Uno dei più grandi geni della Storia della musica fra le stradine di due città della provincia di Caserta. Che ci faceva Mozart a Sessa Aurunca?
Era l’11 maggio 1770 e un quattordicenne Wolgang Amadeus Mozart giunse nell’antica Suessae e poi a Capua per riposarsi in due tappe durante il viaggio verso Napoli. Proprio a Sessa compose anche una parte della Sinfonia numero 11.
Come arrivò Mozart a Sessa Aurunca e Capua?
Il trasferimento da Roma a Napoli fu una delle tappe fondamentali del primo viaggio in Italia del giovanissimo Mozart, che già all’epoca era considerato un prodigio straordinario.
I suoi genitori erano incantati dalle doti del bambino, che a cinque anni aveva già una memoria straordinaria, riusciva a comporre melodie da concerto e riconosceva in un istante l’altezza dei suoni. Fu per questa ragione che la famiglia dedicò ogni risorsa per riuscire a far emergere il talento del genio di Salisburgo. Si può dire che tutti gli sforzi furono più che ripagati.
Durante il trasferimento da Roma a Napoli, la famiglia decise di sostare per una notte nella piccola Sessa Aurunca. Nel ‘700 i viaggi verso la capitale del Regno delle Due Sicilie correvano lungo strade dissestate e impervie, spesso addirittura rimanenze delle antichissime strade consolari romane che dopo più di un millennio continuavano a fare il loro lavoro.
Durante la tappa a Sessa, l’artista austriaco fu ospitato nel convento dei Padri Agostiniani e nella notte, in pieno momento creativo, riuscì a comporre parte della Sinfonia Numero 11 K84. Non tutti gli studiosi dell’artista sono concordi con questa affermazione: alcuni che ritengono che la sinfonia non sia stata realizzata da lui.
La mattina del 12 maggio partì verso Capua, dove fu di nuovo ospitato dai Padri Agostiniani, prima di giungere finalmente a Napoli il 13 maggio.
La città dei 300 maestri
L’Italia è da sempre il punto di partenza e di arrivo di tutti gli artisti di ogni tempo e questo la famiglia Mozart lo sapeva bene: dopo aver portato il giovane Wolfgang in un tour di tutta l’Europa del nord, nel 1770 cominciarono un vero e proprio viaggio-studio per far esibire il “bambino prodigio” dinanzi a tutti i massimi maestri della musica classica, da Milano a Napoli, passando per Roma. Il ragazzino strappò applausi ovunque.
Napoli era all’epoca una delle capitali della musica, con le sue scuole gestite dai maggiori maestri del secolo e il teatro San Carlo, che era il palcoscenico più desiderato da ogni artista.
Il giovane compositore trovò l’accoglienza e gli onori di casa fatti da un anziano Bernardo Tanucci, che faceva ancora le veci del giovane figlio di Carlo di Borbone. Il segretario di Stato aveva infatti ricevuto la raccomandazione del cardinale Pallavicini di “trattar bene” il giovane.
Una piccola delusione venne dall’accoglienza fredda del re di Napoli e della città in generale. All’epoca Ferdinando IV era appena diciottenne e non volle ricevere il suo “coetaneo prodigio” ufficialmente (così come gli fu negata l’udienza davanti al Papa) a Palazzo Reale. Qualche giorno dopo il giovanissimo re ci ripensò e decise di complimentarsi con lui per le doti straordinarie, ma accadde in un incontro informale nella Reggia di Portici.
Il viaggio a Napoli durò sei settimane: visitò Caserta, Pompei, Ercolano, Baia e Pozzuoli e, tra un viaggio e l’altro fra panorami meravigliosi, fu portato dinanzi ai massimi autori della scuola napoletana, come Giovanni Paisiello.
Il giovane compositore austriaco chiamò Napoli “città dei 300 maestri“. Ed è proprio per questa ragione che decise di abbandonarla dopo aver imparato i virtuosismi della scuola partenopea: in una lettera scrisse che “per un giovane non c’era possibilità di emergere” in un mercato saturo di maestri nel pieno del loro successo artistico.
È un problema paradossale in un mondo come quello moderno, dove invece i giovani non trovano un futuro lavorativo per assenza di opportunità.
-Federico Quagliuolo