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Il Ducale fu la prima moneta d’argento del regno di Sicilia e quindi del meridione intero, inteso come entità politica e statale formatasi successivamente alla conquista e pacificazione del regno da parte di Ruggero II, nonché dal riconoscimento formale prima dell’antipapa Anacleto II poi del papa Innocenzo II. In questo articolo cercheremo di esaminare le caratteristiche principali di questa moneta, sia dal punto di vista economico-commerciale che da quello artistico-iconografico.

Ducale
Ducale di Ruggero II

Il Ducale nell’economia del regnum Siciliae

Per comprendere pienamente la conformazione monetaria e produttiva dell’economia meridionale medievale bisogna sempre avere ben chiara la dimensione peculiarmente mediterranea in cui l’ormai formato regnum Siciliae era immerso. Da nord mercanti settentrionali e d’oltralpe portavano sovente monetazione argentea, come i denari di Rouen. Si trattava in linea di massima di valute dallo scarso contenuto argenteo (50% di fino o meno) di ampia circolazione specialmente tra i ceti subalterni.

Queste monete, di grande circolazione ma dal fino e peso spesso non congrui, sul lungo andare rischiavano di danneggiare, per via di un’eccessiva diffusione, l’economia regnicola, il cui riassesto divenne una delle preoccupazioni centrali della neonata monarchia normanna.

Ma la vera concorrenza proveniva dai grandi hub commerciali del mediterraneo medievale: l‘oriente bizantino e arabo. Le economie di questi territori erano, dal punto di vista monetario, complementari: principalmente basate su un bimetallismo che privilegiava, specialmente nei commerci marittimi, oro e argento, anche se monete di bassa lega o mistura, come i Follari, erano spesso molto usate e avevano ampia circolazione presso la stragrande maggioranza della popolazione.

Cristo pantocratore presso Monreale

Nel caso di queste due economie le valute concorrenziali erano i Miliarensi e i Dirhem, entrambe valute di fino e peso simili (la seconda nacque infatti imitando le caratteristiche della prima). Queste valute dovevano esser sostituite, o quantomeno scalfite, dal Ducale. Era questo l’intento della riforma monetaria del 1140, atta a ridurre tutti i domini normanni sotto un’unica egida politica ed economica.

Se per altre monete il successo dell’azione politica statale fu più marcato e duraturo (si veda la popolarità mediterranea dei Tarì e dei Follari) per quanto concerne il Ducale ci troviamo innanzi ad una moneta forse poco utilizzata all’interno dell’economia reale regnicola e mediterranea. Gli storici sono oggi per lo più concordi nel considerare il Ducale come una moneta generalmente utilizzata per la contabilità interna, poco circolante nel mediterraneo e persino all’interno del regno. Un’ulteriore riprova del poco successo di tale moneta fu la cessazione della sua coniazione a partire dal regno di Guglielmo I, poco più di una generazione dopo l’inizio della coniazione dei primi tipi.

denari di Rouen

Iconografia e significato ideologico del Ducale

Il Ducale, dal punto di vista estetico, risulta palesemente ispirato a coeve emissioni auree ed argentee coniate nell’impero bizantino. Sul dritto spicca in bella mostra il cristo pantocratore, elemento ricorrente dell’iconografia normanna, mutuato a sua volta dai fasti della corte costantinopolitana. La leggenda che attornia il rovescio si riferisce alla pacificazione del regno ed alla consegna del ducato di Calabria al figlio di Ruggero II, Ruggero III, morto prematuramente e quindi mai asceso al trono di Sicilia.

Il retro della moneta risulta peculiarmente interessante. Ruggero II e suo figlio stringono assieme una doppia croce patriarcale su lunga asta, simbolo del potere condiviso. Il duca di Calabria risulta vestito con abiti militari mentre impugna una spada, a monito delle vittoriose campagne militari condotte sotto le insegne paterne. I corredi regali del re di Sicilia risultano peculiarmente simili a quelli della tradizione regale bizantina: il globo crucifero e la cuffia imperiale rimandano subito alle rappresentazioni del potere regale di matrice orientale, sovente reinterpretate e rifunzionalizzate dalla corona normanna.

Silvio Sannino

mosaico di Ruggero II presso la chiesa della Martorana a Palermo. foto fornita dal sito https://passeggiandoperpalermo.wordpress.com/2018/03/17/il-mosaico-di-ruggero-ii-della-martorana-di-palermo-unimmagine-che-dice-di-piu-di-mille-parole/

Bibliografia

L. Travaini, La monetazione dellItalia normanna, 2018

Arthur Sambon, Indizi numismatici del fervore artistico dei dinasti medioevali dell’Italia Meridionale, Napoli, tipografia della r. accademia di archeologia, lettere e belle arti, 1934

Claudio Maria Cantarella, Ruggero II: il conquistatore che fondò il Regno di Sicilia, Salerno editrice, 2020

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