Aniella di Massimo
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Tra largo Antignano e via Consalvo Carelli, nel quartiere Vomero, c’è una delle poche strade intitolate a una donna della città di Napoli. Si tratta di via Annella di Massimo, pittrice napoletana fiorita nella prima metà del Seicento.

Chi era questa pittrice e perché si chiama così?

Alcune notizie biografiche su Annella di Massimo

Annella di Massimo, al secolo Diana De Rosa, da cui Dianella e poi Annella, è nata a Napoli nel 1602 e qui è morta il 7 dicembre 1643.

Vive in un contesto artistico prolifico e stimolante. Suo fratello era il noto pittore Giovan Francesco Pacecco De Rosa, entrambi figli di Caterina De Mauro e Tommaso, pittore anch’egli.

La madre, inoltre, rimasta vedova, sposa nel 1612 il pittore Filippo Vitale, pittore che, seppur piuttosto legato alle sue matrici tardocinquecentesche, era tra i primi napoletani a recepire l’importanza delle innovazioni caravaggesche.

La stessa Diana sposa un pittore, Agostino Beltrano, detto Agostinello. La rete di parentela, poi, si fa più complessa col matrimonio di Aniello Falcone con una figliastra di Filippo Vitale e quello del pittore Juan Do con Grazia, sorella di Diana e di Pacecco De Rosa.

Il rapporto di Annella di Massimo con Massimo Stanzione

Tutti i personaggi della famiglia di Pacecco e Diana De Rosa orbitano attorto al grande maestro Massimo Stanzione, punto di riferimento per la pittura napoletana della prima metà del Seicento.

Annella di Massimo è nota con questo nome proprio per la vicinanza al grande maestro. Si racconta che la donna fosse la pupilla del maestro, il quale si recava spesso da lei, anche in assenza del marito per controllare i suoi lavori e per elogiarla.

Sul loro rapporto si è a lungo discusso, le fonti antiche riportavano infatti un intreccio romanzesco secondo cui la donna sarebbe morta per mano del marito ingiustamente geloso.

Massimo Stanzione, Susanna e i vecchioni, Städelsches Kunstinstitut, Francoforte sul Meno

Massimo Stanzione, per rendere eterno il ricordo della sua allieva, la raffigura nel quadro “Susanna e i Vecchioni”, che richiama l’episodio biblico.

A fugare tutti i dubbi sulla morte romanzesca di Annella di Massimo è stato rinvenuto l’atto di morte della pittrice, in cui si legge che morì di malattia il 7 dic. 1643, dopo una vita di successi professionali che le permise di lasciare ai figli una discreta somma di denaro guadagnata in tempi diversi da lei e dal marito Agostino Beltrano.

Le opere di Annella di Massimo

La mancanza di date da legare a opere sicure rende assai problematica l’indagine sulla personalità artistica e sulla produzione di Annella di Massimo.

Le due tele principali per cui la pittrice è ricordata si trovavano sul soffitto dell’abside della chiesa di Santa Maria Incoronatella della Pietà dei Turchini. Questi raffiguravano la Nascita e la Morte della Vergine e apparivano perfetti “nel disegno, nel componimento, e nel colorito” (De Dominici, III, p. 97).

Fig.1

La tradizione assegna alla De Rosa, oltre ai lavori nel soffitto della Pietà dei Turchini, anche un dipinto per la chiesa di Monte Oliveto, oggi S. Anna dei Lombardi, ed uno nella sacrestia della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone: tutte opere di cui oggi non v’è più traccia.

Per completezza d’informazione si informa che secondo recenti studi del ricercatore Achille della Ragione, le due tele che attualmente si vedono entrando nella chiesa della Pietà dei Turchini (fig.1 e fig. 2) ai lati dell’altare sono probabilmente le stesse che il De Dominici collocava nel soffitto.

Fig. 2

La difficoltà maggiore nell’identificare opere sicure di Annella di Massimo dipende probabilmente dal fatto che la pittrice collaborava attivamente ad opere sia dello Stanzione che del Beltrano, senza però quasi mai completarle.

Il ricordo di Annella di Massimo

Seppur poco conosciuto, il nome di Annella di Massimo è ben noto a tutti i napoletani, e in particolare ai vomeresi, che passeggiano per la via che porta il suo nome.

Triste riscontrare che il nome con cui una grande pittrice napoletana sia conosciuta è in realtà legato in modo così stretto al suo maestro. L’augurio è quello di far conoscere il più possibile il lavoro, la storia e la grandezza di Diana De Rosa, restituendole la sua dignità di donna e di pittrice.

Sitografia

https://www.treccani.it/enciclopedia/diana-de-rosa_%28Dizionario-Biografico%29/

https://www.treccani.it/enciclopedia/de-rosa-giovan-francesco-detto-pacecco_(Dizionario-Biografico)/

Bibliografia

Storia delle donne di Napoli, Yvonne Carbonaro, Kairòs edizioni, 2021

Le strade di Napoli, Romualdo Marrone, Newton Periodici

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