Luca Giordano

Questa incredibile storia prende vita grazie alla passione e agli studi dello storico dell’arte e professore Gianpasquale Greco. Ci troviamo nel 2020, nel pieno periodo del lockdown causato dalla pandemia del Coronavisrus, e lo studioso napoletano era in Costiera in compagnia di alcuni amici. Spinto dalla sua indole e dalla sete di conoscenza, entrò nella chiesa di Santa Teresa d’Avila, in via Roma 2, estrema espressione del barocco italiano, voluta dalla mistica suor Serafina di Dio in persona.

Ed è proprio all’interno di questo tempio, consacrato il 12 ottobre 1763, che Greco è rimasto folgorato da un dipinto molto particolare, Santa Teresa in gloria (270 x 198cm), che fino a quel momento si credeva che fosse stato eseguito da Andrea Malinconico.

Santa Teresa in Gloria – Luca Giordano

Santa Teresa in Gloria: il mistero di Luca Giordano

Per prima cosa, è bene chiarire che il professore non era per nulla convito della paternità del quadro. Quella Santa Teresa non poteva essere stata dipinta dal Malinconico. L’ultimo restauro del 2016 aveva datato “Santa Teresa in gloria” tra il 1702 e il 1704, inconciliabili con il Malinconico, deceduto del 1698. Ciò a causa di una santa visita di Giovan Battista Nepita, vescovo di Massa Lubrense, che venerdì 10 settembre 1700 accennò a una «imagine S[anctae] Teresie manu pictorii Andraeae Malinconici».

La professoressa Federica Ribera ha tuttavia giustamente indicato quanto le indicazioni fornite da Nepita siano spesso sommarie, se non totalmente errate. Al massimo, come suggerisce il professor Greco, poté esserci stata un’altra Santa Teresa, di Andrea Malinconico, sostituita da quella attuale, invece riconducibile a Luca Giordano.

Si potrebbe cadere nell’errore anche se ci si rifacesse al figlio di Andrea Malinconico, Nicola, storico allievo e collaboratore di Luca Giordano, ma la mano è decisamente troppo diversa rispetto a quella del suo maestro.

Inoltre, Jacopo Maria de Rossi, successore di Nepita all’episcopato massese, in carica dal 1702 al 1738, orgoglioso napoletano, pensò proprio a Luca Giordano, tornato proprio agli inizi del Settecento da Madrid, come al pittore da chiamare per la chiesa di Santa Teresa d’Avila. Riccardo Filangieri di Candida lo definisce come il rifacitore della cattedrale massese e committente di nuove opere, suggerendone il ritratto di un uomo di potere e gran mecenate. Infine, va poi ricordata la presenza di Luca Giordano sul litorale vesuviano, grazie alle opere come la Madonna del Soccorso nella chiesa del Gesù a Castellammare di Stabia, del 1704, e poi di altre a Portici e a Torre del Greco.

LGF: la firma di Luca Giordano individuata da Gianpasquale Greco

L G f: Luca Giordanus fecit

Nella serie televisiva targata RAI, Un medico in Famiglia, il protagonista, Nonno Libero (interpretato da Lino Banfi), era solito esclamare spesso “Una parola è troppa e due sono poche!”. Questo è il caso di dirlo. Una volta ottenuti i permessi, Greco ha iniziato a studiare e osservare il quadro più da vicino. Armato di lente di ingrandimento e sguardo attento, ha notato in un angolo tre lettere, una di seguito all’altra: L. G. f.. Cosa staranno mai a significare queste cifre? Luca Giordanus fecit.

L’autore napoletano aveva firmato la sua opera, ma nessuno ci aveva mai fatto caso. Nessuno aveva mai notato quei simboli, nessuno prima dello storico dell’arte Gianpasquale Greco. Indomabili le sue emozioni avanti alla scoperta, possiamo solo immaginare il brivido lungo la schiena che lo ha pervaso per giorni interi. Quello che aveva tra le mani era un dipinto originale eseguito da Luca Giordano, uno de più grandi artisti della scuola napoletana, con quasi 1.000 opere eseguite, di cui l’ultima, pare, l’avesse terminata in un solo giorno.

La scoperta ha fatto immediatamente scalpore, venendo ripresa dalle testate locali e nazionali. E ora? Adesso basterà recarsi a Massa Lubrense, presso la chiesa di Santa Teresa d’Avila, per ammirare l’incredibile opera del Giordano.

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