Nel cuore della provincia di Caserta c’è un paese chiamato Liberi, che cambiò nome per un puro spirito di contraddizione verso il passato: la città infatti si chiamava in origine “Villa degli Schiavi“, ma il nome non si riferiva affatto alla schiavitù dei suoi abitanti.

Questo grande equivoco fece ritenere “spiacevole” il nome del paese e così, dopo l’Unità d’Italia, il sindaco di Villa degli Schiavi fece cambiare il nome in “Villa Liberi”. Era il 1863 e questo cambiamento del nome voleva essere anche un modo simbolico per parlare di “liberazione” dai Borbone.

Fu anche il luogo dove, probabilmente, Sant’Alfonso de’ Liguori pensò il testo di “Quanno nascette ninno”, la famosa canzone divenuta famosa come “Tu scendi dalle stelle”.

Villa Liberi scorcio
Uno scorcio di Villa Liberi. Fotografia di Andrea Negri, “Liberi di fotografare”

La Villa e gli Schiavi. Ma quali schiavi?

Dobbiamo andare di molto indietro nel tempo per trovare informazioni su questo piccolo comune di circa 1000 abitanti, conosciuto già ai tempi degli antichi Romani, quando la città che dominava il territorio era Trebula Baleniensis, la moderna Treglia.

Questa zona era famosa per i vasti prati e il buon vino e Cicerone, che era un gran cultore delle cose belle, decise di farsi costruire una graziosa villa di vacanza in campagna. E proprio per questa ragione c’è “Villa” nel nome del paese, anche se dell’antica struttura romana non c’è più traccia.

Sull’origine del toponimo “schiavi” c’è un grande dubbio: alcuni studiosi, come il Monsignor Di Dario, ritengono che sia un riferimento alla popolazione slava che si era stabilita in zona ai tempi dell’Impero Romano. L’ipotesi giustificherebbe anche l’esistenza di un altro comune, Ginestra degli Schiavoni, che si trova più a nord, in provincia di Benevento. Non si spiega però perché non ci siano testimonianze storiche di uomini venuti dall’est in provincia di Caserta.

Altri studiosi invece ritengono che Sclavus, il nome originale del paese comparso già nel medioevo, sia di origine longobarda. Probabilmente era il nome di una famiglia che possedeva i terreni che ora fanno parte dell’insediamento urbano.

Quel che è (quasi) certo è che non c’entrano nulla gli abitanti della zona con la schiavitù: un sospiro di sollievo!

Sant'Alfonso
Sant’Alfonso in preghiera

Sant’Alfonso de’ Liguori e la missione a Liberi

Il geniale santo napoletano, a circa quarant’anni, passò proprio per Liberi, che all’epoca si chiamava ancora Villa degli Schiavi. La sua missione era creare una nuova comunità di missionari capaci di portare la voce di Dio nell’entroterra del Volturno. Visse nel paese per ben 3 anni, dal 1734 al 1737, e descrisse in molte lettere la totale solitudine del paese, che “mette alla prova chi non viene per farsi santo, ma per fare una vita comoda“. Fu però di grandissima ispirazione per il santo, che in quegli anni di isolamento e missione fra i paesi del casertano scrisse numerosi testi, fra cui probabilmente anche il testo della canzone quanno nascette ninno”.

La sua missione è testimoniata dalle 5 croci che, ancora oggi, si trovano nel paese. Anche un altro santo, Anselmo di Aosta, frequentò questa città circa 700 anni prima di Sant’Alfonso: intorno al XI secolo passò qui per curare i suoi malanni polmonari. Per questa ragione ancora oggi è il santo protettore della città.

Liberi nel giorno della battaglia. Foto da Editorpress

La battaglia di Liberi

Il nome del paese diventò invece profetico nel 1943, quando gli Americani sbarcarono a Salerno. Napoli stava liberandosi da sola, ridotta in stracci e macerie dai bombardamenti, mentre nell’entroterra campano i tedeschi si asserragliarono con una tenacia straordinaria. Fu così che il generale Truscott, per gli alleati, organizzò una ardita manovra di attacco per conquistare tutte le posizioni chiave della provincia di Caserta. La battaglia per la presa di Liberi durò un giorno intero, il 16 ottobre 1943, e fu un vero e proprio massacro in cui i tedeschi impiegarono il grosso delle proprie truppe rimanenti nella zona. Dopo una durissima resistenza, gli americani ebbero la meglio e il 17 ottobre entrarono in città, trovandola deserta e sconvolta dalle brutalità naziste: i tedeschi, durante l’occupazione, mitragliarono diverse persone, complici aver ospitato feriti durante le battaglie, e fecero saltare per aria un’intera casa con due bambini dentro.

Ed oggi, placida e tranquilla, Liberi è l’ennesimo borgo da riscoprire nella nostra Campania.

-Federico Quagliuolo

Fotografie di Andrea Negri (Liberi di Fotografare)

Riferimenti:
Egidio Finamore, Origine e storia dei nomi locali campani, Arcolaio Editore, Napoli, 1964
Comune di Liberi
Battaglia di Liberi
Sant’Alfonso a Liberi

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