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L’araldica del Regno di Napoli è sempre stata un ambito di studi di grande attrattiva. Gli stemmi delle casate baronali e regnanti costituiscono quasi un sunto, nella loro composizione iconografica e simbolica, delle differenti culture e dinastie giunte nel Mezzogiorno. Lo stemma del Regno di Napoli, come nel caso di molti regni medievali, spesso va a confondersi con quello della sua casata regnante. Tuttavia, dalla sua scissione nominale dal Regno di Sicilia (quindi dal periodo aragonese in poi) lo stemma del Regno di Napoli appare esser formato da un unico simbolo: la croce di Gerusalemme.

Ma come mai il Regno di Napoli ha utilizzato per lunghi secoli la croce di Gerusalemme nel suo stemma? La risposta appare intricata e necessita di compiere un breve excursum all’interno della storia del Regno, da sempre intrecciata con le vicende che interessarono il vicino oriente e la costa nordafricana.

croce di Gerusalemme
Saluto angioino con stemma degli Angiò rappresentato per metà con i Gigli di Francia e per metà con la croce di Gerusalemme, ex asta Ranieri

Tra Normanni e Svevi, precedenti e spiragli di politiche mediterranee

Le politiche del Regno, sin dai normanni, appaiono collegate all’espansione latina nel mediterraneo occidentale e orientale, veicolata formalmente tramite le crociate. Tali imprese militari posero il focus dell’azione militare europea verso i regni ortodossi e musulmani, creando così una spinta verso il mediterraneo del mondo latino che, nonostante le alterne vicende delle crociate, costituirà un dato caratterizzante di tutta la storia del mediterraneo dall’undicesimo secolo sino al quattordicesimo.

Il Regno di Sicilia, per i suoi ovvi connotati geografici, costituì un punto di lancio, per le dinastie in esso insediate, verso possibili conquiste orientali e africane. Basti pensare, ad esempio, ai possedimenti africani di Ruggero II, o ai tentativi di espansione orientale di suo nipote, Guglielmo II il buono. Già nei primi anni di governo sotto Ruggero II, quando ancora il Regno di Sicilia non esisteva come compagine monarchica, le politiche della corte normanna guardarono con occhi attenti e vispi verso gli accadimenti del vicino Regno di Gerusalemme.

Il Regno di Gerusalemme, per i cristiani, costituiva un miraggio difficile da abbandonare, nonostante tutte le difficoltà sorte per il suo mantenimento: era il simbolo stesso delle crociate, della fede militante europea, del tentativo di riacquistare tutela e governo dei luoghi sacri della cristianità.

stemma di Giovanna II d’Angiò nel Codice di Santa Maria, composto da Croce di Gerusalemme, Gigli di Francia e fasce rosso – argento degli Angiò Durazzo

Nel 1113, in cerca di un prestigio regale non ancora raggiunto dalla sfarzosa corte normanna, Adelaide del Vasto, madre di Ruggero II, fu data in sposa al re di Gerusalemme Baldovino I. Probabilmente per la corte normanna tale matrimonio avrebbe comportato l’acquisizione, alla morte della coppia regale, del titolo di Re di Gerusalemme, vista la mancanza di eredi di Baldovino I e l’età avanzata dei due coniugi.

Tuttavia il matrimonio risultò, a detta dei cronisti, alquanto infelice e fu annullato. Forse le scelte della politica Normanna determinarono tale annullamento, visto lo stato critico un cui versava il Regno di Gerusalemme dal punto di vista militare ed economico.

Tuttavia i tentativi di espansione ierosolimitana delle corti meridionali non si fermarono qui: fu infatti Federico II a riprendere gli antichi propositi del suo avo Ruggero e a prender parte in prima persona alla sesta crociata. Sorvolando sui dettagli di questa particolare impresa militare e diplomatica intrapresa dal Puer Apulie ci basterà ribadire che la corona di Gerusalemme fu da lui ottenuta con successo, tramite un rituale di incoronazione divenuto incredibilmente celebre per il suo peso ideologico e simbolico. La croce di Gerusalemme non appare negli stemmi federiciani coevi alla sesta crociata, tuttavia alcuni studiosi di araldica, a partire dal sedicesimo secolo, inserirono la croce di Gerusalemme all’interno di alcune ricostruzioni dello stemma di Federico II.

Stemma di Federico II così come ricostruito da Scipione Mazzella nel 1601

Carlo d’Angiò e il titolo di “re di Gerusalemme”

L’utilizzo standardizzato della croce di Gerusalemme all’interno dell’araldica del regno ha tuttavia inizio con la dinastia angioina, da Carlo I in poi. Il monarca, che conquistò il regno tramite una crociata indetta dalla chiesa contro Manfredi, fu famoso presso i contemporanei per il gran fervore religioso e le doti militari e cavalleresche. Le sue politiche mediterranee lo resero degno successore di Normanni e Svevi, portando ad azioni militari e diplomatiche intersecate tra Balcani, Oriente latino e Africa settentrionale.

E’ in tale contesto che Carlo I acquista da Maria di Antiochia, nipote del re di Gerusalemme Amauri I, i diritti alla corona del Regno. Da quel momento in poi il titolo onorifico di Re di Gerusalemme diventerà vanto (seppur ampiamente contestato) della casata angioina, che userà la croce di Gerusalemme all’interno del suo stemma dinastico. Da qui in poi la croce di Gerusalemme verrà utilizzata da quasi tutti i monarchi del regno: posta sulle monete dagli angioini fino al vicereame spagnolo e ampiamente riscontrabile in numerosissime rappresentazioni ufficiali dello stemma del regno prodotte nei secoli successivi.

Silvio Sannino

coronato di Ferrante I con croce di Gerusalemme, ex numismatica Ranieri

Bibliografia

Emile G. Léonard, Gli Angioini di Napoli, Dall’Oglio, Milano, 1967.

Paolo Grillo, L’aquila e il giglio, 1266: la battaglia di Benevento, Salerno editrice, Roma, 2017.

G. M. Cantarella, Ruggero II: il conquistatore normanno che fondò il Regno di Sicilia, Salerno editrice, 2020.

E. Kantorowicz, Federico II imperatore, traduzione di G. P. Colombo, Garzanti, Milano 2020.

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