Piazza Carità è un luogo con due anime: la prima salta subito all’occhio, la più moderna, tra alti e spigolosi palazzoni e fast food di tendenza, mentre l’altra, mostrata in modo più discreto e visibile solo agli occhi dei più attenti osservatori, arriva dal lontano XVI secolo! Questi due aspetti, apparentemente così distanti, convivono su due lati opposti della stessa piazza, separati solo dalla carreggiata che la solca, per poi prosegue verso la vicina piazza Matteotti.
L’antico rione carità
In origine, questa piazza squadrata e delimitata da edifici fascisti che interrompono all’improvviso lo stile dei più antichi palazzi di via Toledo, era appena un piccolo spiazzo. Il “largo Carità” compare, infatti nelle cartine già dal ‘500, così denominata per la presenza di una chiesa, Santa Maria della Carità, che è stata più di una volta ricostruita nel tempo.
Fin dalle sue origini, largo Carità già era brulicante di persone: ospitava un mercato, meno famoso di quello di Piazza Mercato e di “Largo Mercatello“, tuttavia sempre molto affollato, tra gli ingombranti banchi dei venditori che complicavano il passaggio e i numerosi abitanti della zona che tutti i giorni ci si recavano a fare acquisti.
In uno di quegli edifici risiedeva, nel XVII secolo, Giambattista della Porta, che il Comune commemorò, secoli dopo, con una targa, nel 1884. Circa un secolo dopo, invece, abitarono lì due importanti figure della Rivoluzione del 1799, il duca Emanuele di Salsa, ministro della Repubblica Partenopea e perfino la celebre Luigia Sanfelice, che fu arrestata proprio lì.
La disposizione di questo piccolo ma profittevole mercato rimase la stessa per secoli! Infatti, si sarebbe dovito attendere solo il periodo a cavallo tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’ ‘800 per il suo smantellamento e completo rinnovamento.
I cambiamenti del XIX secolo
Nel 1802, per decreto reale, si stabilì “che non debba mai più permettersi di situare posti di venditori o calessieri in questa piazza“. Furono smantellati gli espositori fissi e, inaspettatamente, gli abitanti dei vicini edifici furono obbligati a pagare un’indennità ai venditori, che avrebbero dovuto trovare un’altro luogo in cui svolgere i propri affari.
Nel 1811, durante la reggenza di Gioacchino Murat, fu disposto un importante cambiamento per la piazza: si sarebbe dovuto usare come mercato il giardino dell’ex monastero degli olivetani, espropriato alla congregazione religiosa. In questo modo, si sarebbe contribuito al decoro urbano e ad una migliore igiene. Il progetto per una nuova struttura da adibire a mercato fu affidata al famoso architetto Stefano Gasse.
Nel 1887, largo carità ha un nuovo nome, dovuto ad un nuovo monumento. Infatti, viene posizionato al centro di quel piccolo slargo triangolare una statua di Carlo Poerio, che nel ‘900 sarebbe stata spostata a piazza San Pasquale, nell’elegante quartiere Chiaia.
Il ‘900 e lo sventramento del Rione carità
Negli anni ’30, nel pieno degli importanti interventi urbanistici che Napoli, come molte altre città d’Italia stava ricevendo in modo tale da “mostrare i muscoli” del Regime, fu stilato un importante piano di rifacimento della zona compresa tra via Toledo e via Guglielmo Sanfelice: doveva sorgere, al posto di vicoli bui, sporchi e malfamati, un nuovo, imponente polo amministrativo, con i più importanti uffici del Comune, della Provincia, delle Poste e delle forze dell’ordine. Una specie di “Centro direzionale ante litteram“.
Nel vasto intervento fu incluso anche largo Poerio, che di lì a poco avrebbe acquisito il nome di Piazza Costanzo Ciano. La forma originaria dell’antico largo fu preservata, ma furono abbattuti tutti gli edifici sul fronte opposto della strada, che avrebbero lasciato spazio ad uno spazio ampio e squadrato, delimitato da alti edifici in mattoni e travertino, che spiccano nello skyline napoletano e che sovrastano tutt’oggi gli antichi palazzi nobiliari della cinquecentesca via Toledo.
Dopo il 1936, al centro della piazza fu posto un ampio muro raffigurante le colonie italiane di recente acquisizione, poi rimosso dopo la guerra.
Solo negli anni ’60, quel monumento sarebbe stato sostituito da una scultura, realizzata da Lidia Cottone, raffigurante l’eroe Salvo d’Acquisto. Dagli anni ’30, la piazza e i suoi immediati dintorni di epoca fascista non hanno subito particolari modifiche, come invece non si può dire delle vicine via Medina e via Diaz, che hanno visto sorgere numerosi palazzoni.
Per una coincidenza, piazza Carità esprime tutt’oggi la sua doppia anima anche attraverso i negozi che vi si affacciano: il lato moderno presenta locali più nuovi, spesso cambiati nel tempo, mentre il lato originale vanta alcuni negozi storici, testimoni, proprio come quel lato di piazza, del passaggio di intere generazioni di napoletani.
Bibliografia e Sitografia
“Le strade di Napoli” di Romualdo Marrone
“Le strade di Napoli” di Gino Doria
“Napoli millenovecento” del prof. Giancarlo Alisio
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