Si estende per oltre 120 ettari e nel 2014 è stato eletto il parco più bello d’Italia, il Bosco di Capodimonte oggi è luogo di ritrovo e svago.
Il bosco di Capodimonte, le origini
Nel ‘700 l’area del bosco di Capodimonte era interamente utilizzata per le attività di caccia di Carlo di Borbone. L’omonimo parco nacque nel 1734-1735 con il progetto di Ferdinando Sanfelice, uno dei più illustri architetti dell’epoca. Parte del parco era costituito dal giardino che comprendeva solo l’area intorno alla Reggia, il complesso si estendeva poi con aziende agricole, fabbriche, il bosco per la caccia e ampie aperture panoramiche sul golfo di Napoli.
Si trattava di un’enorme residenza reale, usufruita esclusivamente dal re e dai suoi ospiti. Solo con Ferdinando I delle Due Sicilie il parco venne aperto al pubblico per la prima volta. Due volte l’anno, in concomitanza con le festività religiose, il sovrano permetteva ai cittadini di percorrere i suoi vialoni, per consentire il raggiungimento dell’eremo dei Cappuccini, luogo di ritrovo religioso situato ai confini del bosco.
La flora del bosco di Capodimonte
L’aspetto odierno del bosco di Capodimonte è frutto di trasformazioni e di storie del passato, di generazioni che hanno lasciato traccia del proprio passaggio ciascuna arricchendolo a proprio modo. Complessivamente oggi si contano oltre 400 specie di piante differenti. Il giardino si divide in quattro grandi zone: Il Giardino Paesaggistico, Anglo-Cinese, Tardo Barocco e Paesaggio Pastorale, ciascuna caratterizzato da vegetazioni di diverso tipo.
Il Giardino Paesaggistico ha come protagonisti il panorama sulla città di Napoli e la fontana con i delfini in marmo bianco. Dalla sua apertura al pubblico la flora del bosco si è arricchita di nuove specie, ma alcune piante attualmente presenti sono quelle originarie. Le palme delle Canarie che si trovano in questa zona furono infatti introdotte ai tempi dei Savoia.
Il Giardino Anglo-Cinese è costituito dal giardino inglese con specie esotiche rare e composizioni armoniose.
Completamente diverse sono invece le geometrie del Giardino Tardo Barocco: cinque viali conducono in una folta vegetazione di lecci, aceri e altri alberi ad alto fusto.
Infine il Giardino Paesaggio Pastorale presenta un aspetto più rustico rispetto al resto del parco. Originariamnete in questa zona era presente il Chiuso della Fagianeria destinato all’allevamento di fagiani, dal 1835 è invece costituito da colline e praterie.
L’attuale disposizione di alberi, piante e viali, fu dettata dal tedesco Friedrich Dehnhardt, il primo direttore di Capodimonte. La sua gestione del bosco durò ben quarant’anni, oggi a ricordarlo vi è una statua nascosta tra gli alberi presso Porta Grande.
Così scrive Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte:
“Le piante sono per il giardino come le cellule di un organismo vivente, che continua a crescere a trasformarsi, tanto che un luogo muta continuamente d’aspetto, anche da un giorno all’altro. Ma essendo il giardino concepito secondo un progetto, se lasciato a se stesso, la materia vegetale comincia a procedere per proprio conto e se non si esercita da parte di chi gli è preposto un controllo continuo, sfocia nella confusione, nel degrado.”
Oggi il bosco è un bene culturale, protetto dall’Unesco e ancora in continua evoluzione. Continue opere di manutenzione consentono preservare la naturale bellezza di un luogo che non sfiorisce mai.
Laura d’Avossa
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