Da Caudium a Montesarchio: la storia della seconda città più importante della provincia di Benevento comincia quasi tre millenni fa ed è ricca di episodi che hanno fatto la storia d’Italia.
Una terra baciata dalla natura
L’antica Caudium nacque in un luogo baciato dalla natura: ai piedi del monte Taburno, infatti, c’è un’ampia vallata molto fertile, ricca di fonti d’acqua e ripari naturali. Non è un caso, d’altronde, se questa città diede il nome alla famosissima battaglia delle Forche Caudine, forse la più grande umiliazione dell’esercito romano.
Non sappiamo con precisione dove si trovi l’antica città, ma siamo certi che era dalle parti dell’attuale Montesarchio: probabilmente fu rasa al suolo e poi ricostruita dai romani dopo la sconfitta dei Sanniti, che proprio in questo luogo vantavano il loro presidio più potente.
La ritroviamo poi ai tempi dell’Impero e del Medioevo come una delle città più ricche dell’entroterra Campano: si trovava infatti proprio in mezzo alla Via Appia, la regina di tutte le strade, che collegava Roma con le Puglie.
Lungo questa strada passarono imperatori, pellegrini, viandanti, santi e cavalieri nell’età di mezzo. E moltissimi si fermarono a Montesarchio, portando ricchezza, beni e culture straniere in città.
L’origine del nome Montesarchio
La città di Caudium, una volta sparita dai libri di Storia, fu sostituita da un insediamento diverso. Non sappiamo esattamente quando cambiò nome, ma la prima testimonianza certa si trova in un documento redatto due secoli dopo da un monaco della basilica di Santa Sofia a Benevento.
Dice: “Pandulfus filius eius occisus est a Mormannis ad Montem Sarchum VII die interate mense februario anno domini 1073” (il figlio di Pandolfo fu ucciso a Mormanno nei pressi di Montesarchio il 7 febbraio 1073)
Ci sono tre teorie sull’origine di “Sarchio“.
C’è chi dice che si riferisca al “Sarculum“, ovvero una selva, quindi identifica una montagna boscosa (come è effettivamente il Taburno): sarebbe strano perché i longobardi identificavano la selva con “Wald“, diventato poi “Galdo“. Altri invece pensano pensano che Sarchio sia una storpiatura di “Arcis“, ovvero la rocca che domina la montagna.
L’ultima tesi, più semplice, pensa al “sarculus“, che è uno strumento agricolo simile alla zappa che, presumibilmente, era usato sulla collina. Un po’ come la storia dell’origine del Rione Vomero.
Un’altra leggenda locale lega il nome della città ad Ercole (una storpiatura di Mons Herculis), che è anche il protettore della città: qui infatti avrebbe sconfitto il leone in una delle sue 12 fatiche.
L’unico leone che conosciamo con certezza, però, furono i Della Leonessa, i primi feudatari della città, che poi furono seguiti dai Carafa e dai D’Avalos.
lI castello rinnovato da un Senese
È praticamente lì da sempre, ancor prima che fosse costruito l’attuale castello.
Lo vedi da ogni parte della città: maestoso e rassicurante, quando ti trovi nella piazza principale, ed elegante e suggestivo quando sali sulla sommità del Monte Ciaurno, la collinetta sulla quale c’è la piccola torre e alle sue spalle il castello.
Sappiamo che già in epoca romana, quando la città era Caudium, qui c’era una piccola torre di avvistamento che poi fu completamente distrutta dai longobardi ai tempi del Ducato di Benevento.
Fu poi ricostruita in una forma simile a quella attuale: si trovano infatti numerosissime torri di guardia medievali fra il Sannio e l’Irpinia, testimoni del controllo capillare del territorio che fu poi il motivo della forza del popolo longobardo.
La forma attuale del castello, però, ha un tocco toscano: fu infatti chiamato in tarda epoca aragonese, sotto Alfonso II, lo scultore e architetto Francesco di Giorgio Martini, una delle menti più estrose e interessanti del XV secolo: era appassionato di quasi ogni disciplina tecnica: dall’incisione delle medaglie alla pittura, arrivando alla progettazione di infrastrutture ed edifici.
Sotto i Borbone diventò un carcere: qui infatti è ricordato pressoché ovunque Carlo Poerio, che passò ben 4 anni dietro le sbarre di Montesarchio, guardando l’incantevole panorama della torre riadattata dai Borbone a carcere.
Il Castello, però, più di ogni altra cosa rappresenta l’infinita eredità culturale di Montesarchio: proprio lì, infatti, c’è uno dei musei più importanti della Storia preromana: il Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino.
-Chiara Sarracino
Riferimenti:
Vittorio Gleijeses, La Regione Campania, Edizioni del Giglio, Napoli, 1976
Vincenzo Napolitano, Montesarchio: Da Caudium ai nostri giorni, Realtà Sannita Edizioni, Benevento, 1991
http://www.visitmontesarchio.it/wordpress/?page_id=21
http://www.latorredimontesarchio.it/il-castello/
https://it.scribd.com/doc/229648648/Caudium-Montesarchio
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