Immaginiamo di poterci svegliare ogni mattina guardando il paradiso. Questa doveva essere la sensazione della famiglia di imprenditori che comprò il Castello Giusso di Vico Equense, dandole anche il nome.
In origine questa struttura, con i suoi giardini ampi e le mura alte e rosse, era in realtà nata per scopi militari: Vico Equense era infatti una città sprovvista di cinta muraria e per secoli soffriva le incursioni dal mare dei saraceni e da terra dei sorrentini.
Problemi di sicurezza
Vico Equense, dopo la caduta dell’Impero Romano, era un piccolo insediamento che più volte fu devastato dalle invasioni barbariche e, successivamente, rientrò nei confini del Ducato di Sorrento. Fra i cittadini di Vico e i sorrentini, però, non correva affatto buon sangue. E la resa dei conti arrivò quando gli Angioini presero il potere: la politica in costiera si divise infatti fra gli Amalfitani, molto favorevoli ai francesi, e i Sorrentini, che invece erano rimasti fedeli ai Normanni. Come ritorsione, infatti, i cittadini di Sorrento si organizzarono in bande armate che saccheggiavano le città vicine. E Vico Equense fu la prima a subire le incursioni.
Ci pensò allora Carlo II d’Angiò a rispondere, tramite il potentissimo consigliere Sparano da Bari, fortificando l’intera città con una cinta muraria e un castello. Correva l’anno 1284 e nacque così la prima struttura del futuro Castello Giusso: doveva essere il punto di guardia, con alloggi per i militari e magazzini per i viveri in caso di assedio: l’idea del re era infatti quella di creare un presidio fedele alla nuova monarchia nella Costiera Sorrentina, in modo da tenere sotto controllo le città ribelli. In special modo, appunto, Sorrento.
Da quel momento, il Castello seguì le sorti del Regno di Napoli: dopo la caduta degli angioini finì prima ai Carafa e poi ai Ravaschieri (e c’è una targa nel giardino che lo ricorda), poi diventò addirittura residenza estiva di Giuseppe Bonaparte. Infine passò fra le mani di un tale Nicola Amalfi e, nel 1822, fu comprato da imprenditori genovesi, i Giusso, che avevano intenzione di cominciare un’attività in Campania nel campo della produzione della seta. Per l’occasione comprarono anche il convento dei camaldolesi alle spalle di Vico Equense, che oggi si chiama non a caso Astapiana Villa Giusso.
Esploriamo il Castello Giusso
Della struttura antica rimane molto poco. È infatti stato quasi completamente modificato nel ‘500, sul modello e sul gusto del viceregno. D’altro canto, le antiche strutture militari furono distrutte per far spazio al palazzo residenziale voluto da Ferrante Carafa, che oggi ci incanta con terrazze a picco sul mare, affreschi secolari e dipinti del XVII secolo. La famiglia Giusso, che visse qui fino agli anni ’30, fu poi molto rispettosa della storia del palazzo e decise di restaurare e conservare tutti i dipinti.
Casa di Gaetano Filangieri
Non bastano i nomi delle grandi famiglie di Napoli. In queste mura infatti visse per diversi anni Gaetano Filangieri, il filosofo e giurista napoletano che, fra queste mura, compose una delle sue opere più importanti: “Scienza della Legislazione“.
L’impatto con il Castello Giusso oggi è uno scontro con la bellezza: il giardino, elegante e curato, finisce con una terrazza che incornicia un panorama che comincia con l’infinito del mare e finisce con il Vesuvio che lo incornicia. In lontananza si vede Napoli, ai propri piedi c’è un mare trasparente che lambisce la scogliera a picco sul mare. Dentro, invece, sale affrescate che oggi sono sede di eventi e attività. Una bellezza senza fine che merita di essere scoperta e rende Vico Equense una delle città più belle dell’intera Campania.
Riferimenti:
Il Castello | Castello Giusso
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