Print Friendly, PDF & Email

Un tempo era il vanto di Carlo di Borbone: un giardino meraviglioso davanti alla spiaggia, dove . La Villa Comunale di Napoli era soprannominata “la delizia del re” non per caso.

Anche se oggi sembra malconcia, fra cantieri della metropolitana, giardini un po’ selvaggi

Parliamo infatti di circa 110.000 metri quadri di giardino e più di un chilometro di passeggiata alberata in mezzo a viali che, un tempo, erano contornati da fiori, alberi rigogliosi e . Uno scenario che incantava tutti gli artisti.

Villa Comunale
La Villa Comunale, sullo sfondo la Cassa Armonica di Alvino in ristrutturazione

La Villa Comunale fra Madrid e Parigi

All’epoca della costruzione della Villa Comunale – tra il 1778 e il 1780- Ferdinando IV chiese espressamente di costruire una passeggiata scenica degna di una capitale europea. E Carlo Vanvitelli, figlio d’arte, lo accontentò con un progetto quasi megalomane: il giardino fu soprannominato “Le Tuglierie” proprio perché si ispirava alle Tuileries di Parigi.
Il re gli diede carta bianca, letteralmente: non badò a spese e non usò mezze misure per realizzare il giardino esattamente come lo aveva in mente: nel XVIII secolo Chiaia era poco più di un villaggio di pescatori con alcuni palazzi nobiliari.

Per costruire la villa furono abbattute due chiesette, l’edificio della Dogana, innumerevoli catapecchie di pescatori, che furono mandati via con auguri di buona salute, ed espropriato parte del giardino di villa Sirignano, che cominciava nel luogo in cui sorge l’omonimo Rione.
Al posto dell’attuale Villa Comunale c’era inizialmente una piccola strada costruita nel 1697 dal Viceré di Medinacoeli, arricchita con 13 fontane e alberi di contorno. Poca cosa rispetto ai progetti di Ferdinando, che però arrivavano fino al punto dove c’è oggi la statua di Giambattista Vico. Ci furono poi numerose ristrutturazioni prima volute da Giuseppe Bonaparte e poi da Ferdinando II, che diede il compito a Stefano Gasse, il suo architetto di fiducia, di estendere ulteriormente la passeggiata.

Villa Reale, Saverio Della Gatta
Saverio Della Gatta, Villa Reale

Poveri? No, grazie

La Villa Reale non era un giardino per tutti. Era sorvegliata da guardie borboniche giorno e notte ed era categoricamente vietato l’ingresso a poveri e non nobili. Il giardino, decorato dai più esperti botanici del Regno di Napoli, era un vero e proprio red carpet napoletano, in cui i nobili passavano i loro pomeriggi chiacchierando in una oasi dorata. L’unico momento in cui era permesso ai popolani di camminare nella Villa Reale era in occasione della festa di Piedigrotta e quando c’erano particolari celebrazioni religiose a Napoli.
Era considerato un onore immenso poter entrare nel “giardino dei nobili”. Già con Ferdinando II ci fu un’apertura della villa, che diventò fruibile anche per i non appartenenti alla nobiltà napoletana, ma solo in determinate giornate.

L’apertura della villa al popolo arrivò solo dopo l’Unità d’Italia, quando fu chiamata “Villa Nazionale” e diventò il luogo di ritrovo della borghesia napoletana.

Villa Comunale
La villa Comunale nel 1890: si vede bene il lungomare appena costruito ed il galoppatoio costruito da Ferdinando II

Un centro di cultura

Il mondo andò avanti in fretta e l’ideale di “giardino dei nobili”, piano piano, andò ad accantonarsi sempre di più. Dopo l’Unità d’Italia la nuova Villa Nazionale (che poi divnetò finalmente Villa Comunale pochi anni dopo) ospitò tantissimi cambiamenti: dalla costruzione della bellissima Cassa Armonica di Enrico Alvino alla costruzione del viale delle statue, con i busti di tutti i napoletani illustri che furono aggiunti di anno in anno fino al 1936. L’ultimo fu quello di Francesco Del Giudice, l’illustre direttore dei primi pompieri d’Italia.

Nel 1878 sorse poi la Stazione Zoologica per volontà dello scienziato tedesco Anton Dohrn, che diventò presto una delle più autorevoli stazioni scientifiche d’Italia dove hanno lavorato ben 19 premi nobel. Non dimentichiamo anche l’acquario annesso alla stazione, che è il più antico d’Europa ancora oggi attivo.

Anche la Casina Pompeiana fu costruita sul finire dell’800 ed era la sede della Società di Belle Arti, mentre oggi è una sede di convegni.

Una sorte sfortunatissima ebbe invece il Circolo della Stampa, fondato dalla volontà di Ferdinando Russo, Edoardo Scarfoglio, Salvatore Di Giacomo e di tutta la Napoli che oggi è ridotto a un rudere.

Statue villa Comunale
Le statue che decorano la Villa Comunale: alcune sono state recuperate da Pozzuoli e facevano parte dell’ingresso di Ferdinando IV che fu demolito anni dopo

La Villa Comunale oggi

Dopo la II Guerra Mondiale, la Villa diventò un luogo pericolosissimo, fra prostituzione e

Una cosa è rimasta uguale in tutti questi secoli: alcuni alberi della Villa Comunale furono piantati dal giardiniere Felice Abate ed oggi sono plurisecolari: videro i cavalli di Ferdinando IV, le passeggiate di Garibaldi e l’accampamento degli Americani. Ed oggi, sempre loro, vedono ogni sera il traffico che si forma davanti al Lungomare. Un motivo in più per amare e curare i gli unici testimoni ancora in vita che conoscono tutta la nostra Storia.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
Vittorio Gleijeses, Guida di Napoli, Edizioni del Giglio, Napoli, 1979
Achille della Ragione, Napoletanità: Arte, miti e riti a Napoli, Volume II
http://www.bibliotecauniversitarianapoli.beniculturali.it/index.php?it/453/villa-comunale

Diventa un sostenitore!

Storie di Napoli è il più grande ed autorevole sito web di promozione della regione Campania. È gestito in totale autonomia da giovani professionisti del territorio: contribuisci anche tu alla crescita del progetto. Per te, con un piccolo contributo, ci saranno numerosissimi vantaggi: tessera di Storie Campane, libri e magazine gratis e inviti ad eventi esclusivi!