Villa Rosebery è una costruzione iconica del neoclassicismo. Si erge nel quartiere Posillipo e al suo interno si respira un’atmosfera regale.
Villa Rosebery, le origini
Era 1801 quando l’ufficiale austriaco Joseph Von Thurn decise di acquistare degli appezzamenti di terreno nel centro del quartiere Posillipo. I nuovi possedimenti dell’austriaco vennero destinati per lo più all’agricoltura, affittati a dei coloni che vi coltivavano vigneti e frutteti.
Solo una piccola parte, nella zona più alta dei possedimenti, venne adibita ad alloggio, una residenza di campagna, ma che poco più di un secolo dopo sarebbe divenuta l’abitazione del re d’Italia e, in seguito, l’ultimo edificio in cui dimorò Vittorio Emanuele III prima dell’esilio.
Una prima ristrutturazione avvenne quando i possedimenti vengono venduti alla principessa Gerace e il figlio don Agostino Serra di Terranova, i quali affidarono la struttura agli architetti Stefano e Luigi Gasse. I terreni da coltivare vennero ridotti per lasciare spazio a residenze nobiliari panoramiche sul golfo e decorate con arte neoclassica. Nacque così il complesso monumentale così come lo vediamo oggi, ma nuovi cambiamenti non tarderanno ad arrivare.
I Borbone e la realizzazione del parco
Quando la villa fu venduta dai Terranova ai Borbone, i nuovi proprietari ridussero ulteriormente i territori coltivati per lasciare spazio ad un magnifico parco, coronato da alberi ed arbusti ornamentali. Un vero e proprio gioiello d’architettura circondato dal verde in cui la famiglia decise di concedersi uno spazio particolare per godere della splendida vista che offriva la tattica posizione della villa. Lì dove i Serra avevano già individuato una locazione ideale per rilassarsi, i nuovi detentori ordinarono la ristrutturazione della Palazzina Borbonica e la costruzione un tempietto poco distante, dal quale poi è possibile scendere a mare.
I cambiamenti con la dominazione inglesi
Passarono gli anni e la villa venne ceduta all’uomo d’affari Gustavo Delahante che la vende poi all’ex ministro britannico lord Rosebery da cui acquisisce il nome che oggi conosciamo. L’inglese ne fece la sua sede di ritiro, dimora solitaria dedicata al piacere dei suoi studi storico-letterari. Il complesso cambiò ancora una volta la sua immagine: in particolare il parco venne ricoperto da prato, aiuole e piante disposte con creatività per rendere suggestiva l’atmosfera di quel luogo, che perse così la sua caratteristica rigidità per lasciare il posto all’arte inglese.
Dopo la morte di Rosebery la struttura venne venduta nel 1932 allo stato italiano e divenne residenza di villeggiatura estiva della famiglia reale nonché luogo di nascita della principessa Maria Pia (nome con cui venne ribattezzata la villa stessa), figlia di Umberto di Savoia.
Con la proclamazione della Repubblica la villa venne concessa all’Accademia Aeronautica, ma dopo il 1949 venne abbandonata per quasi dieci anni. Oggi è una delle Residenze del Presidente della Repubblica, aperta al pubblico solo in determinate occasioni.
Villa Rosebery, gli esterni
Degli oltre 66mile metri quadri di estensione che occupa il complesso monumentale di Villa Rosebery, solo circa 4400 sono destinati ai fabbricati. Oltre alla villa si trovano i fabbricati della Piccola Foresteria e la Casina rurale, originariamente destinate alle colture, soprattutto vigneti, vennero poi utilizzate a scopo residenziale.
Il suolo restante è destinato al parco con una florida vegetazione e viali percorsi da pini e cipressi. Nel giardino si trovano poi palme di vario tipo, siepi ed aiuole. La moda inglese ha particolarmente condizionato l’aspetto degli esterni: i campi coltivati hanno lasciato spazio a fiori e arbusti, in composizioni raffinate ed armoniose.
La bellezza di Villa Rosebery è frutto di trasformazioni e di storie del passato, di generazioni che hanno lasciato traccia del proprio passaggio arricchendo a proprio modo la struttura che oggi vanta di essere una delle più affascinanti di Posillipo.
Laura d’Avossa
foto e riferimenti: https://palazzo.quirinale.it/residenze/visita_vrosebery.html
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