Una buccia non troppo liscia, leggermente rugosa ma delicata, a striature che vanno dal verde-giallo al rosso intenso. Un frutto piccolo, ma che al suo interno raccoglie storia, odori e sapori di una terra antica e ancora felice.
La “Mela Annurca” infatti è un frutto che ha legami con la nostra terra da millenni, un vero e proprio simbolo della Campania Felix; questo rapporto così duraturo è attestato, difatti, dal ritrovamento di affreschi portati alla luce all’interno degli scavi delle città di Ercolano (soprattutto nella Villa dei Cervi) e di Pompei. Si può notare inoltre come questo frutto sia stato ampiamente usato, amato e studiato sin dai tempi antichi, tanto è vero che Plinio il Vecchio ci offre una disamina delle sue origini.
La storia della mela annurca
Come lo studioso romano scrive nella sua “Naturalis Historia”, la Mela Annurca ha origini nella campagna puteolana, la quale all’epoca era considerata la sede dell’ingresso agli inferi, più precisamente localizzato nel lago d’Averno. Plinio la denomina infatti “Mala Orcula”, perché prodotta intorno all’Orco (cioè gli inferi). Un altro eminente studioso che cita questa particolare varietà di mela è Gian Battista della Porta, il quale, alla fine del XVI secolo, descrive nel suo “Pomarium” queste mele che vengono chiamate appunto “orcole”. Da qui poi nei secoli si è passati ad “anorcola” e “annorcola”, mentre la denominazione di “annurca” è comparsa solo nel 1876 grazie al botanico Giuseppe Antonio Pasquale.
Nel corso del tempo però il luogo di produzione di questa particolare varietà si è spostato verso la zona del casertano e del beneventano, più precisamente nella Valle di Maddaloni, Sant’Agata dei Goti e nei paesi di Melizzano e Dugenta. Ma si può trovare in abbondanza anche in alcune zone del Cilento, in provincia di Salerno. D’altro canto, Eduardo de Filippo nella sua commedia “De Pretore Vincenzo” cita Melizzano e la sua produzione di mele annurche.
Tutto questo territorio tra ottobre e novembre si va colorando progressivamente di rosso, visto che le mele, per via del loro peduncolo particolarmente corto, vengono raccolte ancora acerbe e poi adagiate nei campi (melai) per completare la maturazione. Solo le mele completamente sane vengono adagiate su questi letti di pagliericcio e, disposte su file, sono protette da appositi teli.
Sebbene in passato questa mela non fosse considerata una varietà pregiata e per lungo tempo non sia stata competitiva sui mercati, oggi sta rivivendo una stagione di grande successo, tant’è vero che ha persino guadagnato il marchio Igp.
La Mela Annurca è un vero e proprio patrimonio del nostro territorio, se pur non perfetta alla vista e al tatto, la sua genuinità, la sua dolcezza e le sue caratteristiche nutrizionali la rendono una risorsa preziosa da più di duemila anni; l’oro rosso della Campania Felix.
-Gaia Borrelli
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