Siamo sopravvissuti al 21/12/2012 e il 31 dicembre 1999, con il suo Millennium Bug, ci ha fatto un baffo. Ed oggi sul web troviamo in giro i complottisti che, di anno in anno, riescono a far spuntare nuove teorie sulla fine del mondo.

Colpa di Internet? No, nulla che non si sia già visto in passato.

La storia della cometa del 13 giugno 1857, soprannominata “Carlo V” è infatti stata la progenitrice delle moderne teorie sulla fine del mondo.

Fu una mezza bufala che fece impazzire l’Europa intera, portando gente al suicidio, altri ad indebitarsi e altri ancora alla pazzia. Questa notizia arrivò anche a Napoli e in quell’anno ci fu un vero e proprio delirio collettivo, che ispirò commedie e battute durate per un’intera generazione.

cometa del 13 giugno 1857
Una illustrazione satirica che mostra l’astronomo tedesco con la cometa del 13 giugno 1857

Sta arrivando il Giudizio Universale!

La fine del mondo stava per arrivare. Parola di un sedicente astrologo tedesco sul prestigioso Corriere di Parigi: un articolo dai toni apocalittici aveva annunciato l’arrivo di una cometa che si sarebbe schiantata dalle parti del Sud Italia dando il via ad una serie di sconvolgimenti e terremoti che avrebbero determinato la fine della vita umana sul pianeta Terra.

La notizia nacque probabilmente come scherzo. Anche se non sappiamo da parte di chi: nessuno ha mai capito se il giornalista fu preso in giro dal finto astrologo o se, in preda a un estro particolare, fu proposto un articolo sulla falsariga di Lercio.
L’unica certezza è che la storia finì presto nel passaparola popolare, cominciando a destare un certo rumore che attraversò tutta l’Europa.
Troviamo infatti numerosissime illustrazioni, articoli satirici e approfondimenti scientifici a smentita delle teorie dell’apocalisse che vengono da tutta Europa: ci sono autori della Romania, dall’Italia e della Francia che hanno dedicato fiumi di parole sulla cometa del 13 giugno 1857. A Parigi ci fu il caricaturista Honoré Daumier che dedicò almeno 50 tavole all’evento della cometa!

Nel frattempo i napoletani che già passavano abbastanza guai divisi fra il Vesuvio e i Campi Flegrei, quest’apocalisse imminente la vissero abbastanza male.

Giornale francese cometa 13 giugno 1857
Un giornale francese: “parigini increduli nonostante le rassicurazioni di Monsieur Babinet, continuano a cercare la terribile cometa”. Opera di Honoré Daumier

Non cielo dicono!

La voce girava, un po’ tutti lo sapevano: con la cometa del 13 giugno 1857 il sole si sarebbe oscurato e Napoli sarebbe stata la prima città a sparire dalla faccia della Terra. A nulla erano valse le smentite di tutti gli astronomi e scienziati d’Europa, compresi quelli dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte. Il dubbio rimaneva. Magari l’apocalisse era tutta una copertura. O magari il Re non voleva annunciare la fine del mondo per evitare disordini pubblici. D’altronde, chi li conosce questi scienziati? E se fossero anche loro schiavi del potere o degli Illuminati? O del complotto degli Asburgo?

Non dimentichiamo che, appena trent’anni prima, durante il colera del 1839, circolò un’enorme teoria del complotto in Sicilia: secondo alcuni infatti la malattia era stata diffusa dal governo di Napoli per sottomettere i siciliani in un piano di sterminio ordinato da Vienna. L’autore di questa bufala complottista, un avvocato di Messina che sperava di far sollevare il popolo contro Ferdinando II, fu condannato a morte.

Cometa del 13 giugno 1857
La cometa del 13 giugno 1857 che distrugge la Terra

Ma il calendario avanzava inesorabilmente verso quel 13 giugno 1857.
E allora voliamo un attimo a Parigi. Nella capitale culturale dell’Europa del XIX secolo l’isteria collettiva aveva raggiunto livelli insostenibili: c’era chi aveva accumulato colossali scorte di cibo in casa, chi invece stava cominciando a darsi a vendette personali, convinto che non ci sarebbe stato un domani. Anche in Francia la storia della cometa era diventata a dir poco virale, nonostante fosse stata bollata come ridicola da tutte le autorità. Ad un certo punto fu costretto addirittura Monsieur Jacques Babinet, presidente dell’Accademia delle Scienze francese, a parlare in pubblico per tranquillizzare i cittadini di Parigi che, a loro volta, credevano sarebbero stati loro i primi a morire.

Quest’isteria del popolo era fonte di materiali pressoché infiniti per i giornali satirici, i poeti e gli artisti che, non diversamente da oggi, si prendevano gioco dei complottisti dedicando loro articoli, interviste e addirittura commedie. Il poeta rumeno Grigoire Alexandrescu il 12 febbraio 1857 scrisse una poesia semiseria che finisce così:

 Atuncea, daca globul n-o merita viață,
Poți să-l prăjești în voie-ți, eu nu mă-mprotivesc,
Dar azi, topește numai a inimilor gheață,
Și arde astrologii ce lumea îngrozesc.


Allora, se il mondo non merita la vita,
Puoi friggerlo a piacimento, non mi dispiace.
Ma oggi, sciogli solo i cuori di ghiaccio,
E brucia gli astrologi che terrorizzano il mondo.

Cometei anonsate pentru 13 iunie

Un po’ come gli uragani in America, anche la cometa fu battezzata con un nome. Le toccò Carlo V, l’imperatore asburgico che dominava il mondo nel XVI secolo, perché il corpo celeste fu “scoperto” proprio dall’Imperatore nel 1556.

