Castellabate

Qui non si muore“, così Gioacchino Murat dichiarò il suo amore per il borgo di Castellabate. Ospite dei conti Perrotti la notte tra 11 e il 12 novembre 1811, il re di Napoli, affacciato dal Belvedere San Costabile ed ispirato dal panorama che congiunge Punta Licosa e Punta Tresino, sancì la bellezza senza tempo di questo luogo.

Vicoli stretti, tante scale, buon cibo e panorami mozzafiato. Queste le caratteristiche del borgo medioevale di Castellabate, che dopo anni continua a conquistare i visitatori.

Castellabate è uno dei borghi più belli d’Italia

Castellabate è uno dei Borghi più belli d’Italia, posto a 289 metri sul livello del mare, all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, dichiarato nel 1998 patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCOLa sua storia inizia il 10 ottobre 1123, quando l’abate Costabile Gentilcore, quarto abate della Badia di Cava dei Tirreni, iniziò la costruzione del Castello, che tutt’oggi dà il nome al paese medioevale.

Il primo scopo del castello, grazie alla posizione strategica sul golfo, fu quello di proteggere la zona dalla incursioni saracene. Con il passare del tempo, Castellabate divenne la più ricca baronia del Cilento, grazie alla salubrità del clima e all’ottima funzione difensiva del castello.

Uno degli scorci del borgo medioevale, con immagine del santo protettore Costabile Gentilcore

Murat non fu l’unico testimone del clima salubre del colle: dopo di lui Ruggero Leoncavallo, il grande compositore autore tra l’altro de I pagliacci, si trasferì qui su consiglio del suo medico personale. La famiglia Leoncavallo, infatti, risiedeva a Sanza, nel basso Cilento, paese interno e freddo. La salute cagionevole della madre del musicista mal si prestava al rigido clima e le fu consigliato di trasferirsi in un luogo dal clima mite: Castellabate. 

Cosa vedere a Castellabate

Il borgo medioevale è un vero scrigno pieno di ricchezze. Accanto al Castello dell’Abate, assolutamente da visitare, magari in occasione di una delle rassegne culturali estive, si affaccia sul golfo il Belvedere San Costabile, un vero e proprio balcone in pietra, da cui si gode della vista sul golfo sottostante, fino ad arrivare, lanciando lo sguardo oltre il mare, alla Costiera e a Capri.

A pochi passi c’è Palazzo Perrotti, uno dei più belli del ‘700 cilentano, un edificio enorme, progettato per resistere fino a sei mesi alle incursioni saracene. La stanza dove dormì Murat, quella sera di inizio ‘800, è ancora perfettamente conservata.

Poco più giù, superando le suggestive scale in pietra, troviamo piazza 10 Ottobre 1123, luogo che omaggia la data di fondazione del paese e noto a tutti i locals come “la piazza chiusa”, per la sua conformazione stretta tra i palazzi antichi.

Vi è poi la basilica di Santa Maria de Gulia di Castellabate, in stile architettonico romanico, sorta sulla preesistente cappella basiliana. Accanto alla chiesa svetta il campanile in pietra, sotto il quale si può passare grazie ad un suggestivo arco.

Infine, nella parte bassa del paese vi è una suggestiva piazzetta, nota come Porta la Chiazza, un ulteriore punto panoramico, da cui scrutare la bellezza del mare e di Punta Licosa, in contrasto con il verde dell’interno del Cilento.

Il nome di questo luogo suggerisce che l’ingresso al paese era controllato attraverso alcune porte, attualmente più o meno visibili: Porta cavalieri e Porta di mare, dal lato mare; Porta la chiazza e porta S. Eustachio dalle campagne; porta de li Bovi dal retroterra, l’attuale Belvedere.

Le frazioni marine di Castellabate

Castellabate è un comune di circa 9.000 abitanti, diviso tra le frazioni di Alano, Lago, Licosa, Ogliastro Marina, San Marco, Santa Maria, Tresino, Pietà, Salvatore, San Pietro, Località Annunziata.

Santa Maria e San Marco

Tra queste le mete marine più conosciute sono sicuramente quelle di Santa Maria e San Marco di Castellabate.

Santa Maria di Castellabate è la frazione più estesa, detta ‘A Marina, in dialetto cilentano, sede dell’area marina protetta di Santa Maria di Castellabate.

Da visitare assolutamente sono: Villa Matarazzo, l’ottocentesca residenza estiva del conte Francesco Matarazzo, emigrato nel 1881 in Brasile, dove divenne divenne proprietario di un impero industriale senza precedenti, oggi aperta al pubblico e godibile; Palazzo Belmonte, una struttura nobiliare originariamente pensata come casino di caccia; Porto delle Gatte, un porticciolo circondato da una struttura ad archi, sotto i quali dovevano essere conservate le merci cilentane pronte a partire per mare. Oggi il piccolo porto è ancora utilizzato, mentre i locali sotto il porticato sono caratteristici luoghi dove mangiare o prendere un aperitivo.

