L’interno del Teatro San Carlo è stato utilizzato per girare Le avventure acquatiche di Steve Zissou (The Life Aquatic with Steve Zissou), film del 2004 di Wes Anderson, regista statunitense celebre per la sua estetica, fatta di simmetria, campi larghi e colori. Napoli così, tra tutti i suoi innumerevoli primati, può anche vantare di essere un luogo “andersoniano”, in quanto è stata in grado di ispirare e soprattutto esprimere la poetica dell’eccentrico cineasta.
Steve Zissou, il quarto film di Wes Anderson
Il film tratta di Steve Zissou, un famoso esploratore e documentarista oceanico. La sua carriera è ormai in declino, nonostante in passato abbia ispirato la passione per il mondo sottomarino a generazioni di giovani di tutto il mondo.
La sua ultima avventura riguarda l’incontro con uno “squalo-giaguaro“, speciale essere marino alla cui esistenza nessuno sembra credere. La ricerca dello squalo sarà alla base dell’intreccio del film.
Il festival di Loquasto al Teatro San Carlo
Il San Carlo, il teatro lirico più antico d’Europa, è scelto come ambientazione per il Festival Internazionale di Loquasto, ossia lo strano e signorile contesto in cui Zissou presenta al pubblico l’anteprima del suo nuovo documentario.
L’ambientazione è quasi opposta a quella del resto del film, che si svolge per lo più in in mare, a bordo di una fantomatica nave, la Belafonte, alla ricerca dello squalo-giaguaro. Ci sarebbe da chiedersi quale sia il nesso tra il teatro San Carlo e un film dedicato alla navigazione e all’esplorazione degli oceani.
Un berretto di lana rosso, indossato dallo stravagante equipaggio di Zissou sia durante le spedizioni marittime che durante il festival, è l’insolito punto di contatto tra i due mondi, quello elegante del San Carlo e quello avventuroso del resto del film.
Il sipario del San Carlo
Già nei primi secondi della pellicola si evidenzia lo storico sipario del San Carlo, raffigurante il Parnaso di Giuseppe Mancinelli, installato nel 1854. La decorazione dei sipari non era un lavoro molto in voga tra gli artisti all’essere, ma in questo caso l’opera fu subito acclamata come un capolavoro.
Il Parnaso è una montagna sita nel centro della Grecia, secondo la tradizione consacrata al culto del dio Apollo e delle Muse. Sulla tela si trovano rappresentati i massimi esponenti delle civiltà di un tempo. Si evidenziano, in particolare, le grandi personalità di Omero, Virgilio e Dante.
Il sipario, largo 17 metri e alto 12, rappresenta in un certo senso uno spettacolo a sè stante, che varrebbe da solo il prezzo del biglietto. Non a caso Wes Anderson sceglie di iniziare il film con un’inquadratura del tendaggio, davanti al quale si tiene la conferenza stampa di Steve Zissou.
La bellezza del drappo travalica così i confini del teatro d’opera, per arrivare sul grande schermo. Perfettamente inserito nel prologo del film, il sipario schiudendosi svelerà la storia a seguire, trasportando lo spettatore in mondi lontani e fantastici.
I protagonisti di The Life Aquatic with Steve Zissou aprono quindi il sipario sul mondo marino sommerso, provando a svelarne i segreti. Un omaggio alla vita degli oceani, ma anche ai documentaristi e agli esploratori, celebrati come atipici tenori.
L’esoticità del Mediterraneo
Napoli, con il San Carlo ma anche con delle scene riprese al Palazzo Reale, non è l’unica città italiana a fare da sfondo alle avventure di Steve Zissou. Altre location sono Roma, l’isola di Ponza, Sabaudia e Nettuno.
L’Italia centro-meridionale ispira così le rotte della Belafonte, con le ambientazioni mediterranee perfette nel raccontare una storia solo apparentamente lontana dalla nostra quotidianità.
Vivere in un film di Wes Anderson
C’è chi cerca in giro per il mondo architetture e colori che ricordino i film di Wes Anderson. Napoli ne ha in città una originale.
Il regista ha anche dichiarato di essersi ispirato a L’oro di Napoli, di Vittorio De Sica, per il suo film a episodi The French Dispatch, del 2021.
Fare cinema all’interno del teatro può sembrare una contraddizione storica. Girare Le avventure acquatiche di Steve Zissou non era sicuramente tra gli intenti di Re Carlo III Di Borbone, ma in fondo poco importa che il San Carlo ospiti la lirica, il cinema o un documentario. Wes Anderson, insieme a Napoli, travalica le barriere tra le forme d’arte. Basta guardare una tela, o in questo caso un sipario, per trasportare l’immaginazione dal cuore di Partenope fino agli abissi più profondi.
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