Da sempre è conosciuto in zona come “Ponterotto“, mentre i Romani lo chiamarono “Ponte Appiano” e nel 1980 è un’opera che ha compiuto 2000 anni di vita. Serviva a collegare Beneventum a Aeclanum (l’attuale Mirabella Eclano) ed era un punto fondamentale della Via Appia, la strada più importante del mondo antico.

Non cadiamo in errore: essendo ormai esteticamente simile ai Ponti Rossi, alcuni pensano sia un pezzo dell’Acquedotto del Serino. In realtà si trattava di un ponte stradale.

Ad oggi si tratta anche di un punto essenziale per gli studiosi delle opere antiche romane, in quanto da Benevento alla Puglia non esistono più testimonianze certe della presenza della “Regina di tutte le strade“: la presenza dei ruderi di Ponterotto è l’unico modo per capire il tracciato della Via Appia nel Sannio.

Ponte Appiano Bonito
Il Ponte Appiano oggi, foto di Federico Quagliuolo

Il Ponte Appiano, collegamento fra Adriatico e Tirreno

Mentre oggi il Ponte Appiano è circondato da ragazzi che corrono con le moto da cross e i quad nel terreno fangoso, circa un millennio fa la stessa zona paludosa era attraversata da colonne cavalieri normanni, mentre si preparavano per conquistare tutto il Sud Italia con Ruggiero II. E ancora prima, 2000 anni fa, ci mise i piedi anche l’imperatore Augusto.

Il ponte nacque quasi sicuramente come struttura di legno indicativamente attorno al 20 a.C. e possiamo capire le sue evoluzioni guardando proprio ciò che rimane di quegli archi che ressero orgogliosamente imperatori, re e interi popoli. Sotto Traiano, nel II Secolo, il Ponte Appiano fu aggiornato e reso nella forma che vediamo oggi, con 8 archi di pietra: 4 in acqua e i restanti piantati sul terreno. La carreggiata era larga circa 4 metri e il ponte era lungo 142 metri. Questa informazione la conosciamo grazie a una lapide romana scoperta in zona nel 1865, oggi sparita.

Tutt’attorno a noi c’è oggi poco e niente: siamo nel pieno dell’Agro Caleno, al centro di un podere diviso fra Bonito, Calvi, Mirabella Eclano e Apice. Al tempo dei Romani il panorama non doveva essere molto diverso, con la differenza che il terreno attuale doveva essere bagnato dalle acque del fiume Calore e, sulla strada, avremmo visto passare carovane di mercanti che portavano a Roma i prodotti stranieri scaricati a Taranto.

Ponte Appiano Ponte Rotto Mirabella
Si notano bene la struttura degli archi e le diverse tecniche costruttive

Un tempo da queste parti era presente una delle “stationes“, uno dei tantissimi punti di ristoro e di controllo militare disseminati lungo la Via Appia, utili anche per cambiare cavalli.

Anche dopo la caduta dell’Impero la struttura continuò ad essere utilizzata e abbiamo notizia degli ultimi aggiornamenti in epoca medievale, con Ruggiero il Normanno. Quando Benevento fu governata dallo Stato Pontificio, per ragioni politiche furono infatti realizzate nuove strade dai Normanni per poter raggiungere le province adriatiche. E il Ponte Romano fu abbandonato fino a venir portato via, pezzo dopo pezzo, dall’impetuoso Fiume Calore, che tanti guai porterà anche al più moderno Ponte Maria Cristina nel XIX secolo.

Abbiamo però notizia del fatto che il ponte sia stato frequentato fino al XVI secolo (ma la struttura era estremamente fatiscente) e forse a farlo crollare fu il terremoto del 1688, che fu tanto forte da radere al suolo Cerreto Sannita.

Ponte Appiano Ponte Rotto
Sotto l’ultimo arco sopravvissuto del Ponte Rotto

Un ponte di leggende

Come tutti i ponti, anche il Ponte Appiano ha la sua leggenda. Questo ponte era soprannominato dai locali “Ponte del Diavolo”. Se ci suona simile all’omonimo acquedotto medievale di Salerno, non ci sorprenderà nemmeno scoprire il continuo della storia.

Un mago nero, tale Pietro Bailardo, dimenticò da queste parti un libro di magia, detto “Tomo del Potere”, che permise ad un uomo di far costruire il ponte dal demonio.

Ed oggi, quell’ultimo arco del ponte è rimasto ostinatamente in piedi dopo due millenni, saccheggiato, mortificato, abbandonato in un’aperta campagna salva per miracolo dalle costruzioni incontrollate degli anni ’60.
Ed ora è lì, solitario come un anziano che, nonostante gli scherzi crudeli dell’età, sopravvive in attesa che qualcuno ascolti la sua storia.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
Strade Romane
Franca Molinaro, Via Appia e Ponte Appiano

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