Francesco Saverio Fava fu un illustre diplomatico italiano, il primo a mettere piede negli Stati Uniti in rappresentanza del neonato Stato italiano, ma che vide l’inizio della sua lunga carriera già nel Regno delle Due Sicilie.
Nato da una famiglia molto antica, che ha come capostipite della propria nobiltà Giulio Cesare Fava, nominato Miles Auratus dall’Imperatore Carlo V nel 1541, il barone Francesco Saverio Fava fu un brillante diplomatico che servì sia il Regno delle Due Sicilie che il Regno d’Italia, con impegno e devozione, riuscendo a nobilitare l’immagine dell’Italia all’estero.
Le origini e gli studi
Nacque a Salerno, il 6 luglio 1832, da Nicoletta Profitti e Francesco Fava, durante il regno di Ferdinando II di Borbone. Lo zio Anselmo, decano dell’Abbazia di Cava dei Tirreni, convinse il fratello ad affidargli il giovane Francesco Saverio, di modo che possa introdursi agli studi in tranquillità, senza dover essere soggetto ai frequenti spostamenti del padre a causa dei suoi incarichi da funzionario dell’amministrazione del Regno.
Nell’Abbazia ricevette una approfondita formazione classica e fu estremamente dedito allo studio, al punto da diventare miope molto presto. Terminati gli studi presso lo zio, decise di intraprendere lo studio della giurisprudenza, presso l’Università di Napoli, seguendo le orme di altri suoi antenati che fin dal secolo precedente avevano intrapreso questo percorso.
L’ingresso nel mondo della diplomazia
Ancora una volta, Francesco Saverio si dimostrò un eccellente studente, laureandosi con largo anticipo. Un fatto così sorprendente gli fece guadagnare l’esenzione dai servizi militari su regia concessione. Trovò presto impiego presso il Ministero delle Finanze, dove fu promosso in breve tempo con un ruolo dirigenziale nella gestione dei monopoli di Stato.
Il 15 luglio 1851 vinse il concorso statale per “alunno diplomatico del Ministero degli Affari Esteri“, ma risultò in eccesso rispetto al numero previsto di candidati ammessi. Verrà nominato il successivo 3 dicembre alunno consolare per rescritto reale. Trascorse i primi due anni come apprendista, dopodichè, dal 1853 al 1860 ebbe ben otto incarichi diversi ad arricchire il suo curriculum vitae e la sua esperienza diplomatica.
Il suo primo vero incarico diplomatico fu come vice-console ad Algeri, per poi essere assegnato a Genova, facente parte del Regno di Sardegna, con cui ebbe un primo contatto. Nel 1857 si spostò, con lo stesso incarico, a Trieste, all’epoca facente parte dell’Austria-Ungheria. Grazie a questo incarico, ebbe occasione di frequentare la corte imperiale di Vienna e proprio in questo periodo conobbe e sposò Natalia Guastalla.
Tra il 1858 ed il 1859 lavorò a Marsiglia ed a Malta. In quest’ultima, fu promosso Console di seconda classe ed in quel periodo entrò in contatto con la regina Vittoria.
Diplomatico fra due regni
Nel 1860, con un Regno delle Due Sicilie che viveva i suoi ultimi mesi, Francesco Saverio entrò a far parte della “legazione napoletana a Torino“. Fece richiesta, approvata, di entrare a far parte della legazione di Monaco per il Regno, ma non portò a compimento l’incarico per via del cambio di scenario politico Nazionale.
Durante il periodo di dittatura di Garibaldi, gli incarichi amministrativi borbonici furono revocati, sorte che colpì direttamente Francesco Saverio e suo padre.
Tuttavia, il 30 maggio 1862, su decreto di Vittorio Emanuele II, fu reintegrato nell’ambito della diplomazia, in occasione dell’adeguamento dei precedenti sistemi amministrativi del Regno delle Due Sicilie a quelli del nuovo Regno d’Italia.
Il 6 agosto 1862, venne assegnato come reggente a Berna, in Svizzera. Grazie al suo buon lavoro, ottenne, l’anno seguente, la nomina di Cavaliere dell’ordine dei santi Maurizio e Lazzaro.
Gli incarichi in Europa
Dal 1864 al 1867, lavorò presso l’Aja, in Olanda e fu anche nominato rappresentante dell’Italia nelle trattative di Londra del 1867. Sempre in Olanda, ricevette la decorazione del Leone Nederandese, normalmente non concessa a stranieri. Nel 1868 lavorò presso Istanbul. Quello stesso anno, ebbe uno degli incarichi più importanti della sua carriera: divenne Console Generale in Romania.
