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In napoletano l’arancia è chiamata purtuallo. Si tratta di una particolarità che distingue le lingue meridionali dal resto dell’Italia.

Le leggende e le storie intorno alle arance sono a dir poco infinite: dai poteri magici ed afrodisiaci attribuiti ai fiori d’arancio alle centomila proprietà benefiche della sua scorza, fino ad arrivare al succo d’arancia, consigliato in ogni dieta: ‘o purtuallo è un orgoglioso rappresentante delle fertilissime terre del Sud Italia.
Garibaldi ne andava pazzo ed infatti si racconta che, arrivato a Palermo nel 1860, ordinò ai suoi soldati di recarsi negli aranceti siciliani per fare incetta di agrumi.

Modi di dire in napoletano legati al purtuallo

Eppure, proprio nella lingua napoletana, le arance rosse di Palermo sono presenti solo nei modi di dire più crudeli e negativi:
dire che “so’ arrivate ‘e purtualle ‘e Palermo“, infatti, indica l’arrivo di voti cattivi nella pagella di scuola.
Ancora peggiore è il “Si ‘e corna fosseno purtualle, ‘a capa toja fosse Palermo!“, che si riferisce all’enorme produzione di arance siciliane che, ovviamente, arricchiva i mercati della capitale isolana.
E, infine, la famosissima esclamazione “simmo tutte purtualle“, detta dai gentiluomini quando si trovavano in presenza di cafoni che si vantavano delle proprie conoscenze altolocate.
Secondo la leggenda, infatti, da una nave proveniente da Palermo cadde giù una cassa di arance dinanzi allo scolo di una fogna. Le arance si trovarono quindi a galleggiare insieme agli escrementi che, felici di una compagnia così “nobile”, urlarono “Guagliù, simm’ tutte purtualle!”

Insomma, nonostante il delizioso sapore e la fratellanza fra Napoli e la Sicilia, la cultura popolare non ha mai riservato espressioni lusinghiere per le arance!

Arancia purtuallo arance

Le origini

Sull’origine della parola purtuallo, invece, la lingua napoletana dimostra tutta la sua internazionalità: sono tre le lingue che pretendono di aver “iniettato” questa parola nella cultura di Napoli.
La prima e più fantasiosa storia risale alla dominazione francese: i soldati, infatti, distribuivano periodicamente arance gratis alla popolazione, esclamando in Francese “pour toi!”. I napoletani, allora, accorrevano in massa a prendere “‘e purtuà”

La seconda teoria collega l’origine allo Stato del Portogallo, che vendeva le arance agli spagnoli che, a loro volta, le portavano a Napoli.

La terza è l’ipotesi più affascinante e forse anche la più credibile: la parola deriverebbe addirittura dal Grecoportokalia (…o portokalòs), che a sua volta potrebbe averlo importato dall’oriente o dall’Africa del nord. In arabo, infatti, arancia è burtuqal.

Questo spiegherebbe anche perché molte lingue orientali abbiano declinazioni di “purtuallo’” come nome proprio dell’agrume.

-Federico Quagliuolo

Un curioso confronto della parola “arancia” in tutte le parlate italiane: https://www.dialettando.com/dizionario/detail.lasso?id=877

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