testamento poetico di Raffaele Viviani

Raffaele Viviani, com’è noto, è stato il poeta degli ultimi e dei reietti della società, raccontando sottoforma di poesie le loro storie.

Uno dei suoi ultimi componimenti poetici, considerato il vero e proprio testamento poetico di Raffaele Viviani, è “Si overo more ‘o cuorpo”.

In questa poesia viene fuori tutto il valore che egli dava al proprio lavoro.

Il testo di Si overo more ‘o cuorpo, testamento poetico di Raffaele Viviani

Si overo more ‘o cuorpo sulamente

e ll’anema rinasce ‘ncuorpo a n’ato,

i’ mo so’ n’ommo, e primma che so’ stato?

na pecora, nu ciuccio, nu serpente?

E doppo che sarraggio, na semmenta?

n’albero? quacche frutto prelibbato?

Va trova addò starraggio situato:

si a ssulo a ssulo o pure ‘mmiez’ ‘a ggente.

Ma i’ nun ‘e faccio sti raggiunamente:

i’ saccio che songh’io, ca so’ campato,

cu tutt’ ‘o buono e tutt’ ‘o mmalamente.

E pe’ chello che songo sto appaciato:

ca, doppo, pure si  nun songo niente,

sarraggio sempe n’ommo ca so’ nato.

Che vuol dire la poesia Si overo more ‘o cuorpo?

Questa poesia si presenta con la struttura poetica fondamentale della tradizione italiana e napoletana del sonetto.

Raffaele Viviani, pur non avendo mai studiato ed essendosi approcciato alla poesia e alla scrittura da autodidatta, era un fine poeta, attendo alle forme poetiche e all’attento utilizzo delle parole.

Nelle prime due strofe, le due quartine, il poeta immagina una improbabile reincarnazione, supponendo che con la morte, solo il corpo cessa di esistere, mentre l’anima non muoia.

Nelle successive e finali terzine, invece, c’è la presa di coscienza dell’uomo. Anche dopo la morte il nostro corpo non ci sarà più, noi continueremo a vivere nel ricordo degli altri.

Ciò che rimane di noi sono le cose che abbiamo fatto e che, dal momento della nascita, hanno condotto fino al momento della morte.

Il testamento poetico di Raffaele Viviani

Perchè Si overo more ‘o cuorpo è considerato il testamento poetico di Raffaele Viviani?

Raffaele Viviani, il poeta scugnizzo, aveva avuto una vita piena, a stretto contatto con tantissime categorie di persone diverse. La sua intera esistenza si era divisa tra la povera gente che abitava i quartieri e i signori che frequentavano i teatri.

La poesia e il teatro di Viviani davano voce alla Napoli pezzente ma orgogliosa, povera ma indomita.

Il suo lavoro, inoltre, fu fortemente ostacolato dal fascismo sia per la scelta linguistica del dialetto che il regime boicottava, sia per il suo mettere in scena una città di poveri diavoli, assillati dalla fame e dalla miseria.

Il testo in questione, però, sembra comunicare un’avvenuta pacificazione con se stesso e il mondo circostante ed è per questo considerato il testamento poetico di Raffaele Viviani.

In “Si overo more ‘o cuorpo” Viviani rivendica l’importanza di quanto ha realizzato, una piena consapevolezza della propria arte.

In un sistema in cui il corpo è destinato a perire, fare poesia è considerato dal poeta l’unico modo per guadagnarsi l’immortalità.

Una delle interpretazioni di Si overo more ‘o cuorpo di Raffaele Viviani

Traduzione della poesia Si overo more ‘o cuorpo

Se davvero muore il corpo solamente

e l’anima rinasce in un’altro corpo,

Io, ora uomo, prima che son stato?

Una pecora, ciuccio, oppure un serpente?

E dopo io che sarò, un seme?

Un’albero? Qualche frutto prelibato?

Chi sa dove starò io situato:

se a solo, oppure in mezzo a tanta gente.

Ma io non mi faccio questi ragionamenti;

so cosa sono io, che sono vissuto,

con tutto il buono e tutto il male,

E per quello che sono, mi sento appagato,

che, anche se dopo non sarò niente,

sarò sempre l’uomo che son nato.

Per una raccolta di molte delle poesie di Raffaele Viviani, interpretate da grandi autori napoletani: https://www.youtube.com/playlist?list=PLxhv5SkuFGXB271N5hKR5f9HGcP0VKxvw

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