La guglia dell’Immacolata, un simbolo di morte?
Sono tantissime le testimonianze orali, ma anche i fiumi di inchiostri versati per descrivere, raccontare, indagare la Guglia dell’Immacolata di Piazza del Gesù a Napoli che, ogni giorno all’imbrunire, in maniera quasi spettrale, muta il suo aspetto da Vergine Maria a Signora con la falce.
Piazza del Gesù: il cuore del centro storico
E’ una delle piazze più famose di Napoli, è la piazza sulla quale non solo si affaccia la Basilica del Gesù Nuovo, ma soprattutto si trova la targa commemorativa dell’Unesco che dichiara patrimonio dell’umanità tutto il centro storico cittadino.
Al centro di essa, fiera, si erige una delle cinque guglie napoletane: quella dedicata all’Immacolata.
La Guglia dell’Immacolata
L’obelisco è alto appena 22 m, opera del barocco napoletano e realizzato sotto la direzione di Giuseppe Fiore.
Dal punto di vista architettonico, l’opera si presenta in tre ordini e, alla cima, la statua della Vergine.
Sebbene si tratti di un’opera di culto cattolico, non appartiene alla Curia, ma alla città.
L’omaggio della città alla Guglia dell’Immacolata
La città se ne occupa, se ne prende cura e omaggia ogni anno la Vergine con un fascio di fiori.
Infatti ogni 8 dicembre, dopo la celebrazione della Santa Messa dell’Immacolata all’interno della chiesa del Gesù Nuovo, un vigile del fuoco, con una scala telescopica, arriva fin sulla cima della guglia e pone sulle braccia della Vergine un fascio di fiori, generalmente rose.
Il popolo napoletano non si fa attendere e, da sempre presente all’evento, saluta il tutto al grido di “Viva Maria!” e applausi scroscianti.
‘A voc’ ra’ Maronn‘
E’ questa la piazza della movida giovanile napoletana, non molto distante da qui hanno sede le facoltà storiche dell’Università di Napoli Federico II, è in questa piazza che si tocca con mano la multietnicità della città di Napoli.
E’ qui che, all’alba, ancora si sente ‘a voc ‘ra Maronn’.
Tra le 5 e le 6 del mattino, mentre una parte della città ancora dorme e l’altra inizia ad affacciarsi al nuovo giorno, una voce, una litania, una preghiera che al cielo si alza “chest’ è a voc’ ra’ Maronn’ “. E’ la voce di un uomo solitario che, nella piazza, saluta la Vergine alla cima della guglia, a nome dei napoletani. Un grido, una frase, una tradizione che resiste nel tempo.
Eppure la guglia dell’Immacolata nasconde un’immagine molto diversa.
La Morte che sostituisce la Vergine
All’imbrunire, qualcosa di strano, probabilmente un’illusione ottica collettiva, un cambiamento radicale investe la Vergine sulla cima.
Si tratta di uno strano cambiamento di immagine: alzando lo sguardo, sopra i 22 metri che costituiscono l’altezza dell’obelisco, la parte posteriore della statua dell’Immacolata assume straordinariamente un aspetto spettrale: quello della Signora con la falce, ovvero la morte.
L’iconografia tradizionale la vuole come un essere incappucciato di nero, scheletrico, con in mano una falce.
Illusione ottica, scherzi del sole che tramonte e gioca con le ombre? Impossibile a dirsi.
Diverse le testimonianze, moltissimi, Napoletani e non, che nel risalire Via Benedetto Croce, camminano, si voltano e guardano le spalle della Statua.
Eppure la Vergine è lì, Assunta in cielo, secondo i canoni del Cattolicesimo, in corpo e anima senza supplire il Sepolcro che Sorella Morte, come la definirebbe San Francesco d’Assisi, obbliga.
Ancora una volta la sfida cruenta tra morte e vita, ancora una volta un irrisolto mistero napoletano.
Leave a Reply