Ci fu un giorno del XX secolo in cui Napoli visse da capitale: era un lontano 8-10 luglio del 1994 quando si svolse il G7 a Napoli, l’assemblea annuale dei sette Grandi del mondo. In quell’occasione la città diventò il punto di ritrovo dei capi di Stato esteri, con onori che non riceveva da tanto, troppo tempo.
Furono tre giorni molto intensi, fra l’incredibile pedonalizzazione di Piazza del Plebiscito, che un tempo era un parcheggio, alla famosa foto di Bill Clinton che mangia una pizza a portafoglio al Centro Storico, esposta da Di Matteo come un trofeo.
Fu il tempo della riscoperta di Napoli, che finì sulla ribalta nazionale dopo anni di fango fra cronache ben poco lusinghiere. Si parlò infatti proprio in quest’occasione del “Rinascimento napoletano”.
Una riunione da primati
L’organizzazione del G7 a Napoli fu un evento del tutto inaspettato, una vera e propria sorpresa preparata dal Presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi: dopo il summit di Tokyo 1993, infatti, l’ex capo della Banca d’Italia nominò Napoli come prossima sede del meeting dei grandi del Mondo. La sua scelta spiazzò tutti: la politica immaginava infatti una più tranquilla Firenze (anche se, da buon livornese, Ciampi non l’avrebbe di certo messa al primo posto!) o l’eterna Roma. E invece fu scelta Napoli per riabilitare l’immagine della città.
Il mondo si stava preparando per entrare nel III Millennio e infatti i temi di discussione furono fortemente incentrati sulla politica economica mondiale, dai problemi dell’occupazione alla creazione di nuovi accordi per il disarmo nucleare.
Fu poi un punto fondamentale la discussione sulla transizione economica delle ex regioni del Patto di Varsavia, dalla Polonia alle ex province sovietiche che erano ormai diventate indipendenti dall’URSS.
L’Unione Sovietica era infatti collassata appena due anni prima e la Germania si era riunita dopo cinquant’anni dalla Guerra: proprio per questa ragione fu accolto con tutti gli onori Helmut Kohl, il fautore dell’unificazione tedesca, e per la prima volta fu ammessa la presenza di Boris Yeltsin, primo ministro della “nuova” Russia, in qualità di osservatore. La speranza era infatti quella di far avvicinare Mosca al blocco occidentale, in uno scenario inimmaginabile trent’anni prima.
A far da cicerone per gli ospiti internazionali fra le bellezze di Napoli non ci fu Ciampi, che dopo qualche anno sarebbe diventato Presidente della Repubblica, ma l’uomo che sarà protagonista di un intero ventennio politico: il milanese Silvio Berlusconi, alla sua prima apparizione internazionale da Presidente del Consiglio. La sua coalizione di destra aveva infatti vinto le elezioni del 1994, le prime senza Democrazia Cristiana.
I tempi più difficili per Napoli
Napoli e l’Italia stavano vivendo il momento politico più complesso della Storia recente: l’immagine della strage di Capaci era ancora fresca negli occhi del mondo intero. Nel frattempo, la magistratura portava avanti l’inchiesta “Mani Pulite” che scoperchiò il vaso di Pandora della politica nazionale. Nel suo microcosmo, invece, Napoli usciva dalle mani dei vari Cirino Pomicino, De Lorenzo, De Mita e dagli altri gestori dei centri del potere politico ed economico che si erano spartiti il territorio in modo non diverso dalla “Camorra Amministrativa” di cui parlava il commissario Saredo nel 1900.
Gli scandali si erano susseguiti negli ultimi anni e, agli occhi d’Italia, la città era l’emblema del colera del 1973, dei furti sui fondi della Cassa per il Mezzogiorno, della malapolitica degli anni ’80 che gestì i flussi di denaro del terremoto dell’Irpinia e, non ultimo, delle opere incompiute di Italia ’90, che finirono tutte sotto l’occhio della magistratura.
A far l’accoglienza c’era un sindaco sconosciuto ai più, Antonio Bassolino: era stato inviato dalla Sinistra per amministrare una città politicamente esplosiva e dall’immagine infangata, che solo gli scudetti del Napoli erano riusciti a ripulire.
Furono stanziati 50 miliardi di lire (calcolando l’inflazione, pari agli attuali 40 milioni di euro) per rifare il volto della città. Il sindaco li stanziò per garantire un’organizzazione perfetta del G7: fu la base della sua fortuna politica, che gli valsero 6 anni a Palazzo San Giacomo e 10 da presidente della Regione Campania.
Location da sogno per il G7 a Napoli
Rimasero a bocca asciutta tutti quelli che pensavano che Napoli avesse dimenticato il suo vestito di gala da capitale europea. Dallo scenario del Castel dell’Ovo ammirato dagli alberghi sul lungomare, arrivando alla Reggia di Caserta, che per l’occasione si riscoprì casa reale.
Qualcuno pensava che la sua trasformazione in quartier generale Alleato durante la guerra avesse compromesso l’austera bellezza della Reggia borbonica. E invece Caserta ricordò alla perfezione agli ospiti del XX secolo perché Ferdinando II, 150 anni prima, l’avesse scelta come residenza preferita per accogliere i più prestigiosi ospiti del Regno delle Due Sicilie.
Quanto materiale per giornalisti!
Non mancarono anche numerosi episodi che diedero parecchie soddisfazioni ai fotografi e agli operatori dell’informazione. Ancora oggi sono esposte come un santino le fotografie di Bill Clinton mentre mangia la pizza a portafoglio a Spaccanapoli. Il vulcanico presidente americano, costrinse addirittura il questore Francesco Malvano a mandare una foltissima scorta per seguirlo nei suoi soliti esercizi di jogging mattutino sul lungomare di Napoli, tutti immortalati dagli attenti fotografi delle agenzie giornalistiche.
Il primo ministro giapponese, Tomiichi Murayama, durante una cena sulle terrazze del Castel dell’Ovo si sentì male e fu ricoverato d’urgenza alla Clinica Mediterranea: i giornali dell’epoca addirittura parlarono di un infarto. Si scoprirà dopo che il premier settantenne soffriva sintomi di forte disidratazione che, dopo aver bevuto l’acqua italiana, portarono a problemi intestinali. Può infatti capitare che i giapponesi, abituati ad un’acqua molto povera di sali minerali, abbiano disturbi allo stomaco quando in occidente bevono le acque dure.
Al netto degli incidenti e degli eventi insoliti, quel che è certo è che Napoli fece un figurone dinanzi al mondo intero. Carlo Azeglio Ciampi ci aveva visto giusto e, con pieno merito, si guadagnò la cittadinanza onoraria di Napoli, che gli fu conferita nel 1995. Del resto, il rapporto d’amicizia fra il futuro Capo dello Stato e Napoli continuò fino alla sua morte: prima a Villa Rosebery e poi da privato cittadino, Ciampi tornò spesso a Napoli da turista. O meglio: da napoletano a pieno titolo.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Fotografie dell’archivio storico del Quirinale
Pietro Calamia, l’apertura politica del G7 alla Russia
New York Times, Summit in Naples: Japan’s premier hospitalized, 9/7/1994
La Repubblica, Murayama Ricoverato, 9/7/1994
L’Unità, Clinton conquista Napoli, 9/7/1994
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