Pasqua napoletana

I riti della tavola della Pasqua napoletana: tavola corta e tavola lunga

Lungo e ricco è il pranzo domenicale come tradizione napoletana comanda, soprattutto se si tratta di una domenica di festa.

La Domenica delle Palme nel celebrare l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, vuole la lettura del Passo del Vangelo di Giovanni, dal quale si trae il lungo brano dedicato alla Passione e Morte del Cristo in quelli che furono i giorni della Pasqua ebraica, tanto che a Napoli è detta ‘a Mess co’Pass’, ovvero la ‘Messa della Passio, e che obbliga ad una celebrazione lunga con un pranzo che, ne consegue, non può essere particolarmente elaborato.

Da qui il detto: ‘Messa Longa e tavula cort’!’

I riti cattolici e quelli popolari della Pasqua napoletana: folklore popolare e religione

Nell’aprire ai riti della Settimana Santa, nelle case si incominciano a vedere i colori ed i sapori dei giorni della Pasqua che, a Napoli ed in Campania, è una festa particolarmente sentita.

I riti popolari della Pasqua napoletana si incrociano con quelli cattolici e si tramandano nel tempo senza perderne l’essenza, si mescolano a quelli della tavola che sono diventati ‘un must’ della nostra tradizione.

S’incomincia dal mercoledì pomeriggio, giorno di preparazione del Triduo con la consegna alle chiese delle piantine di grano preparate durante il periodo quaresimale, che prenderanno posto sull’altare nella Messa in Coena Domini del giovedì sera.

Il Giovedì Santo del napoletano inizia di prima mattina con la fila dal pescivendolo per la spesa dei frutti di mare e del polipo verace per la zuppa di cozze che segue la visita ai Sepolcri, in una sorta di rievocazione dello struscio a Toledo, della visita alle sette chiese, come dai tempi di Ferdinando IV che la inventò.

Intorno alle ore 18 suonano per l’ultima volta le campane in attesa della Pasqua, la lunga celebrazione liturgica col rito della Lavanda dei Piedi e la Visita ai Sepolcri che ne segue, sono il preludio sacro al rito profano della cena a base di pesce che caratterizza il primo giorno del Sacro Triduo pasquale.

Il Venerdì Santo è giorno di digiuno.

Nel giorno in cui la Chiesa cattolica ricorda la morte del Cristo in croce, nei comuni campani è il giorno delle rievocazioni storiche della Passione, rappresentata con statue sacre e figuranti, accompagnati dalle bande musicali locali, in momenti che si svolgono in un pomeriggio, ma che ha visto la sua preparazione per mesi interi.

La più antica è quella dei Misteri di Procida, che risale al XVII sec.

Pasqua napoletana
Misteri procidani

I Misteri sono dei carri allegorici su cui sono rappresentate delle tavolette realizzate in materiale vario, che rappresentano parole scritte nell’Antico e nel Nuovo Testamento.

La Processione dei Misteri, che vengono portati a spalla, comincia all’alba del Venerdì Santo, dopo che le Statue e i Misteri stessi che la compongono, si sono radunate.

Generalmente il percorso è da Terra Murata a Marina Grande.

Meno nota, ma non meno suggestiva è la Via Crucis di Acerra, dove la rappresentazione della Passione inizia dalla notte del Getsemani.

Pasqua napoletana
Pasqua napoletana : Via Crucis di Acerra – Figuranti

Centinai i figuranti in costume che la compongono, rappresentando le 14 Stazioni della Via Crucis, cori di bambini accompagnati dalla banda musicale cittadina, accompagnano le Statue della Vergine Addolorata portata a spalla e accompagnata da donne vestite di nero che portano ceri, dietro la statua del Cristo Morto, anch’esso portato a spalla da uomini vestiti di bianco con una corona d’edera sul capo.

Chiudono il corteo, i bambini che rappresentano gli angeli che portano i cuscini coi simboli della regalità del Cristo, seguiti dalle croci con sopra i simboli della Passione.

