Il Castello di Riardo si trova sulla cima del colle dell’omonimo comune, situato nella zona alta di Caserta. Di origine medievale, il castello mostra chiaramente lo stato di abbandono e di usura, pur conservando la sua solennità. Il paesino è conosciuto da sempre per la presenza di sorgenti d’acqua, domina infatti la piana del Savone, torrente che nasce a Roccamonfina e sfocia nel Tirreno.
Il Castello di Riardo: la struttura
Guardando alla conformazione del Castello casertano potremmo facilmente ricondurlo al periodo Angioino. In realtà in questo periodo risalgono dei lavori di restauro che hanno dato alla struttura l’aspetto che oggi conserva. Infatti, all’inizio del Novecento, gli operai trovarono tra le mura una pietra che riportava incisa la data 1122. Probabilmente la fortezza esisteva già durante il periodo dei Longobardi ma è stata ampliata dai primi feudatari normanni. Durante il periodo longobardo i quattro figli di Landolfo, capostipite della nota famiglia dei Castaldei, innalzarono rocche e castelli nei punti strategici per difendere la contea di Capua che diventa, successivamente, principato.
Nella sua struttura originaria il castello era composto da un piano seminterrato, dal piano terra e da due piani superiori. Tuttavia, la peculiarità che più lo rappresenta è il finestrone arcuato che ci dona una vista mozzafiato, arrivando fino al mare attraverso la piana del Savone.
Ci sono, inoltre, alcuni elementi strutturali che ci riconducono al periodo angioino: la zoccolatura delle torri “a zampa di elefante” che serviva a rafforzare la base del castello, permettendo più resistenza in caso di bombardamenti e attacchi dai nemici; la merlatura che orna le torri e le collega tra loro, anche questi avevano una funziona difensiva. La parte terminale della torre maestra, invece, era fornita di muri cavi che riportavano all’interno una scala che conduceva al mastio.
Il Castello di Riardo: il re e i tre abitanti
I riardesi raccontano con grande orgoglio un episodio che risale alla disputa tra Angioini e Aragonesi per la conquista del regno di Napoli e che vede come oggetto il castello. Un giovane feudatario del re Ferrante, Antonio Cristoforo Gaetani, aveva parteggiato per la vincita degli Angioini contro l’ascesa al trono del suo sovrano. Le sorti del conflitto furono a favore degli Aragonesi e il re Ferrante d’Aragona volle fargliela pagare dichiarando l’assedio a Riardo con il suo esercito guidato da Roberto Sanseverino. Gli abitanti riuscirono a resistere per qualche giorno ma dopo dovettero cedere alle forze degli Aragonesi, eccetto per tre abitanti che si erano intrufolati all’interno del castello iniziando a tirare dei massi contro i nemici.
I tre abitanti e il patto col re
Il re, per evitare perdite di tempo e risparmiare vite umane, finse un patto con i tre riardesi promettendo loro la salvezza e qualsiasi cosa volessero. Chiesero una grande quantità di monete d’oro e il re acconsentì alla richiesta. I tre popolani non si fidavano delle sue parole, volevano dunque farsi beffa del re e dell’esercito. Allora calarono il ponte levatoio, i riardesi ritirarono le monete e a quel punto avrebbero dovuto consegnarsi.
Passarono delle ore, ormai era sera ma i tre abitanti ancora non uscivano dal castello, così il re ordina di sfondare il cancello principale ma di loro non era rimasta traccia. I tre riardesi scapparono usando un passaggio segreto addentrandosi in un cimitero a ridosso della struttura, in una zona chiamata all’epoca Campo Congo. Questo episodio risale circa al 1463 e simboleggia la capacità di resistenza degli antenati di Riardo.
Riardo: altri edifici storici
Il Castello non è l’unico edificio storico di Riardo, possiamo trovarvi la chiesa principale di Santa Maria a Silice, chiamata in origine Ave Gratia Plena, chiesa dell’Annunziata che custodisce la statua della Madonna della Stella. Inoltre troviamo la chiesa di San Leonardo, nata come chiesa di San Paolo, diventa nel tredicesimo secolo un Convento Agostiniano. Sotto le arcate si trovano degli affreschi trecenteschi raffiguranti il volto di Gesù, San Francesco e Papa Onorio III.
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