Ancora oggi, nel linguaggio comune, è rimasto il modo di dire “Qui succede Casamicciola” o “faccio una Casamicciola” per indicare una reazione spropositata o un fatto disastroso. Ci si riferisce al terremoto di Casamicciola del 28 lutlio 1883, uno dei momenti più drammatici della storia dell’Isola: fu infatti un disastro che rese inagibili l’80% degli edifici, uccidendo in soli 15 secondi il 30% degli abitanti dell’isola.
Fu un evento talmente drammatico e grave che portò sull’isola i maggiori studiosi del mondo, fra cui il giovanissimo professore milanese Giuseppe Mercalli, l’uomo che inventò la famosa scala di valutazione dei danni di un terremoto. Nel caso di Ischia, era al 10° grado, a due passi dall’apocalisse.
Un’apocalisse estiva
Con divina crudeltà, la terra decise di tremare nel pieno di una fresca notte d’estate ischitana. Erano le ore 21.30 di una sera del 28 luglio 1883. Non esisteva ancora il turismo di massa come l’abbiamo conosciuto negli ultimi 50 anni, ma le isole napoletane esercitavano comunque un grande fascino, con i loro panorami incontaminati, ed erano meta di vacanza di tantissimi borghesi e nobili italiani e stranieri, grazie anche alle proprietà curative delle terme isolane. Il terremoto fu infatti soprannominato malignamente “il terremoto dei ricchi” perché l’isola in quei giorni ospitava più di 1500 turisti, in buona parte persone facoltose e altolocate.
Nei giorni passati arrivarono due scosse di avvertimento, che furono archiviate dalle autorità come eventi casuali. Giuseppe Mercalli sottolineò la totale irresponsabilità della politica e della popolazione nel non aver indagato ulteriormente.
La scossa di terremoto durò soli 15 secondi. I romani avrebbero detto che si trattava dell’ennesimo movimento di Tifeo sotto l’isola, gli scienziati lo addebitarono al dormiente Monte Epomeo, che un tempo era la bocca di un vulcano. Quel che è certo è che la scossa fu tanto improvvisa, inaspettata e violenta, che arrivò come uno schiaffo che scosse l’intera isola. E nessuno vide niente, nemmeno dal mare, perché si alzò una nube di polvere talmente alta da “sembrare una immensa tempesta di sabbia che non si riconosceva nessuno sulla nave“, come testimoniò un piroscafo nelle vicinanze che, proprio ironicamente, si chiamava Tifeo. Fu proprio questa nave a correre verso Napoli per annunciare la tragedia e chiedere soccorsi.
Fra i tanti in vacanza sull’Isola c’era anche un giovanissimo Benedetto Croce, che aveva appena 17 anni e che perse tutta la famiglia davanti ai suoi occhi.
Ricordo che si era finito di pranzare, e stavamo raccolti tutti in una stanza che dava sulla terrazza: mio padre scriveva una lettera, io leggevo di fronte a lui, mia madre e mia sorella discorrevano in un angolo l’una accanto all’altra, quando un rombo si udì cupo e prolungato, e nell’attimo stesso l’edifizio si sgretolò su di noi. Vidi in un baleno mio padre levarsi in piedi e mia sorella gettarsi nelle braccia di mia madre; io istintivamente sbalzai sulla terrazza, che mi si aprì sotto i piedi, e perdetti ogni coscienza. […] Mio padre, mia madre e mia sorella, furono rinvenuti solo nei giorni seguenti, morti sotto le macerie: mia sorella e mia madre abbracciate.Io m’ero rotto il braccio destro nel gomito, e fratturato in più punti il femore destro; ma risentivo poco o nessuna sofferenza, anzi come una certa consolazione di avere, in quel disastro, anche io ricevuto qualche danno: provavo come un rimorso di essermi salvato solo tra i miei, e l’idea di restare storpio o altrimenti offeso mi riusciva indifferente“.
Benedetto Croce racconta il terremoto di Casamicciola
Il caos dei soccorsi
L’Isola d’Ischia non era minimamente attrezzata per un evento di tale portata, anche se non erano nuovi i terremoti sull’isola: proprio nel 1881 c’era stato un primo preavviso, con 300 morti e tantissimi danni. Il Terremoto di Casamicciola, con le sue 2313 vittime e circa 6000 feriti, però, fu imprevedibile nella sua portata apocalittica. Rimase ironicamente solo una casa illesa nella cittadina.
Durante e dopo il terremoto di Casamicciola molti scapparono impazziti verso le campagne ischitane, nell’entroterra, mentre altri si gettarono in mare e rimasero in acqua per ore. Ci sono episodi di persone che si lanciarono giù dai balconi, altri dalle finestre di casa e, con gli arti fratturati, si trascinarono in anfratti sotto le macerie o spiagge. Fu difficilissimo per i soccorsi riuscire a rintracciare tutte le persone che, per giorni, rimasero nascoste nelle campagne, senza cibo e senza acqua.
