Gli alpini sono il più antico corpo di fanteria di montagna ancora attivo nel mondo e quest’anno l’associazione dei combattenti compie cent’anni.
Nacquero con la missione di difendere i confini italiani dalle potenze straniere in tempi in cui l’impero austriaco incombeva sull’Europa e, dall’altro lato, c’era una Francia dai rapporti diplomatici sempre difficili. Ed ecco che quindi era necessario un gruppo di combattenti specializzato per le azioni militari ad altissima quota.
E allora cosa c’entrano con Napoli?
La nostra città e le montagne non hanno molto in comune. L’altura più famosa che ricordano i nostri antenati è il piccolo Monte Echia, lo spuntone alto poche decine di metri alle spalle di Santa Lucia!
Un momento simbolico
L’anno era il 1872, precisamente il 15 ottobre. L’Italia era stata unita da pochi anni e Vittorio Emanuele II si trovava a Napoli. Quel giorno firmò il Regio Decreto 1056, in cui si istituivano gli Alpini. Anche il loro cappello era “sul modello calabrese”, con una caratteristica piuma sulla testa.
L’idea di istituire un corpo armato dedicato alla difesa dei confini fu sponsorizzata da Quintino Sella durante il processo unitario, una decina di anni prima, quando era Ministro delle Finanze. Il vero padre del corpo militare fu però Giuseppe Perrucchetti, capitano di Stato Maggiore ed ex insegnante di geografia che sosteneva appunto che “le montagne devono essere difese da gente di montagna”. La prima caserma del neonato corpo fu poi costruita a Torino.
Canta Napoli!
Anche una delle canzoni più famose fra gli Alpini è di origine napoletana. Le sue origini risalgono alla metà del ‘500, quando il generale francese Lautrec arrivò a Napoli per radere al suolo la città, ma morì alle porte di Poggioreale.
Il suo luogotenente, il marchese di Saluzzo, fu fermato ad Aversa e i suoi soldati, in attesa di essere rimpatriati, rimasero nei Quartieri Spagnoli e impararono molte canzoni popolari: una delle melodie cantate dalle lavandaie napoletane diventò quindi la base della “Ballata del Marchese di Salluzzo” che, tramandatasi per secoli nei corpi militari alpini, si è trasformata nella famosa melodia che ancora oggi cantano le truppe del Nord.
Anche “La canzone del Piave”, divenuta famosa in tutta Italia per essere diventata la canzone della vittoria italiana durante la Grande Guerra sotto la guida di Armando Diaz, fu scritta da E A Mario, anche lui napoletano. Ed oggi è ancora suonata durante le adunate degli Alpini.
Alpini napoletani
Napoli non è solo città di mare, ma anche madre di alcuni alpini famosi e decorati con medaglie d’oro, come ad esempio Roberto Lordi, Antonio Ciamarra e Giuseppe Biasi.
Delle influenze napoletane nelle compagini militari nordiche c’è una testimonianza scritta da Cesare Battisti nel suo libro “Gli Alpini” del 1916.
“Espressione di questa fusione è la mescolanza folkloristica che caratterizza gli accampamenti dei nostri soldati: son gli alpini che cantano «Ma quant’è bella Napule» e i napoletani che ripetono le cantilene dei bergamaschi e le villotte friulane. Si fondono al campo i suoni ed i colori delle cento città d’Italia, ma su tutto trionfa la canzone della patria, gli inni del risorgimento risorti, il saluto a Trento e Trieste.”
-Federico Quagliuolo
Fonti
http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/armi-e-corpi/Fanteria/Le-Specialita/Gli-Alpini
https://www.ana.it/lalpino/napoli-e-gli-alpini/
http://www.loscarpone.cai.it/news/items/gli-alpini-sono-nati-a-napoli.html
http://www.historiaregni.it/gli-alpini-ed-il-sud-italia/
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