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Ad accogliere i visitatori, proprio dinanzi al parcheggio pubblico nella parte superiore di Vietri, c’è un ciuccio azzurro. Niente a che vedere con quello del Napoli: l’asinello di Vietri è infatti il simbolo della città e, più in generale, dell’intera storia del popolo della Costiera.
Eppure fu creato da un tedesco probabilmente ispirandosi all’animale sardo.

Un aiutante del popolo costiero

Vivere in Costiera Amalfitana era uno splendido isolamento. D’altronde fu questa la ragione che portò alla nascita della stessa Amalfi: star lontani da conflitti e guerre che rendevano instabile la Campania del Medioevo, divisa fra Benevento, Salerno e Capua che si contrapponevano a Napoli, Sorrento e Gaeta. In mezzo, la Repubblica (poi Ducato) di Amalfi e tutte le cittadine protette dalle montagne che proprio non volevano avere niente a che fare con gli affari politici e militari del territorio continentale.

Questa vita marittima, però, doveva essere sposata con le esigenze quotidiane e con l’offerta di frutti ricchissima di una terra come quella campana. Proprio per questa ragione, nell’economia dei paesi costieri, l’asino aveva un ruolo privilegiato: grazie al carattere mansueto, alla capacità di carico straordinaria e alla resistenza fisica, era l’animale perfetto per aiutare i cittadini costieri a movimentare l’economia sul territorio, in special modo considerando che la Costiera Amalfitana si sviluppa su due livelli: uno è quello marino, l’altro è quello montuoso, con le decine di borghi che sorgono sulle montagne e, oggi, sono mete turistiche dai panorami mozzafiato. Su tutti, verrebbe da pensare a Ravello.

Ecco che quindi l’asino si trasforma nel mezzo di trasporto e di carico perfetto per tutte le esigenze e che, sin dai tempi del medioevo, ha accompagnato fedelmente il popolo costiero.

Asinello di Vietri ceramica Dolker
Una ceramica di Dolker con il tipico asinello di Vietri

L’asinello di Vietri creato da Dölker

Questi retaggi antichi, che nei tempi moderni sembrano quasi persi nella Storia lontana, in realtà sono molto più recenti di quanto si pensi. Fu infatti un incontro fortuito nato grazie ad un artigiano tedesco, Richard Dölker, in viaggio in Italia. Si presentò dinanzi alla fabbrica Avallone presentandosi come pittore e, di buon grado, fu assunto dal titolare per dipingere le ceramiche con scene tradizionali vietresi. Nacque così, per destino, la storia della scuola tedesca di ceramica di Vietri.

Era il 1923 e fu affascinato dalla continua presenza di asinelli in tutti i paesi costieri d’Italia, essendo anche un assiduo frequentatore della Sardegna, famosa proprio per l’asino sardo.
Dölker decise di omaggiare l’animale trasformandolo in una scultura di ceramica colorata di un insolito colore verde acqua, tipico del mare vietrese, e lo rese una presenza tipica in tutta la sua produzione artistica.

L’idea di trasformare l’asinello di Vietri in scultura non era affatto scontata all’epoca: era infatti in controtendenza rispetto ai classici leoni, cavalli rampanti e altri animali associati al successo e alla gloria.

E invece l’asinello di Vietri diventò subito il simbolo della città e di tutto il popolo della Costiera, tant’è vero che oggi, anche se gli asinelli veri sono spariti, quello in ceramica è rimasto nelle vetrine di tutti quei negozi di ceramica che ancora oggi rendono Vietri una capitale dell’artigianato tradizionale. Un compagno del tempo passato che si è trasformato nel protagonista di una città.

-Federico Quagliuolo

Richard Dolker studio
Richard Dolker nel suo studio

Riferimenti:
Giuseppe Viscusi, Lo stile Vietri tra Dolker e Gambone, Roma, Il Sapere, 1996
L’Europa degli uomini/1: Vietri sul mare | Neifatti.it

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