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I Campi Flegrei sono un’area meravigliosamente ricca , non soltanto di splendide risorse naturali e paesaggistiche, ma anche di innumerevoli testimonianze storiche ed archeologiche, le quali ci permettono di comprendere l’importanza di questo territorio in epoca romana e soprattutto imperiale. Questo è il caso del Sacello degli Augustali di Bacoli, complesso di età imperiale, rinvenuto nel 1967, composto da un ambiente centrale e da due ambienti laterali aperti su un cortile porticato. Tale edificio era destinato al culto dell’Imperatore e sede del locale Collegio degli Augustali.

Il tempio, situato tra Punta Sarparella e punta Terone, era dedicato ad Augusto e a lui contemporaneo, sebbene esso ci sia giunto nella forma assunta in epoca antoniana. Durante questo periodo (metà del II sec. d.C.) infatti furono apportati restauri e abbellimenti. Il sacello era destinato al culto degli imperatori divinizzati e ci ha restituito statue di imperatori (Vespasiano, Tito, Nerva) e di divinità (Asclepio, Apollo, Venere). Purtroppo però c’è da dire che l’edificio venne distrutto verso la fine del II sec. d.C. e parzialmente sommerso a causa del fenomeno del bradisismo.

Sacello degli Augustali bacoli
Sacello degli Augustali
foto di Federico Quagliuolo

Gli Augustales e i Campi Flegrei

A seguito di recenti studi è stato convenuto non solo che i Collegia Augustalium della Campania furono i più antichi ad essere istituiti, ma inoltre ciò probabilmente avvenne proprio nel territorio dei Campi Flegrei.

L’origine e le caratteristiche di questi collegia sono tutt’ora piuttosto incerte ma, grazie ad evidenze di carattere epigrafico, ne conosciamo l’importanza tra il I e il II sec. d.C. . La maggior quantità di documentazione in merito la si è trovata tra Puteoli e Misenum e inoltre i Seviri Augustales sono persino nominati in una delle più celebri opere della letteratura latina : il Satyricon di Petronio.

Compito degli Augustales era quello di mantenere intatto il culto dell’Imperatore: essi dunque compivano riti, organizzavano giochi e presiedevano a cerimonie in onore degli imperatori, i quali erano appunto percepiti come vere e proprie divinità. Durante tali liturgie si rendeva anche omaggio al genius o numen dell’Imperatore in carica.

La divinizzazione dell’Imperatore e dunque il relativo culto era ufficialmente destinato agli imperatori defunti : spesso però tale norma veniva ignorata, soprattutto in territorio di provincia.

Furono diversi i fattori che portarono l’Istituzione Augustale a essere maggiormente presente in territorio flegreo. In primis una delle ragioni fu la presenza di molti orientali, difatti legami tra il culto dell’Imperatore e i culti orientali sono anche attestati da alcune epigrafi che riportano che alcuni Augustales fossero sacerdoti della Magna Mater Cibele . Ad ogni modo sicuramente gli Augustali ebbero un impulso anche da Augusto stesso.

Ovviamente i motivi che resero l’influenza degli Augustali così importante nel territorio campano furono non soltanto di natura etnica , quanto anche di natura sociale ed economica: gli Augustales erano infatti estremamente influenti poiché spesso erano ricchi e abilissimi negoziatori nel traffico di beni primari e di lusso . Tale ricchezza era dunque sovente espressa con la realizzazione di opere pubbliche, accompagnate poi da statue o sacelli (come appunto quello di Miseno).

Sacello degli Augustali
Pianta dal portale Instaura.it

Il Sacello degli Augustali

Il Sacello è formato da tre ambienti, il principale è quello centrale, sopraelevato rispetto agli altri: la cella è rettangolare , con pareti realizzate in opera reticolare, mentre la parete di fondo ospita un’abside scavata nel tufo. L’altare era situato all’esterno e vi si accedeva per mezzo di un’ampia gradinata marmorea. Il pronao marmoreo, fatto erigere da Cassia Vittoria in onore del marito L. Laeconius Primitivos (sacerdote Augustale dell’epoca di Marco Aurelio), era costituito da colonne con capitelli a foglie d’acanto che reggevano l’architrave (su cui campeggiava l’iscrizione dedicatoria) e il frontone a timpano.

Il frontone del Sacello, attualmente custodito nel museo Archeologico dei Campi Flegrei presso il Castello di Baia, ha nel timpano una decorazione di particolare interesse: due vittorie che reggono una corona di quercia e , negli angoli, una prua di una nave e un delfino. Nella corona troviamo le rappresentazioni di un uomo e una donna , identificati tradizionalmente con L. Leconio Primitivo e consorte.

Corona del timpano con gli altorilievi presumibilmente di Leconio Primitivo e sua moglie

Una soglia marmorea divide il pronao dalla cella, mentre come già accennato nella parete di fondo vi è un’abside con due nicchie laterali. l’Abside era intonacata e dipinta di rosso e la decorazione della volta verteva su temi marittimi, ma purtroppo è andata quasi completamente perduta. Nell’abside era quasi certamente collocata un’effige di Augusto ma nello scavo è stata trovata soltanto un base con un’iscrizione votiva. Le nicchie laterali ospitavano le statue di Vespasiano e Tito in nudità eroica, fortunatamente scoperte in situ.

Gli ambienti laterali del complesso si sviluppavano su una doppia altezza , purtroppo ad oggi non sono ancora totalmente chiare le funzioni precise e la conformazione dei piani superiori . In questa parte dell’edificio sono stati rinvenuti reperti celeberrimi, come la statua di Domiziano/Nerva , conservata oggi al Castello di Baia, nella sezione dedicata proprio al Sacello degli Augustali. La statua, purtroppo ritrovata frammentata, è stata ricomposta intervenendo con un restauro per anastilosi, ricostruendo in legno le parti mancanti.

Statua di Domiziano Nerva, foto dal web

Come per moltissimi monumenti e aree archeologiche del nostro territorio anche la scoperta di questo tesoro è avvenuta sostanzialmente per una casualità; difatti si stavano effettuando degli scavi per l’edificazione di due villette.

In questa magnifica terra si cammina di pari passo alla storia, non dimentichiamolo mai.

  • Gaia Borrelli

Bibliografia

  • I Campi Flegrei, un itinerario archeologico, a cura di Paolo Amalfitano, Giuseppe Comodeca, Maura Medri, Marsilio Editori.

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