arrivarono in città anche molti intellettuali italiani, da Enrico De Nicola, futuro Capo dello Stato, a Carlo Sforza, uno dei padri fondatori dell’Europa, senza dimenticare Benedetto Croce, padre costituente.
Ognuno aveva una soluzione e non si trovava una via d’uscita, fra chi desiderava la fine della Monarchia e chi invece proponeva altre idee. Nel frattempo, Vittorio Emanuele non voleva lasciare la sua carica per nessuna ragione.
Fu proprio in quel momento che tornò dall’Unione Sovietica anche Palmiro Togliatti, capo del Partito Comunista, che sorprese tutti: anziché approfittare del caos e tentare la rivoluzione, convinse anche i comunisti e i socialisti italiani a unirsi alla lotta contro il fascismo assieme agli altri movimenti politici, per creare un governo democratico. Un colpo di scena che spiazzò e mise d’accordo tutti.
La fine di Salerno Capitale: nasce la Repubblica
Arrivò poi il 15 agosto 1944: Roma fu dichiarata “sicura” e il governo tornò in quella che, per tutto il periodo salernitano, era rimasta formalmente ancora capitale.
Dell’esperienza di Salerno, però, rimase lo spirito di collaborazione per un futuro migliore. Per la prima volta tutti i movimenti politici si erano incontrati con il solo intento di ricostruire l’Italia: comunisti con repubblicani; democristiani con socialisti. Una unione di intenti che portò, pochi anni dopo, a gettare le basi della Costituzione e della nostra Repubblica.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
https://www.ilvescovado.it/it/sezioni-25/storia-e-storie-12/11-febbraio-1944-salerno-capitale-il-re-dimora-a-21881/article
https://amalfinotizie.it/salerno-capitale-ditalia-oggi-74-anni/
http://old.sturzo.it/edu/l-italia-repubblicana-e-gli-anni-dello-sviluppo/445-1-la-fondazione-dell-italia-repubblicana/609-il-regno-del-sud-e-la-svolta-di-salerno
A Salerno c’è anche il “Museo di Salerno Capitale” che ripercorre questa storia. Si trova a Via Generale Clark 5 ed è accessibile solo su prenotazione.
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