Caffè sospeso

Il caffè sospeso a Napoli è una delle tradizioni popolari di questa città, sebbene in pochi sappiano da dove nasce il termine e questa usanza quasi tutti i napoletani rispettano questo “rituale“.

Cos’è un “caffè sospeso”?

La cultura partenopea è intrisa di valori come la solidarietà e l’altruismo. In tempi recenti il “paniere solidale” ne è stato un esempio.

Oltre a questi due pilastri valoriali non è da sottovalutare il sentimento della gioia, infatti capita che dopo una giornata particolarmente positiva si decida di pagare un secondo caffè al bar, pur non consumandolo.

Banalmente il gesto del “caffè sospeso” è esattamente questo, “donare” volontariamente al prossimo cliente del bar la bevanda.

Nonostante sia stata ritenuta ormai in declino, questa usanza è molto presente oggi nel tessuto sociale e quotidiano napoletano, non è raro infatti che chi non possa permettersi di consumare un caffè chieda al proprietario del bar se ci siano dei “sospesi“.

Come nasce questa tradizione?

L’origine del caffè sospeso ha, esattamente come tutte le consuetudini, un’origine incerta.

È possibile che abbia inizio nel XIX secolo, quando gli ambulanti di caffè e latte andavano in giro per la città e non era per nulla inusuale trovare un compratore che offrisse ad un altra persona il prodotto.

Altre versioni, come quella dell’autore Riccardo Pazzaglia, fanno nascere l’usanza del caffè sospeso dalle tipiche liti tra amici al bar per pagare il conto.

Spesso capitava infatti che la somma pagata fosse maggiore del totale da pagare così la cifra in eccesso veniva utilizzata per uno sconosciuto.

Un’ulteriore origine potrebbe trovarsi nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, dove Napoli ed i napoletani vissero un periodo di terrore prima a causa del fascismo, poi dei bombardamenti subiti dalle truppe angloamericane, quindi dall’occupazione tedesca, fino alle Quattro Giornate.

Una fase storica difficile, sotto ogni punto di vista, che portò alla miseria molte famiglie partenopee.

Era quindi usanza dei più abbienti offrire un caffè a coloro che non avessero la capacità economica di permetterselo.

Luciano De Crescenzo scrisse “Il caffè sospeso. Saggezza quotidiana in piccoli sorrisi”

L’eredità del caffè sospeso

In molti hanno parlato e raccontato Napoli e le tradizioni napoletane, come il già citato Pazzaglia e Luciano De Crescenzo, il quale in un suo libro del 2008 intitolato “Il caffè sospeso. Saggezza quotidiana in piccoli sorrisi” trasmise il suo amore per questa consuetudine scrivendo: “Quando qualcuno è felice a Napoli, paga due caffè: uno per sè stesso, ed un altro per qualcuno altro. E’ come offrire un caffè al resto del mondo.”.

Numerose Onlus e associazioni prendono questo nome e perseguono questo ideale di solidarietà e mutualismo e anche altri paesi hanno iniziato ad adottare questa usanza, come ad esempio in Bulgaria, Belgio e Argentina (dove è stata declinata con un alimento del posto: empanada pendiente).

Fonti

“Il caffè sospeso. Saggezza quotidiana in piccoli sorrisi”, Luciano De Crescenzo

Riccardo Pazzaglia, Odore di caffè, Alfredo Guida editore, 2004

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