Palazzo Marigliano, si nasconde dietro uno dei portoni più belli del centro storico, situo a Via san Biagio dei Librai vicolo che può essere considerato una delle arteria più importanti della città, che parla di Napoli e pullula di folclore. Il palazzo conserva una grande raffinatezza e un’eleganza quasi regale. Regali furono chi vi abitò in cotanta bellezza, ed è qui che le loro anime restano indelebili nelle mura dell’ampio cortile, che come delle voci fuori campo raccontano i trascorsi storici della residenza.
Palazzo Marigliano, le mura che raccontano di una regina…
Palazzo Marigliano fu costruito nel 1513 per volere di Bartolomeo di Capua, commissionato all’architetto Giovanni Donadio detto il Mormando, di cui può essere ritenuta la più importante opera eseguita. La facciata ha tre piani con solo cinque finestre. La struttura del palazzo presenta diverse modifiche, apportate negli anni come l’inserimento delle botteghe nel pian terreno, ma nonostante tutto conserva l’armonia con il quale fu concepito.
“Il palazzo mostra una pura armonia, un equilibrio assoluto delle parti che ne fa un argomento di rilievo nell’architettura del Rinascimento“, così lo definì Mario Rotili nella sua Arte del cinquecento del Regno di Napoli. Curiosando nel lungo cortile, non possiamo fare a meno di notare le due lapidi murate poste ai lati, che ci raccontano, come una voce fuori campo, i trascorsi della struttura:
“QUESTO PALAZZO NEL SECOLO XV APPARTENNE AI DE CAPUA E VI VISSE COSTANZA DI CHIAROMONTE, REGINA DI NAPOLI MOGLIE DI ANDREA DE CAPUA GRAN CONTE DI ALTAVILLA GRAN PROTONOTARIO DEL REGNO. ULTIMO DI SUA STIRPE IL PRINCIPE BARTOLOMEO SALVO’ RE CARLO III ALLA BATTAGLIA DI VELLETRI, LO STORICO EDIFICIO CON AFFRESCHI DEL DE MURA EBBE NUOVO SPLENDORE DI VITA ED ATTRAVERSO LE RUINE DELLA GUERRA, I MARIGLIANO DEL MONTE NE CUSTODISCONO IL GELOSO RETAGGIO“.
La schematica concisione dell‘epigrafe sottrae nella nuda esposizione dramma e sentimento agli eventi, ma avvicina chi legge alla storia vissuta tra quelle mura. Nell’epigrafe si ricorda Costanza Di Chiaromonte che sposò a Gaeta Ladislao di Durazzo, incoronato re nella stessa cerimonia nuziale. Per la regina “il finché morte non ci separi” non durò a lungo, il re decise di ripudiarla dopo poco meno di due anni dal matrimonio e rimandarla dalla madre in Sicilia.
Costanza non perse tempo e nel 1396 si risposò con Andrea de Capua. Ai di Capua, anche conosciuti come principi della Riccia, come scritto anche nell’epigrafe appartenne lo storico palazzo Marigliano in cui vi abitarono fino all’estinzione della loro casata.
… e di una congiura sventata
“QUI, NEL 1701, CONGIURARONO,PER RISCATTARE LA PATRIA, DA SECOLARE TIRANNIA CHE ADUGGIAVA L’INTERA PENISOLA TIBERIO CARAFA, GAETANO GAMBACORTA, I DE SANGRO, I CAPECE E LA CONGIURA DETTA DI MACCHIA FU SOFFOCATA NEL SANGUE. DALL’ALBA DELL’IDEA ITALIANA FURONO NOBILI SPIRITI DI IMMUTABILE FEDE FINO A PIO MARIGLIANO DEL MONTE, EDUCATO FRA QUESTE MURA, DI LORO SEME GERMINANDO STIRPI DI EROI PRONTI AD IMMOLARSI”.
La seconda epigrafe nell’atrio di palazzo Marigliano racconta del complotto politico, la congiura di Macchia il cui scopo era quello di rovesciare il potere spagnolo che ai tempi amministrava il Regno. Il maggior animatore era il principe della Riccia, che nella sua dimora riuniva tutti i congiurati. Questi raggiungevano il palazzo segretamente, tramite un cunicolo sotterraneo che attraversava il giardino. Seppur segreta la congiura fu sventata e il nobile napoletano pagò, con l’esilio e la confisca di tutti i suoi beni, la ribellione.
Dopo l’estinzione della casata dei di Capua, l’edificio passò ai Marigliano del Monte, ed ebbe alla fine dell’800 un nuovo periodo di splendore e magnificenza.
Bibliografia
Vittorio Gleijeses, Chiese e Palazzi della città di Napoli, società editrice napoletana, 1978
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