L’antico mestiere del trova sigari è una storia di sacrifici e umiltù, di quella disperata genialità dei tanti uomini del popolo costretti ad inventarsi un mestiere pur di riuscire a mangiare qualcosa.
Si aggirava per le strade di notte, quando la città dormiva e strisciava di quel vasto sottobosco di personaggi insoliti e notturni. Sbucava all’improvviso e vagava per i vicoletti della città con occhi bassi e fissi al suolo. Era accompagnato da una piccola lanterna, legata ad un cordino, ed un bastone appuntito. Ispezionava con cura tutti i marciapiedi della città.
Il trova sigari, una figura disperata che si aggira nell’ombra
Di primo impatto appariva come una figura sinistra ed inquietante. Spesso, infatti, veniva scambiato per un malintenzionato pronto a cogliere la prima occasione utile per aggredire gli avventori notturni. In realtà, non era null’altro che un poveruomo intento a svolgere con dedizione il proprio mestiere, nella speranza di raccattare gli ultimi mozziconi di tabacco, da poter rivendere e guadagnare quelle poche monetine necessarie a tirare avanti in una misera vita.
Erano espertissimi delle zone in cui la caccia era migliore: dalla zona del porto alla Villa di Chiaia, immancabile una ricerca nei pressi dei caffè più in voga della città e delle strade più frequentate. Una delle zone preferite dai trova sigari, però, era certamente quella adiacente al teatro San Carlo. Il motivo è presto detto: i fumatori che dovevano assistere ad uno spettacolo, infatti, si sbarazzavano sempre dei sigari prima del loro ingresso. Il passaggio in queste zone più ricche, non a caso, nei giorni più fortunati, assicurava loro mozziconi di qualità, provenienti direttamente dall’Avana!
Come ci racconta Francesco de Bourcard nel suo libro “Usi e costumi di Napoli”, il trova sigari “presceglie quello che gli sembra il più generoso tra i fumatori, gli cammina dappresso, a rispettosa distanza, e se ha il viso duro, il che non è raro, gli chiede il sigaro benché bruciato men della metà; se poi è moderato cammina sempre, ed aspetta”.
Una volta conclusa la caccia, i sigari raccolti venivano esposti e venduti ai fumatori più incalliti, i quali ne sbriciolavano il restante tabacco all’interno della loro pipa o li fumavano così com’erano.
-Cristina Bianco
Biografia: Usi e costumi di Napoli, Francesco de Bourcard – Longanesi & C. (1977)
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