Nascosta tra le ombre della Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli, una mummia che per secoli ha custodito un segreto oscuro

Un ritrovamento inquietante

Nel cuore di Napoli, tra le antiche mura della Basilica di San Domenico Maggiore, giaceva una piccola mummia. Il corpo, risalente al Cinquecento, era quello di un bambino, sepolto con cura e avvolto in un sudario. Per anni, la sua identità e le circostanze della sua morte rimasero avvolte nel mistero.

Gli studiosi che esaminarono la mummia notarono subito le condizioni straordinariamente ben conservate del corpo. Tuttavia, nonostante l’apparente serenità del suo riposo eterno, c’era qualcosa di inquietante in quella piccola figura. Chi era quel bambino? E cosa lo aveva portato a una fine così prematura?

La scoperta del killer

Nel 2018, un team di ricercatori decise di utilizzare le tecnologie più avanzate per svelare il mistero della mummia. Attraverso l’analisi del DNA estratto dai resti mummificati, gli scienziati scoprirono una verità sorprendente: il bambino era stato ucciso da un’infezione virale. Inizialmente si sospettava il vaiolo, ma ulteriori analisi rivelarono che il vero killer era l’epatite B.

Questa scoperta gettò nuova luce sulla vita e la morte del bambino. L’epatite B, una malattia virale che colpisce il fegato, era stata la causa della sua morte. Ma come aveva contratto il virus? E perché il suo corpo era stato mummificato con tanta cura?

Mummia bambino

Un viaggio nel tempo

Per comprendere appieno la storia del bambino, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, al Cinquecento. Napoli, all’epoca, era una città vibrante e cosmopolita, crocevia di culture e commerci. Le malattie infettive erano comuni, e l’epatite B poteva facilmente diffondersi attraverso il contatto con sangue infetto o altri fluidi corporei.

Il bambino, probabilmente figlio di una famiglia benestante, potrebbe aver contratto il virus attraverso una ferita o un’infezione. La sua morte prematura fu un duro colpo per la famiglia, che decise di mummificarlo per preservare il suo corpo e onorarne la memoria. La mummificazione, una pratica rara ma non sconosciuta a Napoli, fu eseguita con grande perizia, permettendo al corpo di resistere al passare dei secoli.

Il mistero continua

Nonostante le scoperte scientifiche, molte domande rimangono senza risposta. Chi era il bambino? Qual era il suo nome? E perché la sua famiglia scelse di mummificarlo? Questi interrogativi continuano a suscitare l’interesse di storici e ricercatori, mentre la mummia del bambino di Napoli rimane un simbolo del mistero e della fragilità della vita.

Oggi, la piccola mummia riposa ancora nella Basilica di San Domenico Maggiore, un testimone silenzioso di un’epoca lontana. Le sue ossa raccontano una storia di dolore e perdita, ma anche di amore e devozione. E mentre la scienza continua a svelare i segreti del passato, il mistero del bambino di Napoli rimane un enigma affascinante, un ricordo di un tempo in cui la vita e la morte erano intrecciate in modi che solo ora iniziamo a comprendere.

Sitografia

Il Mattino (www.ilmattino.it)

NapoliToday (www.napolitoday.it)

La Repubblica (https://napoli.repubblica.it)

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