Francesco Saverio si trovò proiettato in uno scenario politicamente molto caotico e attenzionato da più Stati europei, succedendo a tre predecessori, rispetto ai quali partì con l’incarico di “agente politico“. Mentre presentava dettagliati rapporti circa l’evoluzione della situazione in cui Bucarest si stava distaccando dal Sultanato di cui faceva parte, ponendo in particolare attenzione alle sorti della comunità ebraica locale, venne insignito dell’ Ordine Imperiale della Osmanie dal sultano Abdulaziz I. Fu molto apprezzato, nonchè convocato numerose volte, anche dal sovrano di Romania Carlo Hoenzollern.
Nel 1878, gli fu conferito il ruolo di Inviato speciale e Ministro plenipotenziario presso il Principe di Romania, che ricoprì con dedizione ed entusiasmo fino all’anno successivo, in cui ebbe a che fare con una nuovo, importante mandato da diplomatico in Brasile.
Gli incarichi in America
Nel 1879, il ministro plenipotenziario Fava fu incaricato di recarsi in Brasile. La sua destinazione originaria doveva essere, infatti, Rio de Janeiro, tuttavia fece presente al Ministero degli affari esteri la delicatezza della situazione circa un suo incarico lì: infatti l’Imperatrice del Brasile era una Borbone di Napoli.
Alla luce di ciò, gli fu presto assegnata una nuova destinazione in cui esercitare il suo incarico: Buenos Aires, Argentina. Vi rimase fino al 1881, con il ruolo di ministro plenipotenziario di seconda classe. A causa di alcuni problemi di salute che cominciavano ad accentuarsi, fece presente al Ministro degli esteri la sua situazione, venendo finalmente accontentato con un trasferimento.
Il suo nuovo incarico fu Washington, capitale politica degli Stati Uniti d’America, dove ricoprì il ruolo di Decano del corpo diplomatico. Nel 1888 fu anche iniziato alla Massoneria, a New York.
Rimase negli U.S.A. per diversi anni, vivendo direttamente il difficile rapporto tra le autorità statunitensi e l’abbondante quantità di italiani trasferitisi oltreoceano.
A causa di una disputa legale al seguito di una sparatoria nel porto di New Orleans tra due clan di italiani, Fava si trovò dinanzi ad una complessa situazione diplomatica, inasprita dall’opinione pubblica e dalle autorità locali che si voltarono dall’altra parte quando undici italiani finiti in prigione per quelle gravi accuse furono linciati dalla folla.
Il diplomatico si recò a protestare in modo deciso presso il segretario di Stato e poi con lo stesso Presidente degli Stati Uniti affinchè la comunità italiana residente nel luogo del misfatto fosse protetta da ulteriore violenza e che i colpevoli di quegli undici omicidi in carcere fossero assicurati alla giustizia. Al seguito di risposte insoddisfacenti e scostanti da parte delle autorità degli U.S.A. e dei puntuali rapporti sulla situazione inoltrati da Fava, il Presidente del consiglio del Regno d’Italia decise di richiamarlo in patria.
Solo nel 1891 il presidente Harrison, in un discorso pubblico, specificò di voler riallacciare i rapporti con il Regno d’Italia e che quegli omicidi meritavano giustizia. Le famiglie delle vittime ricevettero un indennizzo stanziato appositamente su volontà del Presidente.
In quel periodo, Fava ebbe anche la prontezza e l’intuito necessari a bloccare dei traffici illeciti di reperti storici dall’Italia agli U.S.A.
Il 1893, il Ministro plenipotenziario Fava fu promosso al ruolo di Ambasciatore ufficiale del Regno d’Italia, diventando il primo ambasciatore italiano su suolo statunitense. Poco dopo, l’Ambasciatore ottenne l’edificazione di un istituto per gli emigranti italiani, di modo da offrire loro la corretta accoglienza, presso Ellis Island.
L’istituto rimase attivo fino al 1900, anno in cui il servizio offerto fu abolito e il controllo diretto degli emigranti italiani fu accentrato nuovamente nelle mani delle autorità locali.
Rientro in patria
Nel 1901, Fava fu congedato dal suo ruolo, svolto con grande dedizione, lealtà verso lo Stato e precisione, che lo hanno contraddistinto per tutta la sua illustre carriera. Quello stesso anno ricevette il titolo di Conte da Vittorio Emanuele III, che lo nominò anche Senatore del Regno d’Italia.
Fu nominato Ambasciatore onorario nel 1910, a Roma, in cui morì il 2 ottobre 1913.
-Leonardo Quagliuolo
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Per approfondire:
“Il Barone persistente” di Alberto Fava
“Stati Uniti e Italia nel nuovo scenario internazionale 1898-1918“
Senato della Repubblica, sezione storica
Theodore Roosevelt Center – Lettere dal Barone F. S. Fava