Si sa, l’amore è cieco e non segue il raziocinio! Il fuoco ardente della passione divampa senza controllo e lega indissolubilmente anche i cuori di coloro che paiono così distanti. Ma proprio quando ci si convince di aver visto tutto, ecco che la novità sta dietro l’angolo! E così capita che, passeggiando tra i corridoi del Museo di Capodimonte di Napoli, ci si imbatti in una scena a luci rosse. Una bella e piacente donna che copula dissolutamente con… una nuvola d’oro!
La “Danae” di Tiziano è uno dei quadri più iconici di Capodimonte e uno dei soggetti più utilizzati nella pittura, soprattutto a partire dal XVI secolo. Nonostante la sua odierna celebrità, fino a qualche secolo fa questa tela era considerata oscena e vergognosa. Nel 1815, quando fu collocata nella nuova sede del Real Museo Borbonico, Ferdinando II non volle includerla nel percorso museale. Fu invece relegata nel “Gabinetto de’ quadri osceni“
La storia e il mito
La scena trae ispirazione dalla mitologia classica greca. Protagonista è la principessa Danae, figlia del re di Argo Acrisio e di Euridice. Fu rinchiusa in una torre dal padre, timoroso della profezia dell’oracolo di Delfi che aveva predetto la sua morte per mano del futuro nipote. Ma Giove, celebre per le sue abilità metamorfiche e per la sua indomabile lussuria, si invaghì della ragazza. Così, trasformatosi in una nube dorata, il re degli dei si riesce a introdurre nel fortino e copula con Danae.
Dall’amplesso nascerà Perseo, ricordato soprattutto per aver ucciso la mostruosa Medusa. Il bambino viene rinchiuso in una cassa di legno e abbandonato in mare da Acrisio. Il fato poi vedrà lo stesso Perseo uccidere involontariamente proprio il malefico nonno, portando a compimento così l’infallibile premonizione dell’oracolo.
Non c’è una senza sei
Il dipinto fu forse realizzato da Tiziano Vecellio per il principe Ottavio Farnese (anche se alcuni ritengono che il committente sia il fratello, il cardinale Alessandro) nel 1545. Entra così a far parte della collezione Farnese che costituisce il fulcro principale del Museo di Capodimonte.
In quegli anni Tiziano raggiunge grande notorietà e viene subissato da commissioni che si susseguono uno dopo l’altra. Per venire incontro alle richieste sempre più incalzanti si serve quindi di una bottega.
La “Danae” di Capodimonte (che pure costituisce il primo esemplare in ordine cronologico) viene poi riproposto in cinque varianti. Alcune delle più celebri solo quelle conservate al Kunsthistorisches di Vienna, al Prado di Madrid e all’Ermitage di San Pietroburgo. Non mancano però le differenze tra queste varianti e la versione di Napoli.
Nel dipinto di Vienna è presente ad esempio la figura della nutrice, che in maniera un po’ goffa tenta di raccogliere con un vassoio d’oro la pioggia di monete che cade copiosamente. Questo gesto può alludere sia al tentativo di frenare l’istinto sessuale di Zeus sia alla cupidigia e all’avarizia. Il soggetto della nutrice non è presente nella “Danae” di Capodimonte, sostituita da Cupido.
Il fuoco della passione
Nelle sale del Museo di Capodimonte, dunque, c’è anche spazio per l’istinto sessuale in senso stretto. La giovane e bella principessa si abbandona al suo divino amante come se fosse travolta da una passione irrefrenabile, che la svuota completamente di ogni raziocinio. Senza alcun tipo di schermo, quindi, il grande Tiziano (500 anni fa!) ci introduce un tema che tutt’oggi, a distanza di secoli, rappresenta ancora per molti un tabù!
Bibliografia
P. De Vecchi – E. Cerchiari, Arte nel tempo. Dalla crisi della Maniera al Rococò, Bompiani, 2004
Corriere della Sera, I capolavori dell’arte–Musei del mondo. Museo di Capodimonte, 2016
Corriere della Sera, I capolavori dell’arte. Tiziano, 2014
V. Sermonti– Le Metamorfosi di Ovidio, Rizzoli, Milano 2014