L’eterno legame tra il regista, poeta, drammaturgo, linguista, Pier Paolo Pasolini e la città di Napoli ha sempre offerto al mondo una dimensione di artisticità e liricità unica nel suo essere. La sconfinata ammirazione per una Napoli che, come cita lo stesso Pasolini, resta “l’ultima metropoli plebea, l’ultimo grande villaggio’’, è forse uno dei più puri tentativi di far emergere la mole filosofica, culturale, artistica e soprattutto magica intrinseca nella città partenopea.
La celebrazione partenopea con il film il ”Decameron”
Tutta questa immensa fascinazione è dimostrata in primis da uno dei tanti capolavori cinematografici del regista, ‘’Il Decameron’’, interamente ripreso da un altro grande della storia, rimasto folgorato dal capoluogo campano, Giovanni Boccaccio. Solo tre erano le Novelle dell’opera originale di Boccaccio ambientate nella città partenopea, ma il regista per il suo film ne trasportò altre, rendendo la napoletanità uno degli assiomi principali dell’opera, come dimostrato anche dall’ampio impiego della lingua partenopea, infatti il regista dichiarò:
“Ho scelto Napoli contro tutta la stronza Italia neocapitalistica e televisiva: niente babele linguistica, dunque, ma puro parlare napoletano”.
Pier Paolo Pasolini
L’attenzione all’infanzia e alla società dei consumi tramite il piccolo Gennariello
Ancora l’attenzione alla città e al ‘’corpo’’ della città che Pasolini conosceva, così come affermato dallo scrittore Erri De Luca, si manifestano in un piccolo trattato pedagogico pubblicato sul settimanale “Il Mondo” ed in seguito raccolto nelle ‘’Lettere Luterane’’, in cui Pasolini parla dell’educazione fornita ai ragazzi tramite quelle che ormai sono le istituzioni sociali: i genitori, la scuola e la ormai conformatrice televisione. Oggetto della sua riflessione è un ragazzo interlocutore da lui immaginato di nome Gennariello e l’autore spiega ‘’perché ti ho voluto napoletano’’.
‘’Coi napoletani mi sento in estrema confidenza, perché siamo costretti a capirci a vicenda. Coi napoletani non ho ritegno fisico, perché essi, innocentemente, non ce l’hanno con me… Un giorno mi sono accorto che un napoletano, durante un’effusione di affetto, mi stava sfilando il portafoglio: gliel’ho fatto notare, e il nostro affetto è cresciuto’’
La collaborazione con Totò ed Eduardo
Il legame totale fu sancito dalla collaborazione con due degli esponenti maggiori della cultura napoletana, Eduardo de Filippo e Totò. Con il principe della risata girò ‘’Uccellacci e Uccellini’’, capolavoro che vede come obiettivo il decodificare Totò dai suoi ruoli classici e, probabilmente per la prima volta in assoluto. il principe De Curtis fu costretto ad attenersi al copione senza improvvisare.
Con il su film d’esordio ‘’Accattone’’, il regista ebbe invece l’opportunità di collaborare con la compagnia di Eduardo che doppiò gli attori non professionisti, napoletani del film. La stima tra i due era reciproca come le consonanze riguardo la fede e la cultura laico-marxista. Eduardo avrebbe dovuto girare con l’autore un film di cui ci rimane una precisa descrizione fatta da Pasolini stesso, il film era “Porno-Teo-Kolossal”, però mai realizzato. Pasolini morì il 2 Novembre 1975 a causa di un efferato omicidio che lo sfigurò totalmente.
Eduardo De Filippo fu tremendamente scosso dalla morte dell’amico, e rilasciò un’intervista ricca di commozione per il regista defunto.
L’efferatezza dell’omicidio portò Eduardo a scrivere una poesia per l’amico scomparso intitolata ”Pier Paolo”:
Uno degli intellettuali più controversi amante di una delle città più controverse, Pasolini era cittadino di Napoli ed ha elevato alla massima espressione artistica l’essenza della città.
“Ho scelto Napoli perché è una sacca storica: i napoletani hanno deciso di restare quello che erano e, così, di lasciarsi morire”.
Pier Paolo Pasolini
Bibliografia
Lettere Luterane, Pier Paolo Pasolini, Einaudi, Torino, 1976-1977
Si ringrazia il gruppo ”Il Corpo di Napoli” per la foto in evidenza https://www.facebook.com/groups/ilcorpodinapoli/
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