Luca Giordano è stato un grande pittore napoletano del ‘600, celebe pe l’abilità e la velocità con la quale dipinse molte opere lo hanno reso un vero mito. Tante sono le storie che si raccontano su di lui: c’è chi sostiene che dipingeva con le dita, chi racconta che usava entrambe le mani contemporaneamente, chi narra che il suo ultimo capolavoro, l’affresco col Trionfo di Giuditta alla Certosa di San Martino, fu realizzato in un solo giorno.

Sono storie vere o solo leggende? Scopriamolo insieme.

Bambino prodigio

Il 18 ottobre nacque a Napoli Luca Agostino Francesco, figlio di Antonio Giordano e di Isabella Imparato. Il padre, anche lui pittore, spesso portava con sè il figlio nella sua bottega e nei cantieri dove lavorava. Cresciuto tra pennelli e colori, Luca da piccolo ha preferito la “pittura” ai “giochi”. Precoce e talentuoso, diede subito prova delle sue capacità. Si racconta che a 8 anni aiutò il padre a dipingere due angioletti nella cappella di Sant’Onofrio in Santa Maria la Nova, destando meraviglia e stupore per la sua bravura. Un evento che oggi avrebbe fatto il giro dei social in pochissime ore.

Una lunga e redditizia carriera

Luca Giordano nacque nel 1634, a distanza di oltre 20 anni dalla morte di Caravaggio. In una prima fase della sua formazione, entrò in contatto con l’arte e lo stile del Merisi attraverso le opere del suo maestro e mentore, il pittore spagnolo Jusepe de Ribera. Successivamente durante i viaggi di studio a Roma, Firenze e Venezia, osservò attentamente le opere di pittori come Pietro da Cortona, Tiziano e Veronese. Resta incantato dall’uso del colore che riporterà nei suoi quadri. Nella sua lunga carriera dipinge centinaia di tele e chilometri di affreschi. Un’intensa attività, iniziata negli anni Quaranta del ‘600 e terminata solo con la morte ad inizio ‘700, che gli permise sempre di accontentare il suo vasto pubblico. Fu attivo a Napoli, Firenze, Venezia e in Spagna.

Dipinto di Tolomeo di Luca Giordano, datato 1659-60
Tolomeo 1659-60

Autoritratto di Luca Giordano

Grazie ai suoi numerosi autoritratti, Luca Giordano ha rappresentato non solo il suo aspetto esteriore ma anche le sfumature della sua interiorità. Emozioni, stati d’animo, carattere e sogni resi visibili a colpi di pennello. Un uomo fiero di sé, umile e dall’animo sensibile che, dietro ad un apparente espressione seria, nascondeva un carattere scherzoso.

Corporatura asciutta, capelli lunghi, quasi mai coperti dalla parrucca, volto pallido, magro e naso grosso. In alcuni dipinti, soprattutto quelli dell’età avanzata, indossa degli occhiali da vista tondi e con la montatura nera. Fu un padre premuroso ed un grande lavoratore, cambiò diverse case e riuscì ad assicurare una vita tranquilla ed agiata alla sua famiglia. Tanti furono i giovani pittori che lavorarono nella sua bottega. Ad ognuno di loro seppe dare giusti consigli per intraprendere al meglio la carriera da pittore. Dipingere è stata la sua grande passione, coltivata fino alla morte. E’ stato seppellito con un pennello nella mano all’altezza del petto e si racconta che a distanza di 26 anni, quando fu riaperta la cassa, ancora lo stringesse forte.

Luca Giordano in un dettaglio di un quadro

Artista e mito

“Luca fai presto” è il soprannome col quale era conosciuto il Giordano. La sua velocità di esecuzione delle opere lo ha reso un vero mito. Tante, infatti, sono state le occasioni in cui l’artista è riuscito a stupire i committenti per i tempi da record con i quali terminava le opere. Ne è un esempio il dipinto commissionato, nel 1685, dai padri gesuiti per la chiesa di San Francesco Saverio. L’edificio, oggi dedicato a San Ferdinando, si trova nei pressi del palazzo Reale.

I gesuiti chiesero a Luca Giordano una tela da posizionare sull’altare maggiore, che doveva essere pronta per la festa dedicata al Santo. Giunti a ridosso della data,  per accelerare i tempi, i padri chiesero al Viceré di sollecitare il pittore, esortandolo a tralasciare i lavori in corso e dare a loro la priorità. A seguito dei primi solleciti, che non ottennero il risultato desiderato, il Viceré decise di recarsi personalmente a casa dell’artista e grandi furono le sue minacce quando vide la tela ancora bianca. Temendo di essere punito, Giordano si mise subito al lavoro senza fermarsi mai, neanche per mangiare. Fu così che dopo soli due giorni il quadro fu terminato e posizionato sull’altare. Grande fu lo stupore di tutti coloro che accorsero ad ammirare tale prodigio. Tra questi lo stesso Viceré che dinanzi al dipinto esclamò nella sua lingua natia: El que ha hecho este cuadro es un ángel o un demonio. Con questo episodio Luca guadagnò anche la stima del Vicerè che divenne suo protettore.

Particolare del dipinto di Apollo e Marsia, esposto al museo di Capodimonte.
Particolare del dipinto Apollo e Marsia

La mostra di Luca Giordano è Napoli

In città sono tantissime le chiese nelle quali lavorò Luca Giordano. Risulta quasi impossibile, infatti, fare un elenco di tutti gli edifici nei quali è possibile ammirare le sue opere. Purtroppo molti dipinti e tavole sono stati musealizzati, a seguito delle innumerevoli soppressioni di chiese o a problemi di sicurezza. L’arte di Luca Giordano soffre tantissimo la decontestualizzazione.

Ogni pennellata è stata studiata dal pittore per essere ammirata in un determinato contesto, un insieme di spazio, luce e atmosfera, impossibile da ricreare all’interno della sala di un Museo. La mostra dedicata a Luca Giordano, organizzata a Capodimonte, è un’ottima occasione per ammirare in poco tempo un gran numero di opere ed osservarle a confronto con quelle di altri artisti dell’epoca. Ma per percepire appieno il fascino dell’arte di Luca Giordano è necessario camminare, entrare nelle chiese, cercare nelle cappelle, alzare gli occhi e lasciarsi trasportare dalle emozioni, poiché la miglior mostra di Giordano rimarrà per sempre Napoli.

Fonti

Luca Giordano. Dalla natura alla pittura. Catalogo della mostra (Napoli, 8 ottobre 2020-10 gennaio 2021)

B. De Dominici, La vita del cavalier D. Luca Giordano pittore e de’ suoi discepoli

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