Portici è una città nobilissima, anche se la sua origine è misteriosa e, probabilmente, molto modesta. C’è infatti una lunga diatriba sull’origine del nome di questa città.

Partiamo, però, con una curiosità: Portici è tra le città al mondo con maggior densità abitativa, con oltre 12.000 abitanti per km². Da tener conto, inoltre, che più di un chilometro quadrato del comune è formato dal “Bosco di Portici”, non abitato, e che in sostanza la popolazione è residente su meno di 3 km². Nella prima metà degli anni ’80 del secolo scorso, quando la popolazione residente superava le 80.000 unità, Portici aveva una densità abitativa superiore ai 17.000 abitanti per km².

tramonto dal Granatello
Il tramonto suggestivo dal Granatello

L’origine del nome Portici

Il nome, secondo alcuni autori, deriverebbe dai portici del foro dell’antica Ercolano, mentre secondo un’antica leggenda Portici sarebbe stata fondata dai romani intorno alla villa di Quinto Ponzio Aquila, nobile romano, congiurato contro Cesare, caduto nella battaglia di Modena del 43 a.C.
A conferma di tale leggenda, ci sarebbe il reperto, ritrovato sotto gli scavi di Palazzo Mascabruno, raffigurante un’aquila, attualmente emblema dello stemma comunale, che reca sotto gli artigli le iniziali Q.P.A.
Prima del 79 d. C., il territorio dell’attuale città di Portici fu parte integrante dell’agro dell’antica Ercolano. Questo sino alla tremenda eruzione pliniana del Vesuvio, che distrusse Ercolano, Pompei, Oplonti e Stabia.
Dopo fu annesso alla vicina Neapolis, Città alle cui sorti è rimasta legata sino ai giorni nostri. Della presenza romana sul territorio porticese c’era sinora solo la testimonianza dei diari di scavo borbonici, che registravano alcuni importanti ritrovamenti archeologici avvenuti in quest’area e che, in parte, confermavano quanto affermato dal geografo di età augustea Strabone.

Alla fine l’origine vera della città, in modo più plausibile, dev’essere individuato diversi secoli dopo l’Impero Romano, anche se sicuramente la zona era frequentata in tempi antichi. Basta pensare che nel 1879, una necropoli, databile tra il III° ed il V° Secolo, fu rinvenuta nella vecchia cava del Granatello.

Stemma del Comune di Portici
Lo stemma del Comune, con l’aquila

Portici nel Medioevo, la città dei saraceni

Ben poche sono le notizie che ci sono pervenute dal Medioevo a proposito della zona vesuviana. Dopo la paurosa eruzione del 79 d.C., i luoghi intorno al Vesuvio cadono in un’oscurità quasi completa. Questo sembra confermare che dopo l’eruzione del 79 d.C. le città di Pompei ed Ercolano, non furono ricostruite. Ciò è documentato dalle conclusioni della commissione nominata dall’imperatore Tito, che vista l’entità dei danni dichiarò l’impossibilità di ricostruire le città.

Andiamo avanti di circa 8 secoli. Ci troviamo nel IX Secolo, sotto il Ducato di Napoli, e la zona vesuviana è conosciuta per essere infestata dai Saraceni. Un detto popolare riportato anche da alcuni storici, sembra confermare che “Quattro sono il luoghi della Saracina, Portici, Cremano, la Torre e Resina“.
È in questo quadro approssimativo che va inserita l’origine di Portici. La città è citata per la prima volta in un documento dell’anno 968 riguardante l’acquisto di un fondo ivi ubicato. Secondo l’Ascione è probabile che sin dalle origini Portici avesse una certa consistenza ed era abbastanza estesa, visto che gli Angioini tassarono Portici in modo superiore rispetto ai luoghi vicini come S. Giorgio o Resina.

Seppure nella attesa di conferme più solide, sembra essere più attendibile una nuova ipotesi sull’origine del nome da Portico-Porticus che in latino significa recinto per animali. Altro elemento su cui si basa quest’ipotesi è la presenza di questa forma in alcuni documenti in cui Portici è chiamata Portico nel 1126 e Porticus nel 1271. Inoltre l’origine agricola del toponimo potrebbe essere confermata da ricerche simili fatte dall’Alagi per S.Giorgio, dal Capasso  per Portici e dal Carotenuto per Ercolano. Si tratta, lo ripetiamo di elementi frammentari, ma abbastanza attendibili.