San Marco, in dialetto Sandu Marcu, è invece la sede portuale del Comune. Da visitare è la cosiddetta Torretta, una masseria fortificata seicentesca, in passato residenza nobiliare, utilizzata per la produzione di diversi prodotti locali, da cui svettava con funzione di difesa una torre in pietra. Sono inoltre visibili i resti di un approdo greco-romano, che affiorano in prossimità dell’attuale struttura portuale. Negli anni ’60 furono trovate nelle acque di San Marco di Castellabate alcune ancore di piombo, del periodo tra il I e il II secolo d.C., che riportavano la scritta ter, ad indicare che le tipologie d’imbarcazione a cui erano legate erano le triremi romane.

Punta Licosa e Punta Tresino

Le frazioni più estreme del golfo di Castellabate sono Licosa e Tresino, l’una a destra e l’altra a sinistra del Comune. Per la loro conformazione fisica sono dette Punta Licosa e Punta Tresino, sono i luoghi che rimangono più incontaminati, dove davvero vive e si espande la macchia mediterranea.

Punta Tresino, oltre che per una florida attività vitivinicola, è nota per la Chiesa di San Giovanni, in uno stato ormai di degrado. In zona si racconta la leggenda della campana di San Giovanni, che venne rubata dai Saraceni e gettata in mare per evitare una mareggiata. A mezzanotte del giorno di San Giovanni è possibile sentire ancora il suono della campana.

Anche Punta Licosa è legata a una leggenda: quella della sirena Leucosia che le ha regalato il nome. Il piccolo isolotto di Licosa è il sito naturale più caratteristico del territorio, con le rocce bianche e i fondali limpidi. Dall’acqua affiorano i resti sommersi della città greco-romana, in particolare quelli di una villa e di una vasca per l’allevamento delle murene. Sull’isola, caratterizzata dal faro e dai resti della casa del guardiano del faro, sono stati ritrovati diversi reperti di epoca greco-romana come una lastra con un’epigrafe dedicata a Cerere, un mosaico d’epoca romana e numerose ceramiche greche del V secolo a.C., conservate nel Museo archeologico nazionale di Paestum.

Le spiagge di Castellabate

La spiaggia che collega Santa Maria e San Marco di Castellabate si chiama il Pozzillo. Colore dorato, acqua trasparente e fondale poco profondo, insieme alla presenza di tanti lidi attrezzati per ogni necessità, rendono l’arenile perfetto per le famiglie e i bambini.

La spiaggia del Pozzillo

Tra le altre spiagge troviamo quella di Zona Lago, che è la più lunga del comune di Castellabate. Dalle caratteristiche simili a quella del Pozzillo, ha vinto qualche anno fa il premio “La più bella sei tu” di Legambiente, come spiaggia più bella tra quelle italiane.

A ridosso tra il comune di Castellabate e quello di Montecorice c’è la spiaggia di Baia Arena, anche detta Case del Conte. Fa parte di un’area naturalistica che rende affascinante il contrasto tra il mare cristallino e la macchia mediterranea alle spalle, dove è possibile rilassarsi all’ombra dei pini marittimi.

Cosa mangiare a Castellabate

Castellabate, come tutto il Cilento, è la patria della scienza della dieta mediterranea, riconosciuta patrimonio immateriale dell’UNESCO.

Tra i piatti tipici ci sono:

  • l’acquasale, piatto povero ma facile e veloce da preparare. Era il piatto tipico dei pescatori che bagnavano il pane biscottato di grande nell’acqua di mare, per poi condirlo con olio e pomodori locali;
  • le alici fatte in diversi modi: in tortiera, con pangrattato e poi al forno, sott’olio o imbottite, ripassate nell’uovo e fritte;
  • i fusilli alla cilentana, rigorosamente fatti a mano e conditi con sugo di carne e formaggio di capra;
  • le soppressate e altri salumi magri;
  • i fichi impaccati, diretta derivazione dell’eccellenza cilentana dei fichi bianchi. Una volta essiccati questi vengono “impaccati”, cioè spaccati a metà e riempiti con frutta secca, finocchio e buccia di agrumi.

Riferimenti

https://www.comune.castellabate.sa.it

https://www.prolococastellabate.it/castellabate/il-borgo-medioevale/

http://www.associazionepuntatresino.it

http://borghipiubelliditalia.it

http://www.cilentoediano.it/it

Si ringrazia Andrea di Paola per le fotografie.

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