La città di Salerno non è esattamente famosa per i suoi laghi, avendo un porto e un mare che fanno invidia all’intera regione. E invece, sorprendentemente, alle spalle della città, si trova il lago di Brignano, uno specchio d’acqua circondato ancora da una natura che sembra quasi incontaminata, circondata da un panorama a dir poco incantevole sulla città.
Brignano è tagliata fuori dalle rotte turistiche della provincia perché, di fatto, è come se non esistesse: il lago è emerso durante gli scavi di una cava di estrazione dell’argilla e, dopo la chiusura della vicina fabbrica D’Agostino, è rimasto un luogo restituito alla natura, in attesa di una riqualificazione. Oggi è visitato solo dai conoscitori del territorio, curiosi e pescatori.
Un lago nato per caso
Il Lago di Brignano è giovanissimo, ha meno di un secolo di vita. Nacque infatti intorno alla metà del ‘900 per opera degli operai della fabbrica D’Agostino ceramiche.
Nella località chiamata “Brignano”, che è sulla collina a nord est di Salerno, esisteva infatti già una fabbrica di mattoni aperta sul finire dell’800 dal nonno di Matteo: era abbastanza rinomata e forniva i suoi materiali molto raffinati agli artisti della scuola di Posillipo e ai maestri di Vietri.
Fu il nipote del fondatore, Matteo D’Agostino, a cambiare completamente il destino di questa struttura industriale: volle infatti trasformarla in un centro di eccellenza nel mondo delle ceramiche.
Alla fine, con il collasso economico delle imprese meridionali dopo la II Guerra Mondiale, tentò una nuova avventura: sfruttando il potere commerciale del marchio “ceramica di Vietri”, decise di investire in una nuova impresa. La chiamò “Ernestine“, in onore di sua moglie, e rimase attiva fino al 2011 producendo prodotti di design che spopolarono in America negli anni ’50: basterà pensare che addirittura i Kennedy erano loro clienti.
Gli stabilimenti, però, furono completamente delocalizzati a Vietri dopo la morte di Matteo D’Agostino e l’azienda sul colle di Brignano rimase inattiva. Il laghetto, che si era formato artificialmente, fu quindi popolato in modo artificiale da pescatori, che portarono carpe e altri pesci per praticare pesca sportiva. Poi le condizioni del territorio, abbandonato a sé stesso, peggiorarono. E i sentieri d’ingresso rimasero poco agevoli.
La presenza di argilla sul colle di Brignano, del resto, non è un caso: proprio sotto i piedi di chi cammina dalle parti del laghetto, che ha un fortissimo odore di terra e un’umidità altissima, sta camminando sopra un corso d’acqua affluente del fiume Irno, che si trova molto vicino.
Il Lago di Brignano fra futuro e natura da restituire ai cittadini
Ci troviamo dinanzi a una situazione paradossale: il lago di Brignano è oggi un angolo di natura creato, paradossalmente, da un’operazione di devastazione dell’ambiente. Non è la prima volta che accade, ad esempio in Italia è molto famoso il lago rosso dell’Isola d’Elba.
Oggi, però, i ricordi del passato lasciano spazio solo alle piante che si sono riprese il territorio e ai progetti che dal 2004, anno dell’acquisizione della ex cava D’Agostino da parte del Comune, propongono la riqualificazione della zona.
L’ultima gara d’appalto si è chiusa nel 2020, per realizzare un avveniristico parco pubblico con tanto di lungolago, centro sportivo e campo da rugby. La realizzazione, però, è ancora lontana nel tempo. E a tutelare e diffondere la storia del Lago di Brignano ci pensa una pagina Facebook, popolata da tanti frequentatori che raccontano i propri ricordi legati al posto.
Insomma: fra montagne, colline e mare, Salerno ne ha per tutti i gusti. E, grazie al Lago di Brignano, potrebbe entrare in quella ristrettissima cerchia di città che possono vantare un lungomare e un lungolago nello stesso perimetro cittadino.
-Chiara Sarracino
Riferimenti:
D’agostino ceramiche (archivioceramica.com)
Salerno, costruzione Parco D’Agostino: in undici si contendono l’appalto – Cronaca – La Città di Salerno (lacittadisalerno.it)
(1) Ernestine | Facebook
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