“Sebbene restasse ferito, piuttosto gravemente ad un fianco, continuava ad incitare i suoi soldati a strappare al nemico tutta intera la posizione“, così si ricorda Giacinto Vicinanza, eroe della Grande Guerra proveniente da Salerno.
La terra campana non è nuova ad uomini ed a soldati che si sono distinti per meriti civili e militari, come Salvo d’Acquisto.
La vita di Giacinto Vicinanza
Nato a Salerno il 5 ottobre 1882 da una famiglia di professionisti, Stanislao e Alessandrina Barbaro, conseguì a Napoli la licenza da fisico matematico nel 1903 e l’anno seguente si arruolò nell’esercito.
Nel 1905 superò gli esami per diventare ufficiale e dopo aver ottenuto numerosi riscontri positivi da parte dell’Arma, nel 1908 fu promosso tenente ed inviato in Somalia.
Giacinto Vicinanza, il militare di professione
Già ufficiale durante la la campagna d’Africa nel 1910 e 1912, dove si distinse per meriti ed essendo insignito di premi come le medaglie di bronzo e d’argento al Valore Militare, Giacinto Vicinanza tornò in Italia.
In Patria, come capitano, venne gli venne affidato il Comando della V Compagnia del 47° Reggimento Ferrara.
La sua vita militare, in questo caso definirla “carriera” sarebbe riduttivo, ebbe un epilogo degno di un romanzo d’autore.
La battaglia di San Martino
Durante la Grande Guerra infatti, la V e la VI Compagnia furono inviate a San Martino del Carso, luogo in cui vi era una massiccia presenza austriaca che controllava una trincea strategica.
Giuseppe Ungaretti, nella sua prima raccolta di poesie “Il porto sepolto“, scrisse una lirica proprio intitolata “San Martino del Carso“, raccontando la cruenza della battaglia che si tenne in quel luogo:
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non m’è rimasto
neppure tanto
Ma nel mio cuore
nessuna croce manca
E’ il mio cuore
il paese più straziato
“Brandelli“, “strazio“, ferocia, sono queste le parole che meglio possono raccontare un conflitto armato e così crudo e violento come quello che il capitano Giacinto Vicinanza si trovò a condurre. E nel quale, come un eroe omerico, si trovò di fronte alla propria fine.
Nonostante le raffiche dei colpi nemici il riuscì a conquistare il punto strategico, la trincea austriaca, alla quale venne dato il suo nome.
Dal diario di un suo soldato infatti, è possibile apprendere che:
Il 27 il 1° Battaglione ebbe il cambio da noi, e la mia Compagnia occupò un posto avanzato sul San Martino. Questo posto avanzato lo chiamavano “Vicinanza”, causa che a quel posto era morto un bravo Capitano, in un momento che incitava i suoi soldati all’assalto, e per una ricordanza del suo nome fu chiamato “Vicinanza”, così era il suo cognome
Morì incitando i suoi ad avanzare, dimostrando audacia e dedizione nei confronti della divisa e del suo Paese.
Per questi motivi il 22 luglio 1916 gli venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
Alla testa della sua compagnia, attaccava, con slancio ammirevole, una forte trincea nemica; conquistatala, sebbene restasse ferito, piuttosto gravemente ad un fianco, continuava ad incitare i suoi soldati a strappare al nemico tutta intera la posizione. Nel momento poi, in cui raggiungeva l’intento, cadeva nuovamente e mortalmente ferito, e, prima di spirare, dava disposizioni per evitare che il micidiale fuoco nemico, che colpiva sul fianco sinistro la sua compagnia, avesse i suoi terribili effetti. San Martino del Carso, 28 giugno 1916.
Ad oggi, a Salerno, scuole ed una via cittadina prendono il nome di Giacinto Vicinanza, eroe della Grande Guerra.
Fonti:
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