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Più di mille anni fa dalle parti di Piazza Mercato c’era un’area conosciuta come “Campo dei Saraceni”.
La città era molto diversa da come la conosciamo oggi, ma la piazza era pressoché identica in termini di dimensioni. Fra le tende polverose frequentate da accenti orientali, i napoletani acquistavano spezie e prodotti provenienti da ogni parte del mondo allora conosciuto. Proprio come in un bazar, appunto.
Solo gli Angioini la trasformarono nell’attuale Piazza Mercato, quando ormai i saraceni a Napoli erano un ricordo del passato.

Campo dei Saraceni o Campo del Moricino

Napoletani e Saraceni hanno avuto relazioni sempre molto complesse. Ci troviamo intorno al IX secolo, Napoli era un ducato libero governato da Sergio I e Cesario Console era l’eroe della città. Appena al di fuori delle mura, costruite dall’imperatore Valentiniano III ai tempi dell’Impero Romano, sorgeva un piccolo Ribat da secoli. Per Ribat, gli islamici intendevano alcune piccole fortificazioni o avamposti.
Proprio qui viveva una piccola e vivace comunità di mercanti orientali che, nello spiazzo in terra battuta che si trovava davanti alle porte della città, stendevano tappeti e posizionavano banchetti sui quali mostravano prodotti provenienti da terre straniere.
Proprio in questi incontri, avvenuti nel cuore dell’Alto Medioevo, cominciò a nascere quello spirito di tolleranza e integrazione tipico dei napoletani, già da sempre abituati a convivere con esponenti di altre culture.
Il mercato cittadino, quello interno, si svolgeva nel luogo addirittura conosciuto dai Greci: l’attuale Piazza San Gaetano, che un tempo era l’agorà della città.

La zona si chiamava anche “Campo del Moricino”, indicando un territorio “adiacente alle mura”.

Piazza Mercato ai tempi di Masaniello
Francesco Saverio Gargiulo, Piazza Mercato ai tempi di Masaniello

La testa di Corradino di Svevia e la nascita di Piazza Mercato

Il ribat rimase lì per altri secoli, fuori dalle mura cittadine, mentre Napoli passò per le mani di Normanni, Svevi e poi Angioini. Fu proprio l’ultima dinastia, di origine francese, che giunse a Napoli lasciando una scia di sangue in tutto il Sud Italia. Carlo d’Angiò fu un sovrano di poche parole e dalle grandi mire espansionistiche: voleva espandere i suoi territori e non ebbe scrupoli nell’uccidere chiunque si mettesse in mezzo fra lui e il suo traguardo.
Fu proprio lui a far decapitare, nel 1268, il sedicenne Corradino di Svevia al centro della piazza, estinguendo così la dinastia del meraviglioso Federico II.

Il povero Corradino non ebbe pace anche dopo la morte: durante la II Guerra Mondiale, infatti, un manipolo di soldati tedeschi andò alla ricerca del suo corpo, per portarlo in Germania. Erano infatti convinti che gli Svevi fossero di razza ariana e, di conseguenza, appartenevano al popolo tedesco.

Nasce Piazza Mercato

Piazza Mercato nacque quindi ufficialmente nel 1270, appena dopo la morte del giovane Corradino, su decisione di Carlo d’Angiò.
La volontà del re di Napoli fu quella di investire con decisione nelle potenzialità mercantili della città, dato che si trovava al centro del Mar Mediterraneo e godeva di una posizione strategicamente eccezionale. Il mercato storico, quello dell’antica agorà, era troppo lontano dal mare ed ormai era incastrato in un dedalo di edifici, anche se le strade erano ancora larghe e non esistevano ancora i famosi “vicarielli” di Spaccanapoli. Con Piazza Mercato, invece, i carichi delle navi potevano essere venduti subito.

D’altronde, lo avevano già capito i Saraceni circa 600 anni prima.

La città fu quindi espansa in direzione est e non è un caso se, nei secoli successivi, nacque anche il Borgo degli Orefici nelle immediate vicinanze e si sviluppò con decisione l’intera zona che oggi è stata rasa al suolo da Corso Umberto.

