Sedersi a tavola nella valle del Sele significa confrontarsi con un saporitissimo piatto di pasta e ceci. Qui, però, assume un nome molto particolare: matassa di Caposele, un prodotto della Campania di origine protetta che, nella sua tradizione di lunghe lavorazioni manuali e di sapori genuini, racconta alla perfezione i sapori del territorio.
Si tratta, in realtà, di una ricetta tradizionale proveniente dal popolo Arbëreshë, proveniente da una terra che si trova a metà fra l’Albania e la Grecia.
In realtà questa storia comincia in un modo tutt’altro che pacifico.
Conquistatori bizantini
Dobbiamo tornare più o meno nel VI secolo, quando l’Impero Romano era ormai crollato e l’Italia era terra di conquista fra barbari, saraceni e altre popolazioni venute da ancora più lontano, come ci racconta ad esempio la storia di Celle di Bulgheria. In questo marasma si fece avanti il progetto dell’Impero Bizantino di riprendere le antiche terre appartenute all’Impero, per ricostruire i fasti di Roma: nell’esercito di Belisario erano presenti numerosi reparti provenienti dalla zona balcanica e, fra questi, c’era anche un consistente reparto albanese, che portò con sé tradizioni e cultura.
Se in Puglia la comunità di origini albanesi ha avuto uno sviluppo dovuto alla vicinanza della regione con i Balcani, la presenza in Campania, in Calabria e in Basilicata comincia invece con le conquiste bizantine. E in special modo nella Valle del Sele alcuni albanesi decisero di stabilirsi qui portando una particolare lavorazione: le Shëtridhlat, in Italiano “striglie”.
Altre teorie, invece, datano di circa 1000 anni in avanti questa pasta, facendola risalire alla grande migrazione del popolo Arbëreshë nel XVI secolo. E quindi la pasta avrebbe più o meno 500 anni. Quel che è certo è che oggi è un prodotto tipico e secolare di Caposele.
Una ricetta antica per la matassa di Caposele
L’unica certezza è che, ancora oggi, nella casa delle famiglie della valle del Sele, si prepara ancora oggi la matassa di Caposele con le antiche movenze, che continuano uguali da più di 200 anni nel mese di luglio.
Le matasse si realizzano mischiando in parti uguali farina di grano tenero e farina di grano duro, poi vengono stese con un movimento ritmico delle mani: prima arrotolate, poi assottigliate progressivamente con i polpastrelli. La pasta, che finisce in tanti piccoli filamenti, viene cotta nell’acqua bollente e poi servita assieme ad aglio. Il piatto è praticamente quasi identico, anche nella lavorazione, all’equivalente albanese.
È possibile assaggiare la matassa di Caposele nella sagra organizzata ogni anno proprio in città, nel mese di agosto.
Info e foto: Matasse di Caposele – Pro Loco Caposele
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