Franco Califano, celebre cantautore e paroliere romano, aveva origini meridionali. Suo padre era infatti di Pagani e sua madre di Nocera Inferiore, nell’Agro Nocerino Sarnese. Il “Califfo“, così come era soprannominato, ha sempre mantenuto nel corso della sua carriera un forte legame con le origini paganesi.
L’infanzia di Franco Califano
Franco Califano nacque in realtà molto più a sud della provincia di Salerno, precisamente tra i cieli di Tripoli. Nacque infatti in volo, nel 1938, durante il periodo in cui il padre Salvatore era impegnato come militare in Libia, costringendo il pilota a un atterraggio di emergenza.
In seguito alla nascita, la famiglia si trasferì a Nocera, città della madre Jolanda Ianniello. Franco passò così parte dell’infanzia nella fertile valle racchiusa tra il Vesuvio e i Monti Lattari.
Il futuro cantautore fu iscritto a vari istituti, da cui venne spesso cacciato per indisciplina. Lui stesso racconterà l’avventurosa fuga dal collegio Sant’Andrea di Amalfi, avvenuta da ragazzino, da cui scappò per raggiungere a piedi Pagani, valicando quindi i monti che separano la costa dall’entroterra. L’evasione sarebbe avvenuta addirittura senza scarpe.
I miei errori sono il risultato di una sciagurata infanzia. C’è a chi capita l’infanzia con le case piene di giocattoli, chi va in giro con i vestitini di velluto in doveroso pellegrinaggio da parenti e conoscenti, e ci sono invece i bambini trovatelli. Io sono suppergiù uno di quelli. A otto anni fui rinchiuso in un collegio ad Amalfi.
Franco Califano
La famiglia, intanto, si sarebbe trasferita definitivamente a Roma. Franco frequentò nella Capitale le scuole serali.
Le canzoni del Califfo
In seguito al suo successo come autore di testi di canzoni, tra cui si ricorda “La musica è finita”, cantata da Ornella Vanoni, Franco Califano esordì nel 1972 con il disco “‘N bastardo venuto dar Sud”, il cui titolo rievoca le radici meridionali.
Nel brano “Buio e luna piena” del 1982, in particolare, sono ricordate anche le sue avventure giovanili tra Costiera e Agro Nocerino.
La mia infanzia la buttai
Franco Califano – Buio e luna piena, 1982
Nei collegi dove andai
Ma va bene anche così
Trai suoi pezzi più celebri si annovera il brano “Tutto il resto è noia”, del 1977, oltre ai testi scritti per Mia Martini, come il successo senza tempo di “Minuetto”.
Altro brano che sembra riecheggiare l’infanzia difficile in Campania è “Un tempo piccolo”, del 2005. Il pezzo fu promosso anche da una cover dei Tiromancino, il cui videoclip racconta di un ragazzino che prende il volo dopo aver costruito un astronave con dei rifiuti.
Diventai grande in un tempo piccolo
Franco Califano – Un tempo piccolo (testo della versione dei Tiromancino)
Mi buttai dal letto per sentirmi libero
Vestendomi in fretta per non fare caso
A tutto quello che avrei lasciato
Scesi per la strada e mi mischiai al traffico
Il gemellaggio tra Pagani e Ardea
Franco Califano si è spento a Roma nel 2013, nella sua villa di Acilia. Riposa per sua volontà nel cimitero di Ardea, comune del litorale romano. Sulla lapide è presente l’epitaffio “Non escludo il ritorno”, anche titolo del brano presentato a Sanremo nel 2005.
I comuni di Pagani e Ardea hanno istituito un gemellaggio in onore del cantautore. Ad Ardea è presente una Casa Museo a lui dedicata. Pagani conferì al poeta-cantautore la cittadinanza onoraria nel 2007, mentre nel 2023 è stata posta in suo ricordo una targa in Via Risorgimento, residenza della sua famiglia di origine.
La via del tempo piccolo
La sua carriera è profondamente legata a Roma, che lo ha eletto tra i suoi artisti più rappresentativi, intitolandogli anche una piazza.
Dietro però la vita romana, anzi alle sue origini, si pone il tempo piccolo trascorso tra Pagani, Nocera e la Costiera amalfitana. Un periodo da lui stesso ricordato come difficile e tormentato, ma allo stesso tempo formativo verso le avversità della vita e nel suo diventare grande.
Provando a immaginare il giovanissimo Franco che attraversa scalzo il Valico di Chiunzi, scappando da Amalfi verso Pagani, si comprende un’esigenza di libertà avvertita molto presto, in un’avventurosa poesia che lo avrebbe poi avvicinato all’arte.
Il Califfo manterrà sempre vivo il legame con Pagani e i suoi parenti. Segno di un’infanzia che ha comunque portato con sè, nel tentativo forse di poterne vivere una diversa o di ricordare in eterno il passato folle di quel tempo piccolo.
Bibliografia:
Antonio Gaudino, Paolo Silvestrini; Franco Califano. Un attimo di vita; 2014
Paolo Romano; Il castello di carta, Guida letteraria di Salerno e della sua provincia; 2021
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