I momenti più forti sono quelli in cui vengono rievocate le tre cadute del Cristo con la croce sulle spalle e la Crocifissione che, sul calar della sera, avviene sulle terrazze del Castello Baronale della cittadina, da cui, nel primo pomeriggio, il corteo sei era avviato, nel mentre che le statue della Vergine e del Cristo morto, dalla Chiesa del Suffragio, si univano al corteo.

I comuni dell’area costiera, in particolare quella amalfitana, preparano i riti della Settimana Santa coinvolgendo la popolazione attraverso le Confraternite che li organizzano e li gestiscono. Si tratta sempre di processioni in costume, che rievocano le stazioni della Via Crucis.

Il Sabato Santo, la Chiesa cattolica tace.

É il giorno del silenzio. É il giorno in cui si prepara la Messa della Veglia, nell’attesa della Pasqua. E mentre la chiesa è in silenzio nel giorno in cui Cristo è deposto nel Sepolcro, si animano le cucine.

L’odore dei carciofi arrostiti si mescola con l’aria di primavera, nelle case inizia il rito della preparazione del pranzo della Pasqua, s’incomincia a organizzare la tradizionale fellata: salame simbolo contadino della fertilità, ricotta salata conica, rigorosamente della provincia avellinese che simboleggia l’unione familiare, uova sode che simboleggiano la Vita, provolone che rappresenta la buona notizia dopo la morte,  tortano, casatiello adornato con le quattro uova sode fermate su di esso con una croce fatta con l’impasto stesso, torte salate ripiene, i taralli dolci preparati nei forni delle nonne, ma soprattutto il profumo dell’acqua millefiori che invade le cucine durante la preparazione di ‘sua maestà’ la Pastiera, la regina della Pasqua napoletana!

Pasqua napoletana
La Pastiera

Intanto lungo le strade, a partire dal pomeriggio, un rito a metà tra il sacro e il profano, caratterizza la città e la sua provincia: scendono in strada i battenti della Madonna dell’Arco che, con carri, bandiere, stendardi e bande musicali, vanno in processione, attraversando strade e vie, fermandosi a omaggiare le immagini sacre che trovano lungo il loro percorso.

Il suono delle campane intorno alla mezzanotte durante la Messa della Veglia pasquale annuncia che finalmente è domenica.

È Pasqua. I canti di Lode vengono sostituiti dall’Alleluia che risuona gloriosa. Il giorno inizia presto: squadre di battenti, vestiti di bianco con coccarde azzurre e rosse con sopra l’effige del Vergine dell’Arco appuntata sul petto, attraversano non solo le vie cittadine con carri, bandiere e stendardi, ma soprattutto con le loro bande musicali, quasi a voler svegliare i napoletani, per ricordare che è arrivato il giorno della festa.

Le celebrazioni nelle chiese annunciano la Resurrezione. Sulle tavole napoletane, fanno sfoggio i rustici della tradizione, la fellata, i carciofi, il bicchiere pronto con l’acqua santa e il ramoscello d’ulivo per benedire la tavola. È il giorno della ‘Messa Corta e tavola lunga’

Pasqua napoletana
Tavola pasquale

Come su un palcoscenico, va in scena la vera ‘Pasqua napoletana’. Al rientro dalla Messa, risuonano pentolami e voci familiari che danno vita al lungo pranzo iniziato a preparare il giorno prima, sulla tavola della festa di primavera, tutte le pietanze della cucina tradizionale, prendono posto.

Il  culmine della Pasqua di Napoli e provincia è nella mattina del Lunedì di Pasquetta, quando le squadre dei battenti si recano al Santuario della Madonna dell’Arco, all’interno del quale si vivono momenti del folklore popolare incrociato a misticismo.

Dalle chiese fino alle tavole nelle case, nei quartieri e lungo le strade, il tempo della pasqua napoletana è un tempo in cui tutto è legato, poiché le tradizioni popolari partenopee e campane, nascono nei luoghi di culto e si mescolano con l’essenza popolare, di cui diventano parte fondamentale.

Sitografia

madonnadellarco.it

comune.acerra.na.it

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