Il 31 luglio, dopo due giorni di scavi fra le macerie, fu assunta una decisione drammatica dal ministro dei Lavori Pubblici Francesco Genala: interrompere gli scavi di soccorso a causa delle esalazioni dei corpi putrefatti che potevano causare l’inizio da una epidemia. Non si sa quindi quante persone siano rimaste sepolte vive sotto le macerie: l’inviato della Gazzetta Piemontese dell’epoca raccontò sul giornale che “lungo le strade si sentiono urla e voci lamentose provenire sotto ogni pietra“.
I cadaveri insepolti, rimasti sotto al sole estivo di luglio, furono ammassati lungo le strade e dilaniati dagli animali, poi furono gettati in una fossa e cosparsi di calce per evitare altri guai.
Si racconta che, il 1 agosto 1883, l’isola rimase quasi completamente disabitata. Furono necessari più di 20 anni per ricostruire le case e far ripartire l’economia dell’isola.
Una gara di solidarietà
L’ondata di commozione che sollevò il terremoto di Casamicciola fu profonda in tutta Italia, che rimaneva col fiato sospeso leggendo notizie e cronache scritte quasi a cadenza quotidiana dagli inviati tutti i quotidiani nazionali e internazionali: la super-copertura mediatica, che oggi è ordinaria per ogni evento tragico, fu probabilmente una delle ragioni principali per cui il terremoto di Casamicciola del 1883 entrò nell’immaginario collettivo. Furono organizzate raccolte fondi in tutta Italia, molti artisti si esibirono a Napoli, Firenze, Roma e Milano donando l’intero incasso degli spettacoli in beneficenza, Matteo Schilizzi donò una grande cifra ed acquistò in prima persona mezzi e viveri per i terremotati: in totale furono raccolti 6 milioni di lire che, convertiti in euro, equivalgono a circa 27 milioni di euro moderni.
Anche Re Umberto I, che si trovava a Monza, annullò ogni impegno per andare a visionare di persona i fatti di Ischia. Si recò sull’isola pochi giorni dopo, cercando di confortare e parlare in prima persona con i feriti ammassati in mezzo alla strada o in tende militari, dato che l’isola era completamente inagibile.
Il re lasciò 150.000 lire di propria tasca per acquistare beni di prima necessità ai bisognosi, equivalenti a circa 677mila euro. Per questo gesto, si decise che il primo nuovo nato a Casamicciola si sarebbe chiamato “Umberto Liberatore”.
D’altro canto, il re Umberto, non aveva idea che sarebbe tornato in Campania pochi mesi dopo il terremoto di Casamicciola per assistere ad un’altra storia drammatica di fine secolo: il colera del 1884.
Il terremoto di Casamicciola non fu il primo e nemmeno l’ultimo
La storia geologica dell’Isola d’Ischia è molto complessa. Gli studi di geologia sull’isola, che cominciarono con l’installazione dello Osservatorio a Casamicciola dopo il 1883, rilevò che l’isola aveva caratteristiche anomale, partendo già dal Monte Epomeo: è assai strano che un’isola di circa 40 chilometri quadrati abbia una montagna alta quasi 800 metri. Lo stesso tufo verde dell’Isola è figlio di una complessa e lunghissima attività vulcanica, così come l’enorme quantità di fonti termali indica che sotto l’Isola Verde ribolle ancora un cuore caldissimo.
Lo stesso Porto di Ischia è in un lago naturale che, presumibilmente, un tempo era un cratere.
I terremoti, inoltre, nella loro lunga storia che parte dalla prima rilevazione ufficiale nel 1557, avevano quasi sempre come epicentro Casamicciola. Nel XIX secolo ci fu poi una serie di movimenti tellurici notevolissima: si registrarono terremoti nel 1827, 1828, 1841, 1863, 1880, 1881 e, infine, nel 1883. Gli ultimi due furono di un’intensità drammatica. E, proprio in tempi più recenti, nel 2017, Casamicciola ha vissuto l’ennesima scossa.
Ed oggi, fra bagnanti e memorie dolorose, Ischia rimane un’isola che galleggia fra l’apocalisse e il paradiso.
-Federico Quagliuolo
La storia è dedicata a Patrizia Montenovi per la sua generosa donazione. Sostieni anche tu Storie di Napoli, ci aiuterai a rimanere indipendenti!
Riferimenti:
Giuseppe Mercalli, L’isola d’Ischia e il terremoto del 28 luglio 1883
https://ingvterremoti.com/2018/07/27/i-terremoti-nella-storia-28-luglio-1883-la-catastrofe-di-casamicciola-sullisola-dischia/
https://www.agi.it/cronaca/terremoto_casamicciola_1883_ischia-2079163/news/2017-08-22/