Ma torniamo a Napoli. Giugno era arrivato e molti cominciarono a perdere la testa. C’era chi si era ricoperto di debiti presso gli usurai, promettendo loro di pagarli il 14 giugno, altri invece si abbandonarono in tradimenti, vendette di sangue e altre bassezze senza fine.

Il giudizio Universale gassmann De Sica
Vittorio De Sica e Vittorio Gassmann nel film “Il Giudizio Universale”

Pulecenella e lu patrone suo appaurate pe la cumeta de lo tridece giugno

La storia della cometa del 13 giugno diventò un tormentone, una vera e propria meme dei tempi passati. E gli sfottò verso i complottisti dell’apocalisse cominciarono (con una buona dose di scaramanzia) a partire dal giorno seguente, in cui l’Osservatorio Veneziano scrisse un pungente Anche oggi siamo tutti vivi.
L’episodio suscitò così la fantasia del commediografo Pasquale Altavilla, che scrisse una commedia popolare che andò in scena al San Carluccio il 1 agosto dello stesso anno. La commedia fu dedicata alla memoria di Leopoldo di Borbone, principe di Salerno, che era morto circa 6 anni prima degli eventi.

Nella storia Pulcinella, servo di un “cafone” di nome Prosdocimo, accompagna il padrone in una Napoli che si sta preparando alla fine del mondo. Il protagonista si nasconde continuamente dentro i mobili, dietro i muri e sotto i carri e, continuamente, chiede al suo fidato servo: Si vive o si muore?“. Il resto della commedia si sviluppa sui tentativi di dissuadere la figlia dallo sposare un ricco mercante perché, tutto sommato, il giorno dopo sarebbero tutti morti e spendere soldi per un matrimonio era proprio inutile prima della fine del mondo.

Pulcinella, più materialista, incontra invece una donna bellissima per strada e cerca di sedurla. “Sì femmena? – esordisce – E allora facimme ampresso ampresso, che, ccà n’auto ppoco avimmo da murì tutte quante!“.

La commedia finisce con Prosdocimo che, dopo aver perso la testa per il terrore, decide di scappare con Pulcinella nella Grotta Azzurra di Capri, per ripararsi dall’impatto della cometa con la Terra. I due riescono ad arrivarci poco prima della mezzanotte del 13 giugno e, stremati dalla fatica, si addormentano dentro la grotta. Si risvegliano il giorno dopo convinti di essere finiti sulla Luna.
Pullecenè?“. Esordisce il padrone, stordito.
Nun pozzo risponnere, ca sò muorto!“.

San Gennaro
Un compito difficile anche per San Gennaro

Arriva il giorno del giudizio

La cosa paradossale è che quel giorno davvero il cielo si oscurò nel primo pomeriggio, colpa di qualche fenomeno atmosferico che, da solo, bastò a far venire un colpo al cuore anche a chi proprio non credeva nella storia della cometa.

Il vescovo di Napoli, Cardinale Sisto Riario Sforza, invitò tutti i fedeli a recarsi nella chiesa più vicina per pregare e chiedere perdono a Dio. Lui stesso, pare, andò a chiedere l’intercessione di San Gennaro in persona che, dopo aver fermato il Vesuvio nel 1656, si trovava con il ben più arduo compito di bloccare un meteorite.

Poi passò la notte e la cometa Carlo V, meno puntuale di un pullman a Napoli, non si presentò. Il giorno seguente il giornale satirico “Verità e bugia” portò in apertura un articolo di Luigi Coppola che esordiva così: “Lettori, gelo al solo pensarci! Mentre leggete questo articolo, il mondo è già finito!“. Poi descrisse il silenzio sceso in città dopo aver visto il cielo oscurato.

Cometa Donati Sorvola Pisa
La cometa sorvola Pisa

La cometa del 13 giugno? Esisteva davvero!

Una verità, come in quasi ogni bufala, c’è anche in questa storia: per davvero una cometa molto grossa sfiorò l’orbita terrestre. Oggi è conosciuta come la “Cometa Donati” perché fu osservata dall’astronomo pisano Giovan Battista Donati e, in effetti, rappresentò un evento straordinario: il 10 ottobre 1858 fu visibile dall’Italia la cometa più brillante del XIX secolo che, erroneamente, era stata identificata con l’astro visto da Carlo V. Il resto lo fece il passaparola e una stampa che, allora come oggi, badò più allo scoop che ad una informazione equilibrata.

Ed oggi abbiamo una storia che ci insegna come, nonostante passino gli anni, noi umani non cambiamo mai: questa storia fece nascere una vera e propria “cometite” fra il finire del XIX secolo e l’inizio del XX. Dopo Carlo V e Donati, infatti, nel 1910 toccherà alla famosissima Cometa di Halley il compito di minacciare il futuro dell’umanità. Eppure siamo sopravvissuti anche a due guerre mondiali. E non veniteci a dire che non è opera di San Gennaro.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
Fabio Colonna di Stigliano, Napoli d’altri tempi, Ricciardi editore, Napoli, 1911
La cometa del 13 giugno 1857 per Anatolio Claveau, Ricciardelli Editore, Napoli, 1857
Marc Monnier, L’Italia è la terra dei morti?, Morelli, Napoli, 1860
L’Osservatore Veneziano
Monsieur Babinet, Honoré-Victorin Daumier
Grigoire Alexandrescu, Cometei 13 iunie 1857
http://maajournal.com/Issues/2018/Vol18-4/45_Sterken%2018(4).pdf

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