Via San Sebastiano, prima di diventare la “strada della musica” di Napoli, era un gigantesco giardino pensile e faceva parte, appunto, del Monastero di San Sebastiano.
Proprio così. Era gestito dai Frati Cappuccini e si estendeva fino alla relativamente lontana Via Costantinopoli. Come tanti giganteschi complessi religiosi nel centro di Napoli, fu poi lentamente rimpicciolito nei secoli e sostituito dagli enormi edifici che ancora adesso rendono la strada larga poco più di 4 metri.
Un monastero antichissimo
Fino a ottant’anni fa Via San Sebastiano era collegata direttamente con Piazza Dante. Che comodità!
Fino al 1940, infatti, c’era qui l’ultimo rudere di un immenso monastero cadente, intitolato ai santi Sebastiano e Teodoro, i quali hanno dato anche il nome alla strada. Si dice che addirittura questo monastero fosse stato istituito direttamente dall’imperatore Costantino, stando ad una epigrafe ancora presente nella chiesa. La prima fonte documentata è però stata rinvenuta da Capasso e stabilisce più o meno intorno al VI secolo la presenza della struttura.
La storia di questa struttura, però, è tutt’altro che felice: trecento anni fa il monastero era già fatiscente ed abbandonato, ma ancora abitato da monache, che rimasero fino al 1807. Dopo l’arrivo di Giuseppe Bonaparte, fu portata avanti una politica fortemente anticlericale, sul modello francese, espropriando moltissimi edifici di culto.
Il colpo finale era però già arrivato per mano dei Borbone e di Luigi Vanvitelli: durante la costruzione dell’odierno convitto Vittorio Emanuele furono inglobate diverse sezioni dell’antico monastero, che hanno dato modo ad alcuni punti della struttura di rimanere intatti e preservati: il chiostro, il più antico della città, è rimasto intatto e ancora oggi è teatro di concerti all’aperto, mentre quel che rimaneva della al di fuori del Convitto sarà poi eliminato negli anni seguenti, finché, negli anni ’40 del ‘900, crollò la cupola della chiesa.
Vico Carceri San Felice: un nome sbagliato
Negli anni ’50, in piena ricostruzione, furono eliminate le macerie del crollo e fu anche interrotto l’antichissimo collegamento con Piazza Dante, Vico Carceri S.Felice, oggi diventato un piccolo vicoletto monco. Si tratta di un nome scorretto: dovrebbe essere intitolato infatti a Ferdinando “Sanfelice” e non a un santo di nome Felice. Le case di questa strada furono costruite intorno al 1719 dal leggendario architetto napoletano e il figlio le destinò ad uso carcere femminile per i reati minori.
Via San Sebastiano oggi
Questa via è stata calpestata dagli allora giovanissimi Pino Daniele, James Senese, Bennato, senza dimenticare i due Murolo, Carosone, Scarlatti, Rossini, Pergolesi, Cimarosa ed infiniti altri illustrissimi nomi.
Grazie alla presenza del Conservatorio, infatti, in questa strada sono presenti le botteghe degli antichi maestri liutai, che, col passare dei secoli, si sono trasformate nei moderni negozi di strumenti musicali.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Romualdo Marrone, Le strade di Napoli
https://www.liceovittorioemanuelegaribaldi.edu.it/san-sebastiano/
http://www.palazzidinapoli.it/quartieri/san-giuseppe/via-san-sebastiano/ex-monastero-san-sebastiano/
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