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Chiuso tra il ponte di Via Pigna e Via Simone Martini, la zona di Case Puntellate sembra una sorta di borgo nascosto sotto la collina del Vomero.
L’ennesima dimostrazione di una città divisa in una matrioska di appartenenze territoriali: per fare un esempio, anche se abitano nello stesso quartiere, gli abitanti di Antignano e Case Puntellate rivendicheranno orgogliosi la propria provenienza, quasi come se i due borghi fossero ancora separati come nel ‘500.

Il nome della zona, però, promette male: senza lasciare spazio ad interpretazioni, si riferisce ad un insediamento famoso da almeno 400 anni per le sue case in pessime condizioni.

Era infatti conosciuto già nel ‘600 e sorgeva attorno a una via che si chiamava genericamente “Strada che mena a Soccavo“. All’epoca le case erano indicate come “vecchie e cadenti”. E per questa ragione erano sorrette da puntelli, per evitare il crollo.

Cavone Case Puntellate discesa
La discesa verso il Cavone Case Puntellate: quanto è in basso rispetto al resto del quartiere?

Un insediamento vicino all’acqua

La parola “Cavone”, come abbiamo raccontato in questa storia, nasce per identificare le strade nate da antichi corsi d’acqua. Anche questo caso non fa eccezione: il “cavone Case Puntellate“, che finisce con un bel muro, era un piccolo corso d’acqua creato dalle acque piovane che scendevano dalla non lontanissima collina dei Camaldoli. Se non fosse stato murato negli anni ’50, . Possiamo però notare ancora la forma del corso d’acqua guardando su Google Maps: c’è anche un ponte che dimostra bene quanto scende ripidamente la collina in quel punto.

Questa strada, che un tempo era liberamente percorribile e giungeva fino a Soccavo (più o meno dove arriva la fine di Via Pigna e Via San Domenico), era anche caratterizzata da alcune masserie, come la Villa Salerno.

L’unico edificio degno di nota era la Chiesa dell’Archetiello, fondata nel ‘600, soprannominata così per la presenza di un piccolo arco.

Questa storia dell’acqua, però, non deponeva bene né in passato né in tempi più recenti, dove la collina è stata affogata dal cemento senza alcun criterio. Per intenderci, la rotonda è quella di Via Caldieri, mentre alla fine del ponte si è svolta la famosa scena iniziale del film “Le Mani sulla Città”.

Via Omodeo e Via Caldieri Case Puntellate
Al centro c’è la fine di Cavone Case Puntellate e il ponte che separa la zona di Via Omodeo da Via Caldieri

Muri finanzieri e case puntellate

Del piccolo insediamento oggi non è rimasto quasi niente se non un piccolo ammasso di case in brutte condizioni che si possono ammirare dal ponte di Via Pigna. All’epoca aveva una peculiarità: si trovava appena fuori dal muro finanziere di Napoli, che era quel sistema di protezione che circondava l’intero perimetro della provincia di Napoli e la separava dalla zona rurale.
Questo “muro”, che non dobbiamo immaginare come una muraglia cinese, ma come un lungo sistema di posti di guardia alternati a uffici doganali che facevano capo a quella di Capodichino, serviva a tassare con efficacia tutte le merci che giungevano dalla provincia e dall’estero nella capitale e fu ideato da Ferdinando I di Borbone per combattere l’evasione fiscale.

Case puntellate si trovava proprio a ridosso del muro finanziere ed è probabile che la posizione sfavorevole contribuì all’abbandono della zona, che già di suo era pessima per le costruzioni, essendo soggetta spesso a cedimenti del terreno.

Rispetto al più curato borgo di Antignano e al Vomero Vecchio, le Case Puntellate erano quindi note presso la popolazione per essere un luogo davvero malandato.

Durante la II Guerra Mondiale questa posizione insolita del borgo fu sfruttata dai tedeschi che, nei tempi delle Quattro Giornate, si ripararono in questa zona, complice anche la vicinanza con lo Stadio Collana.

Via Case Puntellate Cassa per il Mezzogiorno
Via Case Puntellate e il cartello degli interventi annunciati dalla Cassa per il Mezzogiorno

Cassa per il Mezzogiorno e la solita acqua

Il Cavone Case Puntellate, di fatto, diventò negli anni ’60 un canale di scolo dell’acqua tappato e questo creò numerosissimi problemi alla stabilità anche degli edifici appena costruiti attorno. Furono necessari numerosi interventi di consolidamento e di costruzione di collettori dell’acqua adeguati, in modo da migliorare la sicurezza del terreno. Questa è una storia raccontata da un’altra testimonianza del controverso passato della collina: il cartellone della Cassa per il Mezzogiorno che, negli anni ’70, realizzò diversi lavori idrici in zona. Ma ancora oggi i tormenti della natura continuano: per citare solo due dei tantissimi casi di cronaca cittadina, nel 2019 sprofondò il passaggio sotto il ponte di Via Pigna e nel 2019 un intervento straordinario alle fognature ha fatto chiudere interamente Via Case Puntellate.
Nei progetti del Piano Regolatore del 1975 si parlò dell’opportunità di tracciare una quarta strada che conducesse a Soccavo: Via Piave era la principale, Via Pigna una valida alternativa, San Domenico era da pochissimo nata e il Cavone sarebbe stato un percorso ottimo.
Il Vomero, però, era già bello saturo di edifici e dei lavori sarebbero stati rischiosissimi: la natura era stata già sfidata abbastanza. Il progetto rimase solo su carta.

Ed oggi, fra i palazzi costruiti sulle inquietanti palafitte di Via Omodeo ed il cavone tappato di Case Puntellate, la natura continua a ricordare la sua presenza nel nome di una strada e nei tombini saltati dopo ogni pioggia torrenziale.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
Antonio La Gala, Le Strade del Vomero, Guida Editore, Napoli, 2006
Romualdo Marrone, Le strade di Napoli, Newton Compton, Roma, 1997
Gino Doria, Le strade di Napoli, Ricciardi, Firenze, 1982
Giancarlo Alisio, il Vomero, Napoli, 1986

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