Nel Rione Sanità a Napoli, a pochi passi dalle Chiese ipogee nel Borgo dei Vergini, si cela la bellissima Chiesa di Santa Maria dei Vergini. Un piccolo gioiello architettonico che, come lo stesso quartiere in cui si trova, narra una storia di fede, di resilienza e di rinascita.
La Chiesa di Santa Maria dei Vergini sui resti di una cappella omonima
L’edificio fu costruito nel 1326, dove si trovava una piccola cappella e un ospedale, entrambi dedicati a Santa Maria del Borgo dei Vergini. La chiesa vide susseguirsi i frati Crociferi di San Cleto e i Padri della Missione. L’edificio assunse la fisionomia architettonica che conosciamo oggi grazie a numerosi interventi di restauro.
Tra gli interventi di maggior rilievo, quello del XVIII secolo, che donò alla chiesa la sua facciata barocca, opera del celebre Giuseppe Astarita.
La facciata con la statua dell’Immacolata
Un sapiente gioco chiaroscurale compone la facciata, fatto di paraste, colonne e piperno, arricchiti da stucchi che delineano un disegno di luci e di ombre. Al centro troneggia una grande statua dell’Immacolata, che volge il suo sguardo benevolo e misericordioso sui passanti di Via Vergini.
I bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale
Questo piccolo edificio di culto fu duramente bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale. La Chiesa di Santa Maria dei Vergini fu ridotta quasi in macerie, divorando arredi sacri e opere d’arte. Solo alcune delle strutture e poche testimonianze del suo passato, sopravvissero alla violenza delle fiamme che divamparono e divorarono ogni cosa.
La rinascita negli anni ’50 del Novecento
Come un’araba fenice, la Chiesa di Santa Maria dei Vergini risorse dalle proprie ceneri qualche anno più tardi. Negli anni Cinquanta del Novecento, infatti, la ricostruzione restituì la vita all’edificio, ricostruendone e rispettandone la primitiva architettura. Tra le opere salvate dalla furia bellica, la statua dell’Immacolata di Liberti e Pirotti, e il sepolcro di Galante, il settecentesco San Giuseppe con Bambino. Il fonte battesimale trovò salvezza. Esso è un’importante testimonianza del battesimo di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e compositore del noto brano Quanno nascette Ninno (da cui deriva Tu scendi dalle stelle).
Le opere di Santa Maria dei Vergini
Il dopoguerra vide l’aggiunta di nuove opere in sostituzione di quelle che andarono perdute: come la tela sull’altare maggiore dell’Immacolata di Roberto Carignani allievo di Michele Cammarano, di Edoardo Dalbono e di Vincenzo Volpe. A questo periodo risale anche il Cristo Crocifisso di Leone e alcuni affreschi sulla vita di Sant’Alfonso realizzati dal parroco-pittore Don Iginio Pinto.
Simbolo di resilienza come il Rione Sanità
Negli anni ’60, durante alcuni interventi di restauro, riemersero dei frammenti di affreschi del XVI secolo e resti del trecentesco tempio originario. Questi reperti rivelarono una storia di Santa Maria dei Vergini più lunga di quanto non si credesse.
Come il quartiere Sanità, rinato grazie all’attività de La Paranza di Don Antonio Loffredo, la Chiesa di Santa Maria dei Vergini rappresenta un faro di fede e bellezza. L’edificio è un monito a non piegarsi di fronte alle avversità e trarre forza e speranza dalla propria storia.
Bibliografia
Le Chiese di Napoli, Vincenzo Regina
Affreschi sotterranei della chiesa di S. Maria dei Vergini in Napoli, Emilio Ricciardi
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