Piazza Mercato nel 600
Piazza Mercato nel ‘600, opera di Francesco Saverio Gargiulo

Edilizia incontrollata e disastri preannunciati

L’intuizione angioina fu un successo. E la Piazza fu sede di un vivace mercato fino agli anni ’70 del ‘900. L’unico problema, allora come oggi, fu proprio l’abusivismo edilizio.
Non esistendo alcun piano regolatore, Piazza Mercato diventò presto un gigantesco cumulo di edifici di legno che, come prevedibile, nel 1781 presero fuoco davanti agli occhi del popolo e della corte di Ferdinando IV durante la festa della Madonna del Carmine.
Fu quindi incaricato l’architetto Francesco Sicuro per la ricostruzione dell’area, con il compito di trasformarla nella più moderna vetrina internazionale per il mercato di Napoli.
Fu anche creata l’attuale chiesa di Santa Croce del Purgatorio al Mercato.

Nella piazza c’erano anche quattro fontane, oggi esistenti. Due di queste sono presenti ancora oggi nei punti originali (e da poco sono state restaurate) e furono costruite, con i loro obelischi, da Sicuro. Un’altra fontana, nota come “Fontana dei Delfini”, fu comprata dal Comune di Cerreto Sannita nel 1812 e ancora oggi si trova nella piazza principale della città beneventana. L’ultima, chiamata “dei leoni”, è stata spostata in epoca fascista nei Giardini del Molosiglio.

Una quinta fontana, invece, non esiste più: si chiamava “Fontana Maggiore” ed era stata progettata da Cosimo Fanzago. Fu distrutta negli anni ’30.

Piazza Mercato Palazzo Ottieri
Palazzo Ottieri che copre la fontana di Piazza Mercato

La piazza delle esecuzioni

Piazza Mercato, proprio per la sua naturale frequentazione da parte di tutte le fasce sociali del popolo, fu scelta da tutti i sovrani napoletani, dal 1268 al 1800, per compiere atti eclatanti e punitivi in occasione di rivoluzioni.
Non che Piazza del Plebiscito (all’epoca Largo di Palazzo) se la sia vista meglio nella sua storia: fino al XIX secolo aveva luogo la “festa della Cuccagna”, che era uno spettacolo atroce in cui i nobili si divertivano nel vedere i pezzenti accoltellarsi per un prosciutto.

La prima testa a cadere dopo Corradino fu quella di Masaniello, nel 1647. Il famosissimo pescatore, che diventò capo della rivoluzione popolare contro le prepotenze dei viceré, fu catturato e poi giustiziato davanti al popolo il 16 luglio 1647.

L’ultima testa a cadere a Piazza del Mercato fu quella di Luigia Sanfelice. Era l’11 settembre 1800 e la rivoluzione napoletana finì fra arresti ed esecuzioni capitali, con Ferdinando IV che riprese il trono. Anche qui.

Con crudele ironia, protagonista dell’ultima sentenza di morte fu proprio la stessa piazza. L’ultimo aggiornamento lo ebbe infatti negli anni ’50, quando cominciò la ricostruzione del dopoguerra. In quel caso, il boia fu Mario Ottieri: decapitò la piazza con un gigantesco palazzo di 12 piani che oggi, con il suo manto grigio, incombe tetro su 1500 anni di storia napoletana.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
Gino Doria, Storia di una Capitale
Mario Forgione, Napoli Ducale, Newton Compton, 1996
http://www.bibliotecauniversitarianapoli.beniculturali.it/index.php?it/462/piazza-mercato

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  1. Fernando Popoli Avatar
    Fernando Popoli

    Buongiorno, avete dimenticato un altro illustre personaggio che lasciò la testa a Piazza mercato, insieme ad Eleonora Pimental, Gennaro Serra di Cassano che, quantunque nobile e ricco, combatté con i suoi familiari per l’affermazione dei principi democratici.
    Cordiali saluti.
    Fernando Popoli.

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