Nel 1960 fu celebrato un pezzetto di olimpiadi nei Campi Flegrei, fra Bacoli, Pozzuoli e Baia. In quell’anno infatti l’Italia ospitò l’evento sportivo più famoso e antico del mondo e lo festeggiò portando la torcia olimpica in tutti i luoghi dell’antichità.
Ancora oggi il passaggio del tedoforo in città è ricordato nel nome della strada percorsa da una delle staffette, il “Viale Olimpico”. Ci sono anche una decina targhe commemorative dell’evento sparse fra tre città toccate dalla fiamma.
Fu un evento tanto sentito dai cittadini che nel 2020, a sessant’anni dal passaggio della fiaccola, il Comune di Bacoli ha voluto organizzare una rievocazione dell’evento.
Le olimpiadi nei Campi Flegrei, un inno alla Magna Grecia
Era una fresca notte estiva del 23 agosto 1960 quando, davanti al sindaco di Bacoli Geremia Massa e ad uno stuolo infinito di persone che affollavano i margini delle strade buie e poco illuminate della provincia flegrea, passò la staffetta con la fiamma, accompagnata dalle automobili delle forze dell’ordine e da uno scroscio di applausi e fuochi d’artificio dai balconi.
Non deve meravigliarci se un evento simbolico e rapido, come il passaggio di una torcia, suscitò tutto questo clamore. In quel momento i cittadini di Bacoli capirono che si stava riconciliando l’antico con il moderno: tutti i Campi Flegrei sono infatti una terra di energie antichissime ed eterne, dal vulcano che ribolle nel cuore della Terra ai reperti romani sotto i nostri piedi, arrivando al mare che ci regala gli stessi panorami che allietavano i nostri antenati duemila anni fa. Questa continuità storica, dall’antico al moderno, trovò la sua celebrazione con quel pezzetto di olimpiadi nei Campi Flegrei, che rese partecipi anche i cittadini.
L’intero evento fu caratterizzato dalla celebrazione della fratellanza fra la cultura latina e greca: basterà pensare che la stessa torcia olimpica fu realizzata con la consulenza del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e di un anziano Amedeo Maiuri, il massimo esperto di archeologia in Italia. Il viaggio della fiamma olimpica fu poi studiato con l’intenzione di celebrare tutti i luoghi della Magna Grecia, passando per Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia.
Dopo Bacoli toccò a Cuma, altra terra di civiltà antichissime, per poi arrivare finalmente nel Lazio e a Roma, dove simbolicamente si chiuse il cerchio.
Le olimpiadi del boom economico
Quelle di Roma furono le olimpiadi che in un certo senso inaugurarono e festeggiarono il boom economico italiano, che negli anni ’60 rivoluzionerà completamente la società del tempo. L’intera Italia fu infatti messa in vetrina dinanzi al mondo intero, facendo una straordinaria figura.
Anche se la quasi totalità delle competizioni ebbe come teatro la capitale, Napoli ospitò le gare in due occasioni: per la vela, infatti, offrì il suo magnifico golfo agli atleti, per cinque classi di gara: gli ori furono divisi fra Danimarca, Unione Sovietica, Grecia, Norvegia e Stati Uniti.
L’altro grande impianto era il neonato Stadio San Paolo, che era stato inaugurato da pochissimo tempo e ospitò diverse partite dei gironi e la semifinale fra Italia e Jugoslavia.
La Campania entrò anche in un altro aspetto delle celebrazioni di quel 1960: la fiamma olimpica, accesa in Grecia, fu portata dal Pireo a Siracusa a bordo della nave più bella del mondo: la Amerigo Vespucci, orgoglio dell’antichissima tradizione navale di Castellammare di Stabia.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Gennaro Gaudino, Lo sport a Pozzuoli. Storia e Leggenda, Pozzuoli, 2012