“Qui rido io!” disse Edoardo Scarpetta quando costruì Villa La Santarella, sul finire del 1800: dopo anni passati arricchendosi con le risate degli spettatori, l’artista se la rise di gusto guardando la sua meravigliosa villa costruita nel punto più panoramico del Vomero, grazie alle ricchezze accumulate.
Il quartiere del Vomero era stato appena costruito ed esistevano a malapena Piazza Vanvitelli, Via Scarlatti e Luca Giordano, con tante piccole villette Liberty dell’alta borghesia che cominciavano a colonizzare la “Collina dei Broccoli“, molte di queste sopravvissute alla speculazione.
La villetta fu chiamata “La Santarella”, proprio perché la costruzione fu finanziata dai proventi della commedia chiamata “‘Na Santarella“.
La scelta del Vomero fu poi strategica: lontano dal caos cittadino, in un quartiere nuovissimo e frequentato solo dalla borghesia benestante: l’ideale per passare il resto dei propri giorni in santa pace.
Le feste di Scarpetta sul “Vommero Solitario”
Scarpetta lo chiamava il “Vommero solitario” e, per rianimare una collina ancora immersa nei profumi dei suoi campi di fiori e della terra appena arata dai contadini, organizzava continuamente feste, invitando anche centinaia di persone.
I banchetti di Scarpetta dovevano essere quasi una versione novecentesca del film “La grande bellezza“: feste dell’alta società, incontri, musiche ed addirittura spettacoli pirotecnici alla fine delle serate. Le feste dovevano essere così sfarzose e ricche che tutti i napoletani dovevano fantasticare su ciò che avveniva all’interno della villa e tutti gli invitati dovevano commentare per giorni lo spettacolo al quale avevano assistito.
Addio al Vomero
Dopo feste, frizzi e lazzi, nel 1911 la moglie di Scarpetta si disse però stanca di vivere lontano dal centro di Napoli e costrinse il marito a vendere la villa per poche lire a Francesco Sbordone, filologo di primo piano che lavorò sui papiri di Ercolano: nessuno pensava che cinquant’anni dopo il Vomero sarebbe diventato uno dei centri più frenetici della vita napoletana!
E se da un lato Scarpetta ha lasciato in eredità a Napoli la più grande famiglia di artisti che ricordi la città, dall’altro lato, sul “solitario” Vomero capeggia ancora una scritta vecchia, ma ancora brillante, come le memorie del breve amore fra l’artista e la sua villa: “Qui rido io“.
-Federico Quagliuolo
Leave a Reply