San Ciro Portici
San Ciro, il santo protettore

Il feudo di Portici

Nel XV secolo, la sua storia comincia ad essere più nota e precisa. Sappiamo infatti che la Regina Giovanna II d’Angiò, vendette la cittadina in feudo, con Cremano, Resina e Torre del Greco, come castellanìa a Giovanni Caracciolo, detto Sergianni, per 2000 ducati d’oro. Sergianni fu il primo feudatario di Portici. Il feudo di Portici divenne libero nel 1418, non si sa bene se perché Sergianni ricevette in cambio il principato di Capua o se perché la Regina avvalendosi di una clasuola del contratto restituì il denaro ricevuto. Ma non restò libero a lungo, in quanto la Regina, avendo bisogno di danaro, lo cedette ad Antonio Carafa (detto Malizia) per un tributo annuo di 1600 ducati d’oro.

Antonio Carafa
Antonio Carafa, detto Malizia

Portici città libera

Portici si liberò dal giogo feudale stringendo un patto di alleanza con i vicini comuni di Resina e Torre del Greco. Il 17 dicembre 1698 porticesi, resinesi e torresi reclamarono insieme il diritto di prelazione sull’acquisto della loro terra e si raccolsero in ogni famiglia i fondi necessari per il riscatto feudale. Il 18 maggio 1699 il presidente della Regia Camera della Sommaria, don Michele Vargas Maciucca, decretò che Portici, Resina e Torre del Greco fossero sciolte dal vincolo feudale. Il periodo aureo di Portici, libera ed autonoma, iniziò con l’arrivo di Carlo di Borbone che decise nel 1738 di costruirvi la propria residenza estiva. Attorno al Palazzo Reale l’aristocrazia napoletana fece edificare le proprie residenze dando vita al fenomeno architettonico noto come “Ville Vesuviane del Miglio d’Oro”.

Da quel momento, diventerà una città nobilissima, che ospiterà alcuni dei personaggi storici più famosi di sempre, fra i papi come Pio IX, a Giacomo Casanova. Pensiamo ad esempio che l’unica esibizione di Mozart nel Regno delle Due Sicilie avvenne proprio nella Reggia.

Non ultimo, ricordiamo che proprio qui c’è la prima ferrovia d’Italia, la Napoli-Portici.

La Reggia di Portici

Le ville porticesi del Miglio d’Oro

A Portici sono presenti numerose ville che fanno parte del cosiddetto Miglio d’oro del Settecento napoletano, tutte edificate da ricchi nobili partenopei che scelsero la zona per la bellezza dei paesaggi e per la salubrità dell’aria. Tra le ville vanno menzionate:

Villa Savonarola, sita sul Corso Garibaldi, arteria principale che collega la città di Portici con Napoli, il capoluogo campano, oggi ospita alcuni uffici del Comune, ed è la sede dei matrimoni civili;

Villa Fernandes, sita su Via Armando Diaz, oggi sede di Associazioni;

Villa Maltese, addossata alla Reggia di Portici;

Palazzo Mascabruno, su Via Università, contiene al suo interno il Galoppatoio Reale, uno dei due esistenti in Europa;

Villa Caposele sita su Via Paladino;

Villa Mascolo, ristrutturata dall’Amministrazione locale nel 2009, con uno splendido anfiteatro;

Villa Zelo, sita in Via Addolorata, che fu abitata dal patriota, scrittore e senatore del Regno d’Italia Antonio Ranieri. Qui passò più volte Giacomo Leopardi.

Sul Corso garibaldi poi ci sono Villa Scocchera, Villa Bideri, Villa Gallo, Palazzo Ruffo di Bagnara, ed altre tutte sotto la tutela della Soprintendenza ai Beni Architettonici.

Collegio Landriani a Bellavistra, di progettazione vanvitelliana, che fu abitazione dei principi Orsini Gravina.

Villa d’Elboeuf

-Anna Cozzolino

Città di Portici

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  1. CARMINE COZZOLINO Avatar
    CARMINE COZZOLINO

    Un lavoro eccellente!
    Grazie per l’impegno profuso.
    Cerco da anni la STORIA DI PORTICI raccontata dal maestro Beniamino Ascione, se è a conoscenza la prego di notiziarmi poiché il Maestro riportò una mia poesia che gli avevo dedicato quand’ero ragazzo.
    Acquisterei volentieri un suo lavoro sulla nostra Città di PORTICI. Grazie e buon lavoro.

  2. Massimiliano moltedo Avatar
    Massimiliano moltedo

    Bravi curiosità sapevate che Enrico Caruso da giovane si esibiva a portici?

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